IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Nel luglio del 1960 ci fu in Italia il governo Tambroni con il sostegno del MSI. Tambroni era una seconda fila democristiana, come mi disse Vittorio Badini Confalonieri, era un onesto avvocato di provincia, non era certamente uno statista. Venne imposto come presidente del Consiglio da Gronchi, un Presidente della Repubblica molto decisionista, del tutto diverso dal predecessore Luigi Einaudi
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Nello stesso luglio era previsto il Congresso nazionale del Movimento Sociale a Genova , congresso considerato a priori un’offesa alla Resistenza e ad una città medaglia d’oro. L’appoggio del MSI al governo e il congresso di Genova fece esplodere incandescenti polemiche. La sinistra scese in piazza massicciamente e ci furono gravi incidenti con delle vittime in Emilia. La polizia venne accusata di aver ucciso dei manifestanti. Togliatti adottò la figlia di uno dei manifestanti comunisti caduti. Anche Guareschi accennò a quei fatti. In realtà Tambroni non era certo una minaccia alla democrazia, se non per i soliti Parri e Antonicelli, accecati dalla faziosità, sempre pronti a scendere in piazza.
Era solo una persona inadeguata al ruolo. Anche la FIVL si schierò con l’ANPI nelle manifestazioni di piazza per impedire il congresso missino e far cadere il governo, ma il senatore e generale Raffaele Cadorna, comandante del Corpo dei Volontari della Libertà nella Resistenza e presidente nazionale della FIVL, steccò nel coro e dichiarò che non si potevano vietare congressi di partiti con parlamentari eletti attraverso una sommossa di piazza che diventava automaticamente eversiva. Il diritto costituzionale a riunirsi doveva essere tutelato e non oppresso dagli uomini della Resistenza. Cadorna dovette dimettersi da presidente a causa delle critiche e degli insulti ricevuti. Ma la sua presa di posizione era indicativa di un antifascismo non fazioso, storicamente rivissuto attraverso le garanzie costituzionali repubblicane. Un antifascismo liberale. Cadorna veniva da una famiglia di patrioti risorgimentali e fu a capo della Resistenza come comandante generale designato dal governo legittimo del Regno Sud. Non poteva mescolarsi con gli agitatori di piazza, come mi disse una volta quando lo incontrai a Pallanza dove si era ritirato. A distanza di tante decine d’anni credo che si possa dire che avesse ragione il generale Cadorna e avessero torto gli altri. Poi il governo Tambroni cadde in Parlamento, come avviene in una libera democrazia e il nuovo governo fu presieduto da Fanfani che nel 1963 fece il centro-sinistra con l’appoggio dei socialisti . Fanfani volle come ministro degli Interni Mario Scelba, padre della legge contro la ricostituzione del partito fascista , ma anche ministro accusato di essere stato istigatore di una Celere molto repressiva negli Anni 50 . Conobbi Scelba nel 1970 quando era Presidente del Parlamento Europeo e trassi l’impressione di aver conosciuto un sincero democratico, un cattolico democratico fedele a don Sturzo. Uno statista di alto livello. Quella degli Anni 60 fu una liberissima democrazia che non è stata abbastanza considerata. Soffermarsi solo sul luglio 1960 e’ un errore storico . Tra l’altro , andrebbe ricordato che, paradossalmente ,il MSI fu un partito che faceva congressi democratici in cui si scontravano idee e persone. In assoluta libertà. Niente tessere comprate, tanto per capirci , come avverrà in altri partiti. Forse solo da Fiuggi in poi, con Fini, l’ex MSI perse l’abitudine di discutere e fini’ in malo modo, incagliandosi nella villa di Montecarlo. Era un ex MSI divenuto antifascista che vedeva nel fascismo il male assoluto , come diceva Fini. I partiti degli Anni 60 erano partiti puliti in cui il valore delle idee era largamente il metro del dibattito. Io ho vissuto giovanissimo il luglio 60. Anche a Torino c’era un clima pesante. Mio padre mi telefonò da Parigi, ordinandomi di stare in casa, di non uscire, senza darmi spiegazioni, se non sommarie. Incredibilmente proprio in quei giorni io avevo sentito per la prima volta In segreto un disco, venduto insieme ad un giornale, di un discorso di Mussolini che mi colpì molto. Avevo sentito parlare spesso del Duce, ma non sapevo nulla di lui. La mia famiglia era antifascista da sempre. La sua oratoria mi colpì’ fortemente, anche se colsi, sia pure in modo ancora confuso, che il fascismo era una dittatura oppressiva e, direi oggi, populista, incompatibile con i valori della libertà, come mi disse mio nonno, criticando il fatto che avessi ascoltato quel disco. Strano destino di un giovane solitario che nel luglio 1960 ascoltò la voce del Duce. Da allora in poi cercai di dedicarmi agli studi storici anche e oltre la scuola con una passione sempre più forte e decisi che sarei diventato professore di storia, come poi mi accadde. I miei interessi per la storia nacquero dall’ascolto di quel disco che mi incuriosì e mi indusse a conoscere la storia più recente. Non fu facile per un giovane districarsi nel labirinto delle celebrazioni acritiche. L’amicizia con il partigiano Valdo Fusi che frequentava la nostra casa, fu preziosissima a farmi capire cosa fosse la storia e cosa fosse l’ideologia. Poi arrivò il 68 e tutto fu molto più chiaro: il fanatismo politico divenne violenza e cercò di travolgere la democrazia.
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