Ciclismo, il “Giro della rinascita” Ne parliamo con Paolo Viberti

Dopo il Tour de France ecco il Giro d’Italia, da sabato 3 ottobre a domenica 25. Un Giro anomalo a causa del Covid che ha imposto il rinvio in autunno della Corsa rosa.

L’edizione 2020 partirà da Palermo-Monreale per poi risalire la penisola fino a domenica 25 ottobre quando il Giro si concluderà con una cronometro a Milano. Paolo Viberti, torinese, giornalista sportivo, ci parla della corsa ma non vede gli italiani tra i favoriti. Viberti é un grande appassionato di bicicletta, in tutti i sensi: ha seguito per Tuttosport ben nove Olimpiadi, 30 Giri d’Italia, 17 Tour de France, tanti Mondiali ed Europei di ciclismo e conosce a memoria le vette del Giro e del Tour avendole scalate da solo. Ha scritto diversi libri e si occupa anche di altri sport come basket, sci, fondo e baseball.

D- Giro d’Italia al via sabato dalla Sicilia. Viberti, quali sono i tuoi favoriti?

Purtroppo nessun italiano, vedo solo stranieri sul podio. Se Nibali, che ha superato i 35 anni di età, arriverà sul podio sarà già un grande risultato ma gli stranieri restano per me i grandi favoriti di questo Giro.

D- Qualche nome?

Direi il danese Jakob Fuglsang, l’inglese Geraint Thomas, vincitore del Tour due anni fa, e l’olandese Steven Kruiswijk nell’ordine.

D – Non c’è Torino ma c’è Sestriere, ci sono i valichi alpini tra il Piemonte e la Francia. L’ultima settimana del Giro si presenta molto dura e forse decisiva.

Sì, dopo lo Stelvio arriva la tappa Alba-Sestriere con il Colle dell’Agnello e l’Izoard e proprio la Alba-Sestriere sarà, secondo me, la tappa decisiva. Resta poi la cronometro da correre attorno a Milano come ultima tappa ma i giochi dovrebbero essere fatti già al Colle del Sestriere.

D- È un pò il Giro della rinascita. Riuscire a disputare il Giro d’Italia quest’anno, nonostante la pandemia, sembra già una grande cosa….

Speriamo vada tutto bene, che tutti rispettino le norme di sicurezza, però sulle due salite ai Mondiali di Imola c’era tantissima gente ma la percentuale delle persone che indossavano la mascherina era molto bassa, speriamo che la stessa cosa non capiti sulle montagne torinesi, in particolare sul Colle dell’Agnello.

D – Il Giro arriva dopo un Tour de France e un Mondiale negativi per i nostri colori. Chi li ha visti gli italiani al Tour? È stato un mezzo disastro…

Non parlerei di disastro perchè la colpa è solo nostra, e anzi, partirei da più lontano facendo un discorso più ampio. I campioni da noi in Italia non sbocciano più, vediamo in giro sulle nostre strade tanti monopattini elettrici e biciclette con pedalata assistita e sempre meno biciclette vere e proprie. C’è da noi la propensione a non fare più tanta fatica. Devo dire che rispetto ad altri Paesi europei manca in Italia una rete scolastica di avviamento allo sport come invece accade in Francia. Bisogna lavorare su questi aspetti per tornare ad alti livelli.

D- Il Giro parte a ottobre, e non a maggio come sempre accade. Le condizioni atmosferiche e i protocolli di sicurezza anti-Covid potranno condizionare gli atleti?

I protocolli Covid sicuramente sì mentre il meteo penso che non inciderà più di tanto sulla corsa anche se siamo già in autunno.

Filippo Re

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