Verso la fine di settembre la vendetta del Barbarossa fu drastica e Susa venne rasa al suolo. Nel 1174, di ritorno in Italia per la quinta volta, Federico I valicò il Moncenisio e si fermò davanti alla cittadina ai piedi dei valichi alpini. La guardò dall’alto meditando la vendetta per l’umiliazione subita sei anni prima dai segusini. In realtà sapeva già come comportarsi, con la massima crudeltà.
Ma cosa accadde all’imperatore Federico I, il celebre Barbarossa, di passaggio a Susa, in quella notte ai primi di marzo del 1168? Il sovrano germanico rischiò addirittura la vita, ventidue anni prima di morire annegato in un fiume in Turchia. Si allarmò talmente tanto che sei anni più tardi tornò a Susa e la distrusse. É un episodio poco conosciuto e curioso delle spedizioni militari dell’imperatore in Italia e avvenne alla fine della quarta discesa in Italia.
È probabile che nella narrazione a noi pervenuta non manchi un po’ di fantasia ma la vicenda dimostra che il rientro in patria del Barbarossa fu tutt’altro che semplice e rischiò di trasformarsi in tragedia, proprio a Susa. I segusini stavano per catturare il Barbarossa e mettere in fuga il suo esercito. Nel marzo di quell’anno si stava concludendo nel peggiore dei modi la quarta spedizione di Federico I in Italia. La notizia della caduta del presidio militare di Biandrate, nei pressi di Novara, colpì molto l’umore di Federico che con la sua armata si stava ritirando dall’Italia. La rabbia per quanto accaduto fu talmente grande che, accampato vicino a Susa, ordinò una rappresaglia che scatenò l’ira dei segusini. Fece impiccare a un albero, su un colle poco sopra il borgo, un nobile cittadino di Brescia catturato un anno prima e tenuto prigioniero insieme a tanti altri detenuti che sarebbero finiti nei territori germanici. Il cadavere fu mostrato per giorni, appeso all’albero, agli abitanti di Susa. Appena appresa la notizia i bresciani si vendicarono subito e uccisero alcuni soldati imperiali catturati a Biandrate. La crudeltà dell’imperatore scatenò una rivolta, i segusini si ribellarono e cercarono di impedire la partenza dell’imperatore attraverso le Alpi. Federico, preoccupato di fare una brutta fine, fece ricorso all’inganno. Un cavaliere prese il suo posto: gli assomigliava per il fisico, per il colore rosso della barba e per i capelli ramati. Vestiva l’uniforme imperiale e nessuno si accorse di nulla. Visto da una certa distanza poteva essere proprio l’imperatore. Federico I invece fuggì da Susa di notte travestito da servo e accompagnato da un fedelissimo teutonico, lasciando stranamente l’imperatrice Beatrice di Borgogna a Susa alla quale fu poi permesso dagli abitanti di partire e raggiungere il Moncenisio. Un gesto assai nobile poiché la donna avrebbe potuto essere consegnata alla Lega Lombarda, ai nemici di Federico. Scoperto il raggiro i segusini si misero il cuore in pace e rinunciarono ad attaccare l’esercito germanico. Nella quinta discesa in Italia l’esercito di Federico I giunse nuovamente a Susa negli ultimi giorni di settembre del 1174, sei anni dopo la rocambolesca fuga dal borgo valsusino. L’imperatore non vedeva l’ora di vendicarsi: a Susa era stato umiliato e costretto alla fuga. Colse di sorpresa gli abitanti che, temendo una rappresaglia per quanto avvenuto nel 1168, si rifugiarono nella parte alta della cittadina e da lì scagliarono sulle truppe tedesche massi e pietre in grande quantità ma le conseguenze sui nemici furono molto modeste. A quel punto, vista la situazione, il Barbarossa decise di incendiare Susa dopo aver allontanato la popolazione.
Filippo Re
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