Tre mesi fa, la notizia fece il giro del Paese: un ragazzo nigeriano di 33 anni con permesso di soggiorno si era gettato dal treno Chivasso-Novara per sfuggire a un controllo della Polfer. Di lui qualcuno disse “Meglio quello che un altro”: il caso fece discutere.
La sua salma è ancora nell’obitorio dell’ospedale di Vercelli e non è stato possibile procedere ai funerali di carità. Per questo, il consigliere regionale Gabriele Molinari (Pd) ha annunciato oggi di volersi occuparsi direttamente della vicenda, “per quello che sarà possibile – scrive – anche economicamente”. E ha lanciato un appello a tutti coloro che, anche con un gesto minimo, vogliono partecipare a una causa che ha definito di civiltà ed umanità. ‘’Una situazione indegna, ai confini della realtà: non m’interessa trovare il responsabile, chiunque sia ne risponde alla propria coscienza – dice Molinari – Per quel che mi riguarda, ho deciso di fare la mia parte e occuparmene. Non posso accettare di vivere in una comunità che rifiuta le più elementari forme di solidarietà, ma soprattutto non voglio accettarlo’’. Molinari non commenta il rifiuto del comune del luogo del decesso, che adduce motivi formali, attendendo la decisione di un tribunale. ‘’Parliamo di somme non esorbitanti, ma soprattutto parliamo di un uomo in una cella frigorifera, nell’attesa di un atto di pietà: manca in morte, come è mancata in vita’’. Aggiunge: ‘’Non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così, ma so che ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi’’.
La sua salma è ancora nell’obitorio dell’ospedale di Vercelli e non è stato possibile procedere ai funerali di carità. Per questo, il consigliere regionale Gabriele Molinari (Pd) ha annunciato oggi di volersi occuparsi direttamente della vicenda, “per quello che sarà possibile – scrive – anche economicamente”. E ha lanciato un appello a tutti coloro che, anche con un gesto minimo, vogliono partecipare a una causa che ha definito di civiltà ed umanità. ‘’Una situazione indegna, ai confini della realtà: non m’interessa trovare il responsabile, chiunque sia ne risponde alla propria coscienza – dice Molinari – Per quel che mi riguarda, ho deciso di fare la mia parte e occuparmene. Non posso accettare di vivere in una comunità che rifiuta le più elementari forme di solidarietà, ma soprattutto non voglio accettarlo’’. Molinari non commenta il rifiuto del comune del luogo del decesso, che adduce motivi formali, attendendo la decisione di un tribunale. ‘’Parliamo di somme non esorbitanti, ma soprattutto parliamo di un uomo in una cella frigorifera, nell’attesa di un atto di pietà: manca in morte, come è mancata in vita’’. Aggiunge: ‘’Non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così, ma so che ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi’’.