La decisione del Santo Padre di confermare l’Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia per altri due anni alla guida della Diocesi Torinese credo rappresenti una gran bella notizia tanto per il mondo cattolico, quanto per la comunità civile nel suo insieme. Questo non già perché – come è stato scritto da qualche parte – vi fossero difficoltà a trovare un successore adeguato. Infatti, già solo volgendo lo sguardo sulla nostra Regione, è facile vedere come fortunatamente in essa siano presenti personalità religiose di grande spessore e capacità. La proroga di Mons. Nosiglia è un dono per le comunità religiose, cattoliche e non, nonché per l’insieme della società, per molte ragioni, ma in particolare per la sua preziosa “linea pastorale”.
Io non ho certo né la competenza, né l’autorevolezza, né la presunzione, di avere la capacità di fare un’analisi completa e articolata dell’opera del nostro Arcivescovo. Ho cercato di seguire le sue indicazioni e i suoi richiami come potevo e come ne sono stato capace, ma, ovviamente, sono consapevole di aver colto solo una parte del tutto e, in particolare, quella più vicina ai terreni nei quali mi sono sempre impegnato. In questo senso ho veramente apprezzato gli sforzi del nostro Pastore su due grandi tematiche.
La prima è quella dell’attenzione e della promozione del dialogo interconfessionale, con i conseguenti addentellati di una speciale sensibilità per i problemi degli immigrati, dell’integrazione, dell’interazione fra culture, dell’attenzione alle sofferenze dei più deboli. Come coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi” abbiamo, infatti, potuto toccare con mano la vicinanza di Mons. Nosiglia ad ogni nostra iniziativa, nonché godere del suo appoggio e dei suoi consigli. Basti pensare alla sua presenza il 1° gennaio di ogni anno, alla grande agape interreligiosa, da noi organizzata all’Arsenale della Pace – grazie alla ospitalità dei generosi confratelli del Sermig – insieme al Comitato Interfedi presieduto dal prof. Valentino Castellani e dal Comitato per i diritti umani del Consiglio Regionale del Piemonte.
La seconda – per molti aspetti interconnessa con la prima – è quella del costante richiamo rivolto ai laici cattolici a favore di un maggiore impegno nella vita politica. Cito dalla bella intervista di Ludovico Poletto su La Stampa di ieri: “La carenza di laici cattolici impegnati, ha nuociuto alla politica e rappresenta un impoverimento dell’intera azione culturale e sociale della Città”.
Ecco, a giudizio mio e di tante amiche e amici, (con i quali siamo insieme impegnati in opere che fanno riferimento alle tematiche succitate), i continui richiami del nostro Arcivescovo – peraltro in piena sintonia con Papa Francesco e con il Presidente della C.E.I. Card. Bassetti – sono assolutamente preziosi e vitali per il bene e il futuro della nostra collettività. Infatti, come si può prescindere da un dialogo sincero e onesto, da un desiderio di condivisione e conoscenza, da una voglia di arricchimento reciproco, se si vuole davvero il Bene della nostra società e del nostro Paese. Con un nota bene che è giusto e opportuno specificare. Dialogo sincero e onesto, vuol dire un atteggiamento che metta decisamente da parte ipocrisie, demagogie, “buonismi”, giustificazionismi pelosi e che ponga come centrali il rispetto della nostra Costituzione, dei diritti fondamentali riconosciuti dall’ONU, e quindi dei doveri non meno dei diritti.
In quanto alla forte e costante esortazione all’impegno politico, credo che oltre a richiamare la Dottrina Sociale della Chiesa che considera la politica: “la massima forma di carità”, l’urgenza con cui, da Papa Francesco alla C.E.I. fino a molte Diocesi del nostro Piemonte, essa derivi dall’osservazione del crescente degrado civile, morale e sociale. Aggravato dal simultaneo, crescente disinteresse dei cattolici – pur molto attivi su tanti altri fronti – riguardo al mondo della politica, quasi volessero lavarsene le mani. Tant’è che in uno dei suoi numerosi interventi, Papa Francesco (che chi lo conosce bene, sa che è alquanto preoccupato della tiepidezza di molte delle leaderships laiche delle associazioni e dei movimenti cattolici) ha domandato agli interlocutori, che paventavano i rischi di un impegno nel mondo delle istituzioni politiche, se loro volessero stare dalla parte di Cristo o di quella di …..Ponzio Pilato!
Queste, ripeto, sono solo due delle tante problematiche sulle quali è intervenuto in maniera fattiva e incisiva il nostro Arcivescovo. Ebbene, io credo – pur non osando indicare alcuna priorità fra quelle citate e altre questioni, quali quelle della tutela della famiglia, della vita, del diritto al lavoro, del contrasto alla povertà, della difesa dell’ambiente ecc. – che un impegno generoso e forte, dei credenti e non, in queste aree, determinerà quale direzione prenderà complessivamente il futuro per noi, ma soprattutto per i nostri figli.
Giampiero Leo
Membro della Consulta delle associazioni laicali
Portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con Voi”
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE