Di Pier Franco Quaglieni / E’ morto a 78 anni Giulio Savelli, uno degli editori più emblematici di quella sinistra critica minoritaria che non è mai stata tollerata dal PCI perché capace di ribellarsi al suo conformismo egemonico.
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Dopo circa un anno Savelli era già nel gruppo misto di Montecitorio. L’ unico che resistette per tre legislature fu Marcello Pera che fu eletto presidente del Senato, ma cadde in disgrazia agli occhi di Berlusconi che, anche in questo caso, perse un uomo di cultura raffinata e libera che aveva contribuito a diffondere in Italia insieme ad Antiseri il pensiero liberale di Popper. Quel gruppetto dimostrò comunque che l’egemonia ottusa di chi pretendeva che gli intellettuali suonassero, per dirla con Vittorini, il piffero per la rivoluzione, era finita. Ma l’ inconsistenza culturale del centro- destra non capì l’importanza di avere uomini come Savelli . Savelli sposò la giornalista Pialuisa Bianco, donna di rara intelligenza, dalla grinta polemica molto vivace. Diresse “L’indipendente” dopo Feltri, portando quel giornale ad un ottimo livello, liberandolo dalle volgarità illiberali feltriane in quell’epoca vicine al giustizialismo di Di Pietro e di Bossi. Le venne poi affidata una trasmissione televisiva che durò poco e successivamente venne relegata a Bruxelles a dirigere l’istituto italiano di cultura. Anche Pialuisa Bianco venne trascurata a vantaggio di lacchè privi di qualità Intellettuali che si riveleranno anche poco affidabili. Uomini come Savelli avrebbero potuto anche realizzare iniziative editoriali di vasto respiro, creando per tanti spiriti liberi un’occasione di pubblicare i propri libri, come in parte modesta fa Rubbettino. Pensate, ad esempio, ad un Savelli a capo della Mondadori cosa avrebbe potuto rappresentare. Era un uomo libero che seppe mantenere una costante indipendenza di giudizio e seppe fare scelte coraggiose e controcorrente . Come editore di sinistra si potrebbe paragonare a Feltrinelli che pubblico ‘ libri che Einaudi aveva rifiutato. Peccato che Feltrinelli abbia poi concluso drammaticamente la sua vita, giocando a fare il terrorista. Ho avuto il piacere di incontrarlo e di apprezzarne le doti umane ed intellettuali che non vennero capite o, forse, proprio perchè vennero afferrate vennero respinte. Mettere ministro alla cultura il cantore poetico di Berlusconi Sandro Bondi ed aver allontanato quei professori fu un errore gravissimo ed irrimediabile che ha pesato e pesa più che mai anche oggi.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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