“Sempre meno poliziotti: impossibile assicurare i criminali alla giustizia”

Riceviamo e pubblichiamo / In pochi anni ci saranno 20.000 poliziotti in meno in organico, nonostante negli ultimi anni molti Uffici della polizia di Stato della città di Torino, abbiano già subito il 40% di riduzione del personale

           Non è più una mera supposizione ritenere che la sicurezza interna del nostro Paese potrebbe intraprendere una china pericolosa in fondo alla quale le esigenze di sicurezza dei cittadini potrebbero non ricevere più risposte adeguate.

          Quello che realisticamente si potrebbe profilare, se le assunzioni in Polizia seguiranno i tempi del Covid 19, sono 20 mila poliziotti in meno entro il 2025 reintegrati, forse, da poche migliaia di poliziotti. La differenza potrebbe significare ben oltre 14.000 poliziotti in meno nel nostro Paese entro il 2025 e i restanti poliziotti in servizio avranno un’età media oltre i 48 anni.

            Non è il solito grido di allarme che si leva dalle file dei sindacati, ma un’autentica e seria preoccupazione per il futuro della sicurezza dei cittadini.

RENDERE OPERATIVI I CONCORSI O PROCEDERE CON LO SCORRIMENTO DEL CONCORSO PREGRESSO È UNA NECESSITÀ IMPROROGABILE.

         Il crimine non arretra e soprattutto non aspetta i rinforzi delle forze dell’ordine. Men che meno sembra arrestarsi l’immigrazione irregolare che spesso si trasforma in mano d’opera a basso costo per la criminalità organizzata e per la criminalità predatoria, aumentando lo spaccio di droga e, nondimeno, il degrado urbano in molte periferie. I Centri di Permanenza e Rimpatrio (C.P.R.) che sarebbe utile prevedere in ogni capoluogo di Regione, saranno sorvegliati con sempre maggiore difficoltà e le rivolte saranno contenute con grandi sforzi. Se a queste legittime preoccupazioni sulla sicurezza si aggiungono le gravose condizioni sociali ed economiche al massimo storico, è oggettivamente incontrovertibile constatare l’insufficienza numerica dei poliziotti, necessari per assolvere assiduamente agli impegni legati all’ordine pubblico, al controllo del territorio, all’attività info-investigativa, amministrativa e a tutte quelle materie, inerenti le diverse specialità di polizia.

           Se poi, a queste pesanti condizioni, aggiungiamo lo stress psicofisico a cui andrebbero incontro gli operatori di polizia, la questione diventa terribilmente seria e richiede interventi straordinari, che solo un ottuso pressapochismo istituzionale e politico potrebbe non capire.

          Se dal Governo non si provvederà al più presto con misure eccezionali ad arruolare poliziotti, evitando i lunghi anni di attesa, una città come Torino (ma non solo), subirà un inesorabile tracollo delle funzioni di polizia e non saranno sufficienti i doppi turni di lavoro, già oggi assolti con grande sacrificio dai poliziotti. Ministro dell’Interno e Amministrazione sembrano limitare lo sforzo delle assunzioni a standard ordinari mentre i parametri di riferimento dovrebbero essere connotati dall’eccezionalità.

La paura di una mancanza di sicurezza è già adesso palpabile. Non è lontano il momento in cui si dovrà scendere al compromesso con i valori sociali e individuali scegliendo quale standard di sicurezza operativo sarà più conforme e applicabile per soddisfare le richieste minimali di sicurezza dei cittadini; quali compiti istituzionali saranno prevalentemente ritenuti ineludibili e a cui destinare prioritariamente gli operatori di polizia: nel controllo del territorio e quindi nell’attività preventiva, sacrificando in buona parte quella giudiziaria, investigativa e amministrativa, o viceversa ridurre l’azione preventiva per agire sul piano repressivo, non meno essenziale per la lotta alla criminalità e per la sicurezza dei cittadini.

           Non occorre essere un criminologo per intuire che con numeri di operatori così limitati l’allarme sicurezza lanciato dai sindacati è purtroppo più che attendibile.

            La presenza qualificata e sostanziale delle forze dell’ordine non può essere un optional soggiogata dal Covid 19 o soggetta alla contabilità pubblica. È proprio a causa di questa nefasta contabilità che ha bloccato per anni il turnover delle forze dell’ordine se oggi ci troviamo in questa preoccupante prospettiva, che non potrà essere certo superata con poche migliaia di assunzioni.

           Le chiacchiere e le buone intenzioni o le pianificazioni di là a divenire, non saranno in grado di tutelare sufficientemente i nostri figli, gli anziani, le famiglie e, la furia delinquenziale potrebbe ritagliarsi ulteriori spazi nevralgici dove l’illegalità inciderà negativamente sulla serena convivenza civile.

            La questione non è quella di andare incontro alle esigenze dei poliziotti, o meglio non è solo questa, atteso che negli ultimi anni la forbice dei tagli ha ridotto quasi del 40% il personale in quasi tutti gli uffici di polizia, ma è soprattutto quella di comprendere, numeri alla mano, quale livello di sicurezza dei cittadini si è disposti a sacrificare nel prossimo futuro.

            Se vogliamo trasformare la nostra città e non solo, in un luogo in cui la criminalità ha “campo libero” è sufficiente continuare con queste politiche “suicide” della sicurezza. E nessuno si illuda che sarà sufficiente trasferire attività amministrative, oggi di competenza della polizia di stato, ai comuni: i numeri recuperabili sarebbero comunque insufficienti.

            I sindacati di polizia non chiuderanno gli occhi facendo finta di niente, non si presteranno ai giochetti politici; sarebbe da irresponsabili fingere che tutto vada bene, e attendere magari tra qualche anno, l’arrivo di qualche solone, in vena di propaganda, che farà notare lo scellerato abbandono delle nostre città. È una responsabilità troppo grande per favorire la politica dello struzzo e nessuno può chiamarsi fuori.

            Solo una presa di coscienza generale può richiamare l’attenzione di chi, forse anche a causa della complessa e complicata contingente situazione del nostro Paese si è troppo distratto, non accorgendosi di quello che potrà accadere nei prossimi anni.

           È il momento che la politica si prenda le sue responsabilità. E sono soprattutto alcuni pezzi della politica che hanno da sempre avversato le Forze dell’Ordine, facendole apparire come delle forze esclusivamente repressive, che devono comprendere il loro insostituibile compito, esercitato nell’interesse del cittadino, a garanzia della convivenza civile. Sarebbe un errore gravissimo speculare su sporadici esempi negativi, riconducibili a qualche appartenente delle forze dell’ordine, per destabilizzare il sistema di sicurezza Nazionale

            Bisogna agire subito e adesso perché domani sarà troppo tardi e nessuno, proprio nessuno, potrà nascondersi dietro un dito, giurando di non avere mai saputo in quali condizioni verteva la sicurezza pubblica del Paese.

ADESSO È IL MOMENTO DELLA RESPONSABILITÀ E NON DELLE CHIACCHIERE.

I SINDACATI DI POLIZIA SONO PRONTI A FARSI PORTAVOCE DI QUESTA IMPELLENTE ESIGENZA DI VITA:

 LA NOSTRA SICUREZZA.

                          SIULP                   SAP                  FED. COISP-MOSAP                  FSP Polizia di Stato

                       BRAVO           PERNA                     CAMPISI                             PANTANELLA 

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