Dall’ufficio stampa di Palazzo Lascaris
“Credo sarebbe stato giusto che gli effetti della legge regionale contro le ludopatie non fossero stati retroattivi. Penso che i consiglieri debbano avere il tempo necessario per valutare e decidere ma se il Consiglio dovesse presentare una proposta di legge che elimini la retroattività, sono pronto a sottoscriverla in qualunque momento”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale alle Attività produttive Andrea Tronzano al termine dell’audizione svoltasi a Palazzo Lascaris in seduta congiunta, delle Commissioni Lavoro e Sanità, presidenti rispettivamente Claudio Leone e Alessandro Stecco, e del Comitato per la qualità della normazione e della valutazione delle politiche, presidente Paolo Bongioanni. All’ordine del giorno le ricadute della legge 9/16, “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”.
All’incontro, presieduto dal presidente Leone, sono intervenuti rappresentanti delle associazioni di categoria, che hanno chiesto la moratoria degli effetti della legge regionale in attesa del riordino nazionale del settore, e degli enti di ricerca Eurispes e Ires Piemonte.
Domenico Distante, presidente di Sapar, la più antica associazione italiana di gestori del gioco di Stato, si è soffermato sui danni provocati alle piccole e medie imprese del settore soprattutto dal punto di vista occupazionale e della sopravvivenza delle stesse. “Così facendo si va a incentivare il gioco senza controllo online, che danneggia anche i minori. Vi chiediamo di rivedere la posizione, noi non siamo contro di voi, ma vogliamo collaborare e chiediamo di essere aiutati”, ha detto.
Emmanuele Cangianelli, dirigente nazionale di Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici, ha evidenziato a più riprese come la riduzione dell’offerta del gioco legale, oltre alle pesanti ricadute economiche, “stia generando maggiori rischi per i giocatori, visto che prima c’erano tutti i filtri per gli accessi ai luoghi di gioco”.
Anche Giorgio Pastorino, presidente nazionale di Sts, il sindacato dei totoricevitori sportivi aderente alla Federazione italiana tabaccai, ha auspicato il ripristino della situazione prima dell’entrata in vigore della legge regionale, i cui effetti dovrebbero invece essere applicati per i punti-gioco di nuova apertura. “Il Piemonte ha avuto fretta di legiferare, il distanziometro ferma il giocatore occasionale ma non quello patologico, che sceglie comunque altre strade. Il settore legale è sempre stato un argine al proliferare dei videopoker, strumenti utilizzati dalla criminalità” ha puntualizzato.
Per Sistema gioco Italia, la federazione di filiera dell’industria del gioco e dell’intrattenimento aderente a Confindustria, è intervenuto il dirigente nazionale Italo Marcotti. “Con questa legge si è voluto colpire un sistema di regole certe, ma non si fa nulla per contrastare l’illegalità. È stato commesso un errore politico, ma anche strategico” ha dichiarato.
Massimiliano Pucci, presidente di Assotrattenimento, che rappresenta gli operatori del gioco lecito, ha chiesto un’attenta valutazione di tutti gli effetti: “La legge aveva un impianto di prevenzione, ma l’ideologia alla fine ha preso il sopravvento. La legge dell’Emilia Romagna prevede la clausola valutativa per fare una sorta di tagliando. È importante ad esempio, che le Asl ci forniscano dati certi sui benefici dal punto di vista della salute”.
Per Antonio Rinaudo e Chiara Sambaldi di Eurispes, l’ente che ha realizzato la ricerca “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte” dal punto di vista dei giocatori patologici la legge regionale sembra aver sortito pochi effetti, “se si considera che la richiesta di gioco è in aumento e che per i giocatori problematici e patologici le distanze non costituiscono un problema, dal momento che spesso vanno a giocare lontano da casa, una sorta di pendolarismo per tutelare la propria privacy. Non va sottovalutato, inoltre, che uno dei canali più utilizzati dalla criminalità per il riciclaggio di denaro è il gioco attraverso canali illegali”.
Marco Sisti di Ires Piemonte, presentando la ricerca “Il gioco d’azzardo in Piemonte prima e dopo la legge regionale 9/2016” ha invece evidenziato che “in questi anni si è assistito a una drastica riduzione dei volumi di gioco in Piemonte a fronte di un incremento nelle altre regioni”.
Dal 2013 al 2016, infatti, in Piemonte il volume nel gioco distribuito su rete fisica è cresciuto di circa il 4,5% (+219 milioni di euro, pari a un volume di gioco di circa 1.167 euro procapite per residente di ogni età). Anche le perdite dei giocatori sono cresciute nello stesso periodo di circa l’11% (+127 milioni, pari a 283 euro procapite per residente di ogni età). Dopo il 2016 si assiste a una drastica diminuzione dei volumi di gioco nella nostra regione a fronte di un incremento nel resto d’Italia. La diminuzione registrata in Piemonte nel 2018, rispetto al 2016, è di 497 milioni di euro (-9,7%) e di 430 milioni rispetto al 2015. Il calo nel valore delle perdite osservato nel 2018 rispetto a quello del 2015 è pari a 113 milioni (- 10%). Nel resto d’Italia le perdite del 2018 sono maggiori di circa 1,3 miliardi rispetto al 2015 (+9%). In Piemonte il gioco a distanza cresce molto (+75%), ma meno che nel resto d’Italia (+87%), la crescita del gioco d’azzardo rallenta rispetto al resto d’Italia (+7% contro +22%) e, nel 2018, le perdite sono inferiori a quelle osservate nel 2015 di circa il 6% (69 milioni di euro).
Sono intervenuti, per richieste di approfondimenti, i consiglieri Marco Grimaldi (Luv), Maurizio Marrone, Bongioanni (Fdi), Alberto Preioni, Valter Marin (Lega), Giorgio Bertola (M5s) e Domenico Rossi (Pd).
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