L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

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Annalena McAffe -“Ritorno a Fascaray”   -Einaudi-   euro 25,00

 

Se amate la Scozia, le ricerche storiche e l’introspezione, questo romanzo fa per voi. E’ ambientato nell’immaginaria isola di Fascaray, un piccolo pugno di terra nel nord della Scozia, ammantato di colline, boschi, torbiere, distese di erba machair, alte falesie e grotte profonde, sabbia d’avorio cosparsa di conchiglie. Tutto nel breve raggio di un fazzoletto percorribile a piedi nell’arco di un giorno. In questa terra ancorata alle origini e all’idea dell’indipendenza dalla perfida Albione, arriva la ricercatrice canadese Mhairi McPhail, con la figlioletta di 9 anni Agnes. Un passato da sradicata: ha antiche origini scozzesi, ma la sua famiglia è emigrata in Canada e lei ha vissuto in più angoli del mondo: l’ultimo, New York, dove ha lasciato i cocci del matrimonio con Marco. Ha attraversato l’oceano per ritirarsi a scrivere l’ambiziosa biografia del bardo isolano da poco scomparso, Grigor Mc Watt. Lui è l’autore del monumentale “Fascaray compendium”: 70 anni di diari su folklore, storia, flora e fauna, vita sociale isolana. Raccolti in oltre 8 milioni di parole vergate con la stilografica “…nella sua grafia infinitesimale e precisa come un ricamo, in 276 taccuini”. Ma il romanzo è anche il resoconto delle difficoltà di una giovane madre alla ricerca di se stessa. L’inesauribile passione per tutto quello che riguarda il poeta, ma anche il tentativo di riassemblare la sua vita. Vicende private e storia pubblica dell’isola si intrecciano in modo indissolubile, il ritorno alle radici è l’elemento chiave. Mhaira raccoglie documenti, testimonianze e oggetti appartenuti a Mc Watt, ricostruisce pregi e difetti dell’autore. Sempre più distaccata e lontana dal vorticoso mondo della metropoli americana, immersa in se stessa e nelle pile di carte, lettere, pamphlet, conti, ricette e tutti i cimeli di una vita intera spesa nel perimetro di Fascaray.

E’ un affascinante affresco di vite questo romanzo scritto da Annalena McAfee (nata a Londra nel 1952), dal 1997 sposata con lo scrittore Ian Mc Ewan e intellettuale poliedrica. Laureata a a Essex, è stata responsabile della sezione Arte e Letteratura del “Financial Times”, ha fondato la “Guardian Review, ed è anche autrice di libri per ragazzi.

 

Un altro libro di questa autrice che vale la pena di leggere è “L’esclusiva” (sempre pubblicato da Einaudi nel 2012) suo primo bellissimo romanzo un po’ trascurato dalla critica.

 

Annalena McAffe “L’esclusiva” – Einaudi- euro 21,00

“L’esclusiva è ambientato nel mondo del giornalismo, ruota intorno a due personaggi femminili (che più lontani tra loro non potrebbero essere) e mette a nudo i rischi di un mestiere in cui sarebbe sempre bene controllare a fondo le proprie fonti, perché il pressapochismo e la spudorata ricerca del gossip possono stravolgere un’intera vita. E’ quello che succede all’anziana Honor Tait, mostro sacro del giornalismo d’inchiesta britannico. E’ stata una sorta di bellissima Martha Gellhorn (grandissima reporter del XX secolo e 3° moglie di Ernest Hemingway); spregiudicata, ha conosciuto personaggi cult del mondo del cinema e della cultura. Per 50 anni ha girato il mondo, curato reportage dagli scenari internazionali più importanti, e vinto il prestigioso Premio Pulitzer per un articolo sulla liberazione di Buchenwald.

