Con la peer education e lo storytelling, in collaborazione con l’ Istituto Alfred Adler
“Stop Bullying 2.0” è il titolo del progetto che viene implementato dall’Istituto di Psicologia Individuale Alfred Adler di Torino su incarico di SIPEA (Società Italiana di Psicologia Educazione e Arti terapie), e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. SIPEA, con il partner CSEN, da anni si occupa di educazione giovanile, rivolta alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyber-bullismo diffusi tra i bambini ed i ragazzi dagli 8 ai 16 anni, in venti regioni italiane, attraverso una serie di azioni di prevenzione e contrasto, capaci di coinvolgere non solo i ragazzi, ma anche gli insegnanti ed i genitori.
Ne parliamo con la Dottoressa Elisa Menchini, psicologa clinica –Psicoterapeuta -Socia dell’Alfred Adler Institute, la professionista che effettuerà gli interventi formativi presso una delle scuole selezionate.
“Si tratta di un progetto per la prevenzione ed il contrasto del bullismo – spiega la dottoressa Elisa Menchini – e del cyber-bullismo tra i ragazzi, fenomeni che si sono trasformati sempre più in un’emergenza sociale. Il bullismo on line non è, infatti, meno pericoloso di quello tradizionale, al contrario i numeri confermano la diffusione e la gravità di questo fenomeno”.
“STOP BULLYING 2.0 ha come obiettivo – aggiunge la dottoressa Menchini – quello di collaborare con gli istituti scolastici e con i centri di aggregazione giovanile, per realizzare un programma di individuazione, prevenzione e contrasto a tutte le forme di violenza e, in particolar modo, di bullismo e cyber-bullismo tra bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni, per limitare la dipendenza da internet e l’uso non consapevole dei social media”.
In Piemonte il progetto pilota verrà sviluppato in tre istituti scolastici presso i quali gli psicoterapeuti dell’Adler Institute, sotto la guida della dottoressa Emanuela Grandi (Psicoterapeuta – Analista), effettueranno interventi formativi ed educativi rivolti a genitori, insegnanti e studenti.
“Ritengo sia necessario – afferma la dottoressa Elena Menchini – dotare di strumenti adeguati insegnanti e genitori, affinché acquisiscano la capacità di individuare e gestire, da subito, l’insorgere di fenomeni di bullismo e cyber-bullismo. Altrettanto importante è sviluppare l’empatia dei ragazzi e delle ragazze e rafforzare la loro capacità di aiutarsi vicendevolmente nel gestire e contenere i fenomeni di bullismo e violenza psicofisica.
La mia esperienza come psicoterapeuta mi ha insegnato quanto sia importante per i giovani lavorare sulle proprie emozioni, al fine di rendere più armoniche le relazioni con gli altri, rafforzare l’autostima e raggiungere obiettivi di vita costruttivi.
Questi interventi formativi sul territorio sono essenziali per stimolare nei ragazzi la capacità di riflettere su se stessi e sulla realtà che li circonda, così da renderli più consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri e su di sé.
La presenza di psicologi e psicoterapeuti nelle scuole permette, altresì, a chi ne sentisse la necessità, di venire a contatto con professionisti con i quali confrontarsi per l’incremento del proprio benessere psicologico; per questo ritengo che il Ministero abbia dimostrato particolare sensibilità e lungimiranza nel finanziare il progetto Stop Bullying 2.0”.
“Gli obiettivi del progetto – aggiunge la dottoressa Menchini – sono sensibilizzare e istruire i bambini e i ragazzi sulle caratteristiche del fenomeno e dotarli degli strumenti per affrontarlo; identificare le vittime di bullismo e provvedere alla loro tutela mediante programmi di intervento individuali; identificare “i bulli” e limitare gli atti di bullismo, mediante lo studio e la realizzazione di programmi individuali per il recupero dei casi “a rischio”; individuare e sperimentare strategie innovative per affrontare il fenomeno. Gli obiettivi di carattere globale per contrastare i pericoli provenienti da Internet ed il cyberbullismo sono quelli volti a sensibilizzare, informare e formare le famiglie sull’utilizzo di strumenti di parental control, che limitino l’accesso a contenuti potenzialmente pericolosi in rete; sensibilizzare, informare e formare gli educatori (insegnanti e genitori) in merito agli strumenti di comunicazione/interazione della rete; far conoscere e riconoscere ai bambini e ragazzi i pericoli della Rete, rappresentati da pedofilia e cyber – bullismo; istruire i bambini e i ragazzi in merito alle strategie comportamentali per ridurre i rischi di esposizione; promuovere interventi di collaborazione, tutoring aiuto reciproco; attuare percorsi di educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza; predisporre momenti di formazione/autoformazione per i docenti sulle strategie di gestione del fenomeno”.
Mara Martellotta
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