Vi riproponiamo l’articolo pubblicato un anno fa, il 16 novembre 2018. La situazione non solo non è migliorata, ma peggiorata
E’ universalmente conosciuta come la basilica di San Marco, visitata ogni anno da 30 milioni di turisti. Oggi rischia di finire sott’acqua come tutta Venezia
In questi giorni l’acqua salmastra è arrivata al centro della chiesa, ha aggredito statue e sculture con la grande preoccupazione che l’umidità, salendo verso l’alto, raggiunga gli splendidi mosaici dorati bizantini del XII secolo fino a farli sparire. Per alcuni scrittori dell’Ottocento il tempio dell’evangelista Marco era la chiesa dei pirati, “immenso forziere di ricchezze composto da pezzi rubati o conquistati ad altre civiltà, un sogno orientale, una chiesa moresca o una moschea cristiana innalzata da un califfo convertito”. San Marco è un pezzo d’Oriente in laguna, un angolo di Costantinopoli trapiantato a Venezia. Quando i veneziani andavano alle Crociate tornavano a casa con un bottino enorme, con galee stracolme di marmi, colonne, capitelli e reliquie sacre portate via da chiese ed edifici storici nei Paesi orientali in cui andavano a far la guerra o a vendere i loro prodotti. Erano insuperabili in tutto ciò. Molti di questi oggetti, oggi collocati dentro e fuori la basilica, sono giunti dalla capitale dell’Impero bizantino dopo la IV Crociata del 1204, nota come il sacco di Costantinopoli, la crociata della vergogna, quando i cristiani massacrarono tanti altri cristiani. I più famosi sono i quattro cavalli di bronzo dorato che abbellivano l’ippodromo sul Bosforo, diventati poi i cavalli di San Marco. Venezia è impregnata di influssi bizantini e a quell’epoca era un via vai di artisti e mosaicisti greci che giungevano in laguna da Bisanzio per decorare le chiese cittadine. San Marco stessa è stata costruita nell’828 a croce greca sul modello della chiesa dei Dodici Apostoli che sorgeva su un colle della Roma d’Oriente dove oltre 500 anni fa fu abbattuta per lasciare spazio alla moschea di Maometto II il Conquistatore. Per evitare i danni causati dall’inquinamento atmosferico i cavalli originali sono al sicuro all’interno della basilica con un fascio di luce che esalta il loro splendore mentre sulla facciata della chiesa compare una copia della quadriga bronzea. All’esterno, nell’angolo che guarda Palazzo Ducale, stazionano quattro imperatori romani con spada al fianco, forse i tetrarchi che si divisero l’Impero, scolpiti nel porfido rosso, quasi fossero di guardia al Tesoro della basilica. Anche queste statue erano a Bisanzio e furono portate a Venezia nel 1204. Non erano a Costantinopoli e neppure ad Acri, come si è pensato per lungo tempo, i cosiddetti “pilastri acritani”, in bella mostra a pochi metri dai tetrarchi. Non sono stati trafugati dai veneziani a San Giovanni d’Acri nel 1258 ma in un’antica chiesa greca. All’interno di San Marco c’è un altro tesoro costantinopolitano. In fondo alla navata sinistra, i fedeli si raccolgono in preghiera davanti alla Nikopeia (Portatrice di Vittoria), l’icona dell’ XI secolo che i sovrani bizantini portavano in battaglia come amuleto e la custodivano nel monastero del Pantocrator a Costantinopoli. L’immagine sacra fu presa dai crociati dopo uno scontro con un reparto militare comandato dall’imperatore e finì a Venezia, ennesimo bottino della quarta Crociata. Si trovava nel medesimo monastero anche la magnifica iconostasi di smalti, gemme e pietre preziose collocata oggi nella Pala d’Oro in San Marco. Altri oggetti sacri e reliquie furono portati a Venezia dopo la conquista di Costantinopoli nel 1204 e si possono vedere nel Tesoro della basilica. Fino a quando sarà possibile ammirare tutto ciò? Per la quarta volta nella storia l’alta marea ha invaso la parte centrale della basilica per arrivare proprio sotto l’altare della Madonna Nikopeia dopo aver ricoperto per 90 centimetri il pavimento a mosaico dell’atrio.
Filippo Re
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