Fra Arte e Poesia la Natura celebrata al Collegio San Giuseppe

Nelle opere di trenta artisti. Fino al 18 aprile
Dalla natura al simbolo. Ad aprire la rassegna, sono due opere “specchianti”, l’una la prosecuzione dell’altra, realizzate in momenti di diversa creatività artistica, ma anche di diversa tensione emotiva ed esistenziale da Michele Tomalino Serra ( Cossano Belbo, 1942 – Torino, 1997), allievo a Torino di Gigi Morbelli, cui l’artista cossanese deve, in gran parte, l’avvicinamento a quella forma di “realismo fantastico” e “simbolico” che contraddistingue buona parte dei suoi dipinti. Un unico titolo per entrambe le opere: “Trasformazione di un paesaggio”. Nella prima permane ben chiara la traccia figurativa, pur se frutto di sintetiche ed umbratili pennellate cariche di colore, dissolte ed ancor più essenzializzate nella seconda, che pare inghiottire ogni forma di presenza umana e paesistica (fatta eccezione per il nudo albero proteso al cielo) in una sorta di   ansiogena astrazione di parvenze reali intaccate dal macigno delle emozioni. “E stupisco che ancora al mondo sian/ gli alberi e l’acque…”, recitano accanto pochi ma ben espliciti versi di Camillo Sbarbaro. Fra Arte e Poesia, è infatti un suggestivo tributo a trenta artisti, tutti piemontesi (in larga parte torinesi o comunque torinesi d’adozione), la terza mostra della terza serie di esposizioni d’arte organizzate nelle sale del “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, a Torino. Mostra a tema, la rassegna – curata da Alfredo Centra e da Donatella Taverna – assembla un’ottantina di opere (fra oli, incisioni, disegni, tecniche miste e sculture) tutte ispirate al mistero infinito e senza tempo della natura, di quella natura assoluta “immagine del suo Creatore – scrive la Taverna – con cui la conciliazione non può compiersi altrimenti che con l’arte, poetica o pittorica poco importa, purché limpida ed essenziale”. A far da collante alle opere esposte, tutte abbinate a citazioni poetiche scelte con opportuna avvedutezza, la primordiale suggestione di “alberi altissimi ed acque”, come recita il titolo stesso della mostra, ispirandosi ai versi, narranti la mitica Sicilia, di Salvatore Quasimodo, in “Le morte chitarre” da “Il falso e vero verde”. Raffinatissimo e di grande maestria incisoria, é il “Notturno” con quella luna piena vegliante e velata, opera dell’‘87 della valsusina Lia Laterza, accanto ai non meno preziosi “Alberi” di Eugenio Gabanino, così come ai più tonali e lievi “rami” di Aldo Conti (Torino, 1935 – 2008) o a quelli più “tormentati” e struggenti della ligure (ma formatasi all’“Albertina” di Torino) Cecilia Ravera Oneto (1918 – 2002), accostati alla complessa frenesia per certi versi da “stretta al cuore” della torinese Marazia, al secolo Maria Grazia Magliocca Parenti. Da segnalare, per la perfezione e l’ostinato rigore di un segno così preciso da togliere il fiato, le stupende incisioni di Xavier   de Maistre, così come il raffinatissimo composito “Motivo orizzontale” di Elisabetta Viarengo Miniotti, incisione del ‘91 in cui si legge l’alta lezione del maestro Giacomo Soffiantino. Seguono le pagine mosse e delicate di Giuliano Emprin (Torino, 1902 – 1991), accanto alle più cupe “Sinfonie in blu” e allo “Studio per l’isola Ildebranda” di anelito quasi informale firmate da Ottavio Mazzonis (Torino, 1921 – 2010). Sul tema “alberi”, si segnalano ancora le opere dell’alessandrino Franco Sassi (1912 – 1993), della torinese Carla Persani Motti (fra i fondatori delle Associazioni “Il Senso del Segno” e “Volarte”), così come i simbolici tormentati tronchi di Alda Besso-Giò (Genova, 1906 – Torre Pellice, 1992), accanto alle surreali oniriche visioni di Giorgio Viotto e Vito Oliva, alessandrino come Franco Pieri. Alla prima sezione appartengono ancora, i vigorosi disegni di Luisa Porporato, insieme alle misteriche presenze di Valeria Carbone, ai giochi fantasiosi di Rosanna Campra e al cupo “Bosco” di Luigi Rigorini, presente anche nella sezione “acque” con “Antichi riflessi” a contrappunto – dal sapore mitologico – del grande olio eseguito dal grande padre Antonio Rigorini (Torino 1909 – 1997), titolato “L’onda”. Autentiche chicche, le tre “matite” realizzate fra il ’78 e l’‘80 durante un periodo di convalescenza a Pallanza dal celebre scultore Giovanni Taverna (1911 – 2008), alessandrino e allievo di Leonardo Bistolfi. In mostra c’è anche un vigoroso “Albero nella tempesta”, firmato dalla moglie di Taverna, Margherita Costantino (Torino, 1915 – 2006). Per “acque”, la rassegna presenta ancora due astratte geometriche “plages” di forte impatto visivo dell’alsaziano ma torinese d’adozione Jean Luois Mattana (1921– 1990) e una scultura vitrea “La goccia”, tagliata al centro con una colatura di vetro fuso che pare interrompere l’incantata purezza di un sogno, realizzata dalla chierese Monica Dessì. A seguire opere di Anna Maria Palumbo, Mario Gomboli (Firenze, 1946 – Torino, 2014), Edina Prochet, Guido De Bonis (Torino, 1931 – 2013) e Rita Scotellaro, canavesana. Sua, l’informale “Onda” del 2012, accompagnata dai versi di Umberto Saba: “…me al largo/ sospinge ancora il non domito spirito/ e della vita il doloroso amore”.

Gianni Milani

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“…e alberi altissimi e acque…”
Collegio San Giuseppe, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it
Fino al 18 aprile
Orari: lun. – ven. 10,30/12,30 – 16/18; sab. 10,30/12,30
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Foto

– Michele Tomalino Serra: “Trasformazioni di un paesaggio 1” 
– Michele Tomalino Serra: “Trasformazioni di un paesaggio 2”
– Xavier de Maistre: “Pino laricio”
– Giovanni Taverna: Serie “Alberi”
– Antonio Rigorini: “L’onda”
– Monica Dessì: “La goccia”
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