Il 4 dicembre a Mondovì
Mercoledì 4 dicembre, alle 16, presso la Sala Scimé di Mondovì ( in corso Statuto 11/d) si terrà la presentazione del libro di Barbara Castellaro “Requiem Per La Bosnia” a cura della Delegazione cuneese dell’Associazione Italiana di Cultura Classica. L’evento è organizzato con il patrocinio della Città di Mondovì e con la collaborazione di molte associazioni culturali (l’ANPI di Mondovì e l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo; Gli Spigolatori di Mondovì e il Centro Studi Monregalesi). Introdurrà Stefano Casarino, presidente della delegazione AICC di Cuneo. Discuteranno con l’autrice Gigi Garelli, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo, e lo scrittore Marco Travaglini, autore della postfazione al libro. Protagonisti di “Requiem per la Bosnia” sono le persone incontrate dalla scrittrice piemontese nell’unico Paese europeo con una forte radice musulmana, mescolata alla cultura slava e mitteleuropea e con una millenaria storia di contatto tra le tre religioni monoteiste: l’ebraica, la musulmana e la cristiana. Barbara Castellaro è riuscita nel non facile compito di trovare le parole più adatte per descrivere paesi e persone, storie individuali e collettive di un paese che era il cuore profondo della terra degli slavi del Sud, martoriato dai conflitti a cavallo del millennio, nell’ultimo decennio del “secolo breve ”.
Un tempo di guerre e dissoluzione che ha lasciato tracce profonde, forse ineliminabili, che viene raccontato alla luce di quanto è accaduto dopo, della vita di tutti i giorni, delle paure e delle aspettative, dei sogni e degli auspici di tante e tanti che non hanno inteso chinare la testa di fronte al destino. “Sono una viaggiatrice come tanti altri che ha voluto entrare in contatto con un fatto storico terribile, che ha voluto incontrare i “sopravvissuti”, che ha cercato di avvicinarsi a un Paese e al suo popolo”, scrive Barbara Castellaro. In questi ultimi anni, in Europa, in Italia, siamo stati travolti da cambiamenti rapidissimi, frenetici; ci troviamo in un mondo sempre meno umano e sempre più virtuale, in cui sembrano prevalere la diffidenza, l’odio per chi arriva da lontano alla ricerca di un futuro migliore, di un’opportunita, il risentimento verso chi ha idee differenti, l’indifferenza di fronte alle sofferenze degli altri. “Fisicamente non si abbattono ponti né s’innalzano muri, ma in realtà lo si fa ogni giorno – afferma la scrittrice – con le parole, con i comportamenti, con i fatti; lo si fa attraverso l’esclusione, la ghettizzazione, l’allontanamento, il respingimento,il disprezzo. E questo è anche peggio.Di fronte a tanta ostilità, a tanto rancore, a tanta violenza, ho pensato che questo mio lavoro dovesse essere reso accessibile: parla di grandi dolori, ma anche di perdono, di rinascita e di speranza. La solidarietà che manifestammo al popolo bosniaco deve essere, oggi, estesa a tutti coloro che soffrono e chiedono aiuto. Siamo stati costruttori di pace in terre martoriate e, adesso, dobbiamo essere costruttori di pace nel nostro Paese, aprendo frontiere e cuori. Una donna bosniaca mi disse che noi italiani siamo un popolo meraviglioso,un popolo che non nega mai un sorriso, sempre pronto ad aiutare. Non so se, oggi, penserebbe questo, ma sono convinta che potremo tornare a esserlo perché c’e del buono in ciascuno di noi. Dobbiamo soltanto fare in modo che la notte si dilegui e la luce possa splendere”.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE