Si apre nel segno della musica beethoveniana. Un omaggio al celebre compositore tedesco di cui ricorre nel 2020 il 250 esimo anniversario dalla nascita
Protagonista del concerto inaugurale di venerdì 11 ottobre, alle 20, della nuova stagione concertistica dell’Auditorium Rai di Torino, sarà il direttore principale James Conlon, che dirigerà i primi tre appuntamenti per tre settimane consecutive, tutte nel segno di Beethoven. Non è, certo, una scelta casuale, in quanto nel 2020 ricorrerà il 250 esimo anniversario della nascita del musicista, avvenuta a Bonn, in Germania, il 17 dicembre 1770.
Proprio l’omaggio di James Conlon a Beethoven costituisce il fil rouge che lega i primi tre appuntamenti musicali. In apertura del concerto inaugurale della stagione verrà eseguita l’Ouverture in fa minore op. 84, tratta dalle musiche di scena composte da Beethoven per l’Egmont, in cui il musicista riassume gli ideali dello spirito di sacrificio e dell’eroismo generoso che animano l’eroe fiammingo del Cinquecento capace, grazie al suo valore e al suo coraggio, di contrapporsi al crudele governatorato del Duca d’Alba. L’Ouverture si accompagna a nove parti indipendenti, quattro intermezzi, due lieder, due melodrammi composti da scene recitate con accompagnamento strumentale, ed una Sinfonia di Vittoria per soprano e grande orchestra. Manifesto politico, in cui la sete di giustizia e libertà di Egmont si oppone al dispotismo del duca d’Alba, Egmont è anche un grande dramma del destino. L’Ouverture, ad oggi la più celebre composta da Beethoven insieme a quella del Coriolano, rappresenta una delle ultime opere del periodo eroico, sulla scia della Quinta Sinfonia, terminata due anni prima. L’importanza che in questa partitura assume la libertà è stata da molti critici interpretata quasi come la volontà beethoveniana di identificazione di sè stesso con la figura di Egmont.
Seguirà il Concerto il re minore per violino, pianoforte e orchestra MWV 04 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, che verrà eseguito, in veste di solisti, dalla pianista partenopea di fama internazionale Mariangela Vacatello e da Roberto Ranfaldi, violino di spalla dell’Orchestra sinfonica della Rai dal lontano ’95. A chiusura delle serata la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Dmitrij Sostakovic, composta nel 1937 all’indomani degli attacchi da parte del regime contro le tendenze formalistiche dell’opera “Lady Macbeth del Distretto di Mcensk”.
La Sinfonia può essere interpretata quasi come una sorta di caricatura della musica del periodo, attraverso la quale Sostakovi intendeva criticare la rigidità del regime stalinista. Con quest’opera il compositore ha sicuramente raggiunto la sua maturità artistica, sacrificando la carica innovativa presente in alcune sue opere precedenti in favore di una maggiore limpidezza e coerenza. Il movimento iniziale, Moderato, della durata di quasi un quarto d’ora, si presenta nella classica forma di sonata ed introduce da subito un tema aggressivo, che va poi stemperandosi in un secondo tema ed a chiudersi in un finale sospeso e mistico. La parte più riuscita della Sinfonia è quella che segue il secondo movimento cioè il Largo, in cui ci si trova di fronte ad una sensazione di sospensione, che diventa invece più carica di tensione nell’ultimo movimento. Per questi motivi la Sinfonia n. 5 risulta dal punto di vista tecnico una delle composizioni più riuscite di Sostakovic.
Mara Martellotta
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