Abbiamo iniziato con la Duccio di Buoninsegna, detta anche Madonna di Torino, il quadro è il più antico dipinto del pittore originario di Siena, Duccio di Buoninsegna. Risale al 1280-1283 e ha un’indole bizantina che non è insolita per il periodo in cui è stata realizzata, ma che è assolutamente affascinante perché la collega alle opere di un altro caposaldo del XIII secolo, il geniale, imprescindibile Cimabue, pittore di cui il notissimo biografo Giorgio Vasari scrisse nelle sue Vite, Fu il primo a scostarsi dalla goffa e ordinaria maniera greca, ritrovando il principio del disegno verosimile alla latina. In effetti Cimabue -e attraverso di lui Duccio di Buoninsegna-, intuisce il moto di cambiamento interno alla pittura bizantina, facente capo al forte desiderio di movimento. La pittura bizantina tradizionalmente ieratica e clamorosamente silenziosa, in Europa coltiva la tendenza alla resa dei volumi, come risultato del bisogno latente di comunicazione con l’osservatore. L’intuizione del Cimabue (1240-1302) è così forte da rendergli il merito di aver avviato la rinascenza della pittura italiana. I soggetti carichi di sentimento sono a qualche generazione di distanza nel solco dell’intuizione del senese; Dante lo cita nella Seconda Cantica come colui di cui si conserva il grido. Nella Duccio di Buoninsegna dunque notiamo tutte le caratteristiche che possono mostrare i passaggi tra gli stili, osservando due cose, prima di tutto, le linee spezzate, da cui si intuisce l’attenzione al volume del corpo, perciò al suo prendere spazio; poi, in secondo luogo, vediamo la Madonna tacere tra due momenti quello del dialogo con l’osservatore e quello ludico con il bambino. Quindi qui la comunicazione già esiste, con il volume al minimo, sospesa nel momento dell’ultimo sguardo e attaccata alla forza del gioco. Dopo è uscita la Madonna delle Ciliegie, del maestro dell’agosto di Palazzo Schifanoia. Ancora una volta abbiamo avuto occasione di parlare del movimento contro la guerra Donne in Nero; si è parlato del presidio portato avanti dalla Casa delle Donne di Torino in centro città all’angolo tra via Garibaldi e via XX Settembre ogni ultimo venerdì di ogni mese. La Madonna delle Ciliegie è dipinta con un mantello di colore nero e lucido come il velluto e ha pendenti sul capo due rami di ciliegio simbolo della passione di Cristo e per i quali si è ricordato l’episodio della battaglia di Keraso, vinta dai Romani. Poi con la terza uscita abbiamo visto il Polittico di Sant’Anna dell’amatissimo Gaudenzio Ferrari di cui si è detto, quattro tavole sono ai Reali di Torino e due alla National Gallery di Londra. Polittico che potrebbe essere oggetto di dialogo tra i lettori che vogliano interrogarsi su quale sia la parte preferita tra le quattro analizzate. In altre parole, vi sentite più vicini al tenero congiungersi della Madonna con il Bambino sulle ginocchia di Sant’Anna (scena centrale), all’abbraccio carico di salvezza (sulla sinistra), alla fuga di Gioacchino dal tempio (a destra) oppure, in ultimo, al pensoso e onnisciente Salvator Mundi (sopra)? Il pezzo della scorsa settimana, ossia la quarta uscita dedicata alla Madonna con il Bambino e sei Santi di Andrea Mantegna, ha dato occasione di ricordare di un certo modo di dipingere tipico del XV/XVI secolo quello che accosta i ritratti di figure viventi e figure sovrannaturali. La Madonna con Bambino e sei Santi è un quadro datato circa 1485 e conservato ai Musei Reali di Torino. Non è raro per Andrea Mantegna scegliere di dipingere Santa Maria in nero, ad esempio anche la Madonna con coro di angeli, conservata a Milano presso la pinacoteca di Brera, una tempera grassa su tavola attribuita sino al tardo XIX secolo al Bellini, ha indosso un mantello nero che le cinge il grembo, il capo e le spalle. Santa Maria e il Bambino della Brera di Milano si stagliano sullo stesso cielo azzurro della Madonna con sei Santi dei Reali di Torino, ma in questo caso i due sono circondati da angeli distinti in Cherubini e Serafini a seconda del colore delle ali; grande assente il San Giovannino, da sempre compagnia preferita di Cristo Bambino. Eccoci dunque a parlare della Madonna del Giovenone, accomunata alle altre per alcuni motivi e unica per certi aspetti. Per i caratteri di somiglianza vediamo prima di tutto il fatto che si tratta di una Madonna in trono -cosa che la rende più simile alla Duccio di Buoninsegna-, poi la Giovenone ha il mantello di un nero lucido come il velluto -e perciò ricorda la Madonna delle Ciliegie-, considerando la datazione invece, vediamo la data del 1533 cosa tra tutte quelle fin qui nominate che la rende la più vicina al polittico gaudenziano datato al 1508, in ultimo anche la Madonna del Giovenone inscena figure sovrannaturali proprio come nella Madonna con Bambino e sei Santi di Andrea Mantegna. Per quanto riguarda il resto, infine, la Madonna in nero di Gerolamo Giovenone tra i santi Giulio D’Orta e Giuseppe ha dei capelli di cui il colore porta eccezione rispetto a tutte le altre.
Ellie
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