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L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Daniela Raimondi  “La casa sull’argine”   -Editrice Nord-    euro 18,00

Per chi di voi adora le saghe, questa è superlativa; per trama, personaggi e stile di scrittura.

Daniela Raimondi ha vissuto a lungo in Inghilterra, ma è nata in provincia di Mantova, ed è alla sua terra che rende omaggio con questo magnifico romanzo dal sapore epico.

Tutto ha inizio nella dimora della famiglia Casadio che per due secoli abiterà in un casale a Stellata, vicino al Po. E’ una famiglia contadina, di quelle che lavorano sodo e grondano fatica, ma ha qualcosa in più …di quasi magico.

A inizio 800 il giovane Giacomo Casadio ha l’estro del visionario e coltiva non solo i campi, ma soprattutto il sogno di costruire un vascello ispirato all’Arca di Noè; ci proverà più volte ma regolarmente, poco dopo il varo, le imbarcazioni affonderanno.

E’solitario e malinconico, poi quando ha 45 anni una zingara incrocia il suo cammino. E’ Viollca Toska: corpo flessuoso e capelli neri, baldanzosa come le gonne colorate e le piume che ama indossare, abilissima nel leggere i tarocchi. Lo ferma, gli osserva i palmi delle mani ed esordisce: «Sei arrivato finalmente! Erano anni che ti aspettavo». I due non si lasceranno più e daranno il via a una numerosa discendenza in cui i caratteri dei due rami resteranno ben distinti.

Da quel momento la loro progenie -nel corso di quasi 200 anni- si divide in modo inconfondibile. Da un lato i sognatori con gli occhi azzurri e la pelle chiara, spesso vittime della propria natura eterea; dall’altro i sensitivi del ramo zingaro, con occhi neri e chiome corvine che predicono presagi, disavventure e morti.

Il loro primogenito lo chiamano Dollaro e già intorno ai 5 anni si siede sulle tombe ad ascoltare le voci dei morti.

Poi la condanna che alberga nell’animo dei sognatori inizia con il suicidio di Giacomo ed è l’inizio di una stirpe che annovera figli dai nomi singolari, come Neve e Radames, matrimoni e famiglie numerose, povertà e fame, gemelli e figli scambiati,  ma anche spiriti sognatori che s’innamorano dell’impossibile e finiscono per scontare solitudini sopportate con dignità o sciagure affrontate a testa alta.

Una miriade di personaggi incredibili, alcuni ancorati alla terra in cui sono nati, altri che solcano  l’oceano. Attraverso i loro vari destini leggiamo sullo sfondo anche pagine di  storia; dai moti rivoluzionari che portarono all’unità di Italia, le due Guerre Mondiali e il fascismo, il boom economico degli anni 60, fino a quelli di piombo del terrorismo che scagliano dolore e lutto in questa indimenticabile famiglia. E quasi indifferente alla fiumana del Po e alle varie traiettorie di vita, solo la casa sull’argine resterà al suo posto…….

 

Jón  Kalman Stefánsson  “Crepitio di stelle “  -Iperborea-   euro 17,00

L’autore 56enne è un mostro sacro della letteratura islandese e uno degli autori di punta della casa editrice Iperborea, che oggi lo pubblica in Italia; ma nel suo paese questo libro è stato dato alle stampe nel 2003.

In parte è autobiografico e per Stefánsson è stato un processo intimo e doloroso perché ha risvegliato emozioni e ricordi della sua infanzia. La voce narrante del protagonista oscilla tra capitoli di quando era un bimbo di 7 anni e poi adulto che cerca di ricomporre il puzzle del suo passato e della sua famiglia.

Inizia con i pensieri di un uomo 40enne che davanti al condominio a Reykjavik dove aveva vissuto da piccolo viene assalito dai ricordi e «..Chi irrompe nel proprio passato si trasforma in scassinatore. Ho smontato la serratura e sono riuscito ad entrare…».

E’ così che si infila nel suo vecchio appartamento e scopre che molte cose sono cambiate dalla sua infanzia, cose semplici come la disposizione dei mobili o l’assenza del divano dove suo padre amava sedersi.

A toccare con potenza  le corde del ricordo è l’assenza della sua cameretta dove aveva trascorso giorni e notti con il suo esercito di soldatini. Non semplici e inanimati balocchi, ma veri e propri compagni di vita che conoscevano il nome di sua madre, gli chiedevano dei libri che leggeva, con i quali dialogo e confidenze erano costanti, e da loro si era sentito protetto.

Di lì in poi l’uomo riannoda la magnifica tela della sua famiglia.

Da suo padre, giovane apprendista carpentiere arrivato dai fiordi dell’Est, che trova l’amore della sua vita ma rimane presto vedovo e con un bimbo di 7 anni.