Ora, nel 1977 è alla soglia dell’80esima candelina e dopo la morte del 3° marito vive appartata, in una casa piena zeppa di ricordi che raccontano la sua vita. Ed ha un’altissima opinione di se stessa. Non ama concedere interviste, ma si lascia convincere ad accettare quella di una giovane free lance che sta disperatamente cercando di emergere dalla melma dei tabloid popolari. Si chiama Tamara, è un un’ochetta svampita, un bel po’ ignorante, digiuna di storia e cultura e, per quella che pensa sia l’intervista che farà balzare avanti la sua carriera, si prepara in modo approssimativo. Ma Honor è un osso duro e fin da subito capisce con chi ha a che fare. E’ lo scontro tra due modi di fare informazione: quello serio e impegnato della decana e quello superficiale e becero della giovane. Ne uscirà un disastro su più fronti….

 

Simona Lo Iacono “L’albatro” -Neri Pozza- euro 16,50

Forse è vero che il nostro destino da adulti affonda le radici nei sogni di quando eravamo bambini. O almeno è questa l’idea di partenza del bellissimo libro “L’albatro” che   la scrittrice e magistrato siracusano Simona Lo Iacono ha dedicato alla vicenda terrena di uno dei giganti della letteratura, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.

L’albatro che dà il titolo al libro è il più fedele degli uccelli: quello che segue come un innamorato la scia delle navi mercantili, senza mai abbandonare il capitano, neanche se infuria la tempesta. Lo Iacono ripercorre la vita dello scrittore affidando pagine di ricordi al fedele servitore Antonno, affiancato da   piccolo all’altrettanto imberbe Giuseppe, che ritroviamo nel 1903, figlio unico della nobile famiglia siciliana. Bimbo silenzioso e solitario che vive nello splendido palazzo di famiglia in via Lampedusa a Palermo.

Antonno è bizzarro perché vive e pensa al contrario: se deve andare avanti cammina all’indietro, se deve leggere inizia dall’ultima pagina. Ma la sua fedeltà è assoluta e il fulcro della sua vita è proprio il giovane Giuseppe.

Ecco allora lo scorrere della vita dello scrittore, alternato a pagine dei suoi pensieri e ricordi durante la degenza nella Clinica romana Villa Angela, dove si sottoponeva a sedute di cobaltoterapia nella speranza di sconfiggere, o almeno rallentare, il tumore ai polmoni che finirà per stroncarlo. Ci sono pagine durissime che testimoniano l’orrore delle due guerre mondiali, i bombardamenti che raderanno al suolo “il gigante” (il sontuoso palazzo nobiliare della sua casata). Una ferita mai rimarginata perché “:..con la casa se ne andava il passato, la mia infanzia, il primo sguardo sul mondo…”.

Poi c’è l’amore della sua vita, la tedesca studiosa di psicoanalisi (conobbe personalmente Sigmund Freud) Alexandra Wolff Stomersee, detta Licy; figlia di una cantante lirica e di un barone lettone (che fu anche maestro di corte dello Zar Nicola II). La sposerà a Riga quasi in sordina, con rito ortodosso, nel 1932. Ma il loro sarà per anni un matrimonio a distanza perché Licy -così moderna e mascolina, coltissima e poco elegante- non verrà mai accettata dalla madre dello scrittore e i brevi periodi di convivenza delle due donne saranno all’insegna della belligeranza.

Poi c’è lo struggente racconto della beffa più nera con cui il destino infierì sullo scrittore. Morire prima di essere riuscito a vedere stampato il suo capolavoro, “Il Gattopardo”. La magnifica e immortale storia del Principe di Salina travolto dal cambiamento di un’epoca e dalla caduta dei privilegi dell’antica nobiltà siciliana. E’ curioso come lo scrittore fece morire il suo Gattopardo in una notte di luglio e come lui stesso spirò nel sonno e fu trovato senza vita all’alba del 22 luglio 1957. E tale è la tenacia dell’albatro che Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ormai agonizzante, percepirà anche alla fine la sua presenza pronta ad accoglierlo oltre il mistero della morte.

E giusto per la cronaca…fu lo scrittore Giorgio Bassani, autore de “Il giardino dei Finzi Contini”, a capire che “Il Gattopardo” era un capolavoro assoluto, ancora oggi uno dei libri più letti e tradotti a livello mondiale.

 

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