Articolo a cura di IPLA – Istituto per le Piante da Legno e per l’Ambiente.
Quasi il 40% della superficie regionale è coperta da boschi che sono costituiti da quasi un miliardo di alberi. Numeri in crescita quelli dei boschi piemontesi che, come accade in tutto lo stivale, stanno riconquistando spazio a danno di aree agricole abbandonate nelle aree montane e collinari. La realtà è che in 35 anni l’estensione dei boschi in Piemonte è cresciuta di 280.000 ettari.
Boschi del Piemonte, un po’ di numeri
Quel che è certo è che in pochi conoscono questa realtà e allora, grazie al lavoro dell’IPLA, diamo i numeri (nel senso buono s’intende).
I castagneti sono il bosco più diffuso. Occupano infatti il 22% del totale delle foreste regionali, seguono le faggete e i robinieti, rispettivamente con il 15% e il 12%. Le latifoglie, invece, dominano nettamente sulle conifere, vincendo la partita 84% a 16%. Queste superfici sono di proprietà privata per il 72% e pubblica per il 28%. Sulla proprietà privata, c’è una estrema frammentazione della proprietà che rende assai difficile la gestione dal punto di vista economico.
Ubicazione e problematiche
I boschi piemontesi sono soprattutto ubicati in aree montane (72%) mentre la restante parte è in collina (19%). Solo il 9% in pianura, dove il bosco planiziale è stato nei secoli sostituito dall’agricoltura intensiva, rimanendo sono in alcune aree a parco di eccezionale pregio naturale.
Ad oggi, le maggiori problematiche si hanno a carico dei castagneti. Un’assenza di gestione di decenni sta provocando, in vaste aree, deperimenti importanti. Questa tipologia forestale non è presente in natura, ma è stata diffusa dall’uomo assai oltre le proprie potenzialità. Storicamente, il castagno ha rappresentato un sostegno insostituibile per le popolazioni rurali, per la fornitura di proteine e per il legname, per la paleria e per la produzione di tannino.
Oggi l’abbandono di queste attività, relegate a territori assai meno vasti, hanno lasciato senza gestione quasi 200.000 ettari di castagneti che vedono la specie in difficoltà, con un collasso repentino del bosco segnato da morie diffuse in alcune aree e graduale transizione ad altre tipologie forestali in altre.
I boschi sono indispensabili
I boschi non hanno bisogno dell’uomo ma sono indispensabili all’uomo per i servizi ecosistemici che svolgono. Di cosa parliamo? Parliamo della protezione del territorio da pericoli naturali come valanghe, cadute di massi e frane superficiali, di dissesti di varia natura fino alle colate di fango. Parliamo di protezione dall’erosione del suolo e di regolamentazione del flusso delle acque. Parliamo della potenzialità di mitigazione del clima, con l’assorbimento di anidride carbonica e della liberazione di ossigeno grazie alla fotosintesi clorofilliana.
Quanta anidride carbonica assorbono i boschi del Piemonte?
Ogni anno i boschi piemontesi assorbono 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Basta pensare a questo per rendersi conto dell’importanza del mantenimento in salute di queste superfici, spesso considerate a torto “marginali”. Il tutto senza considerare la funzione essenziale che svolgono nella protezione e nell’incremento della biodiversità. Solo in Piemonte nidificano oltre 100 specie di uccelli e vivono 60 specie di animali di interesse comunitario.
Una fonte economica
Su questo milione di ettari dobbiamo attuare politiche di protezione e di utilizzo sostenibile delle risorse, perché i boschi sono anche una fonte economica per aree dove lo spopolamento ha modificato completamente le società rurali. Ecco allora che nella nostra regione possiamo trovare una via per costruire una economia montana basata proprio sulle foreste. E’ per questo che oggi ci sono 4000 boscaioli qualificati in piemonte, 600 ditte boschive, 900 tecnici forestali iscritti agli ordini professionali e 500 operai forestali. Qualcuno potrebbe aver da ridire sul rischio di depauperamento; in realtà sta accadendo l’esatto contrario.
Ad oggi in Piemonte si prelevano dai boschi poco più di 1 milione di metri cubi di legno che rappresentano un quinto dell’accrescimento complessivo annuale delle foreste piemontesi. Stiamo in sostanza utilizzando ogni anno solo una piccola parte degli interessi (l’accrescimento) che produce il capitale (i boschi presenti).
Come sempre lo strumento principale per pianificare e gestire in modo corretto è la conoscenza. Per questo l’IPLA, da oltre 40 anni, lavora al servizio delle politiche forestali della Regione Piemonte.
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