E sono struggenti le pagine in cui ritorna al funerale e ai suoi pensieri rivolti alla mamma: dapprima spera che lei urli per farsi aprire la bara ed uscirne, poi ne immagina sensazioni e  pensieri sotto gli strati di terra fredda della sua sepoltura. Un dolore fortissimo attraversato anche dall’autore e che ne ha determinato la vita.

Poi gli anni trascorsi con la matrigna che usa il silenzio come arma e mastica pinne di foca; con lei

ci sarà sempre la barriera di un muro di incomunicabilità.

Ma c’è anche la narrazione della storia turbolenta dei bisnonni a inizi 900, innamoratissimi: si sposano a 17 anni e, alla finestra di una soffitta, usano la loro incosciente giovinezza contro il mondo.

Poi le cose sono cambiate. Il bisnonno che sognava di solcare tutto il mondo, è morto senza aver mai valicato i confini  dell’Islanda e dopo essersi giocato tutto tra donne, sbronze e scommesse, e gesti un po’ folli. Mentre la bisnonna, donna bellissima, ha sopportato un matrimonio diventato difficile e infelice.

Ci sono anche  i nonni del protagonista ad abitare le pagine del romanzo, che racconta sottotraccia le vicende dell’Islanda dai primi del 900 fino agli anni 60, tra la città di Reykjavik e le sconfinate lande islandesi dei fiordi del Nord.

150 anni e 3 generazioni che, nella prospettiva più ampia dell’universo, sono solo un battito di ciglia rispetto alla vita di una stella…

E sono pagine piene di magia e poesia attraverso la narrazione di cose semplici e di vita quotidiana normale.

 

Mario Ferraguti  “La voce delle case  abbandonate”   -Edicicloeditore-  euro 8,50

E’ una deliziosa piccola chicca questo libriccino che ha come sottotitolo “piccolo alfabeto del silenzio” dello scrittore ed esploratore curioso che ci introduce nelle case abbandonate delle quali riesce a cogliere i misteri.

Lui tra le mura diroccate riesce a cogliere un silenzio che racconta storie lunghe una vita, perché dice: «bisogna entrare in una casa abbandonata per accorgersi…che le cose ci sopravvivono e restano ferme come le abbiamo messe ad aspettare niente….hanno il tempo passato assoluto, basta aprire la porta e ci sei dentro».

E ancora «E’ un passato che non scorre più come il tempo fuori, un passato fermo lì per sempre, tempo infinito in  cui …sono passati tutti; da quando l’hanno costruita la casa, e lei conserva ancora, in qualche angolo buio e nascosto, l’eco della prima voce».

Per Ferraguti le case abbandonate richiamano i vari organi del corpo umano e in una visione affascinante paragona «La testa ha il cervello nel solaio, magazzino del ricordo….nelle camere c’è il cuore, la paura della notte, e la pancia è giù in cucina….» e via di questo passo.

Si avventura in case cantoniere, antichi mulini dismessi, spazi diroccati assediati dalla natura, stanze dai soffitti crollati e in ognuno di essi rintraccia oggetti coperti di calcinacci e polvere che lo aiutano a immaginare la vita che li si era svolta in passato. Una sorta di viaggio filosofico che ha potentemente a che fare con la vita, gli abbandoni, gli echi di voci lontane.

 

Thomas Jorion  “Veduta”  -Édition de La Martinière-     euro  49,00

Quello che il libro precedente ci dice a parole, lo vediamo in tutto il suo misterioso fascino nelle magnifiche immagini del fotografo parigino Thomas Jorion, che della scoperta delle dimore lasciate all’incuria del tempo e della solitudine ha fatto la cifra stilistica della sua arte.

Questo è un volume prezioso e raffinato che segue il precedente “Vestiges d’Empire” nel quale Jorion si era concentrato sulle ex colonie francesi.

In “Veduta”, invece, ha percorso l’Italia e si è introdotto in ruderi dal passato sfarzoso, tra calcinacci  e crolli che ha immortalato in foto nostalgiche e bellissime. Perché poche cose sono intriganti  come ville e  palazzi abbandonati  a se stessi; però ancora capaci di raccontare storie passate attraverso i resti di un camino, stucchi, basso rilievi, affreschi sui quali il tempo e  l’incuria hanno lasciato il segno.

Jorion con la sua macchina analogica di grande formato è andato su e  giù per l’Italia, da nord a sud, dal Piemonte alla Sicilia, passando per Veneto e Toscana, e ha rintracciato dimore datate tra XVIII° e  XX° secolo.

Si è avventurato tra giardini inselvatichiti, macerie e crolli, e con sensibilità e attenzione ai dettagli, alla luce naturale ha fermato le immagini che sanno raccontarci stralci  di gloria e vita passata. Immagini di una decadenza assoluta che denunciano anche lo spreco di tanta bellezza e sfarzo, ville con affreschi magnifici che è un peccato lasciare alle intemperie della natura. Un prezioso patrimonio artistico che meriterebbe di essere restaurato e recuperato.

 

 

 

 

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