LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO
A cura di Elio Rabbione
L’albero dei frutti selvatici – Drammatico. Regia di Nuri Bilge Ceylan, con Dogu Demirkol e Murat Cemcir. Presentato in concorso a Cannes lo scorso maggio, è la storia di Sinan, giovane appena laureato con velleità di scrittore, di ritorno nel suo villaggio natale in Anatolia, ad un passo dalle rovine di Troia. Il ritorno significa rincontrare una ragazza che ha amato un tempo e che sta per sposarsi, e soprattutto riavvicinarsi ad un padre, un passato di insegnante e una grande passione verso la letteratura ed un presente vittima del gioco e delle scommesse, carico di debiti. Attorno a queste principali presenze, la descrizione dei tormenti della Turchia di oggi, attraverso le sue donne, gli uomini di potere, gli intellettuali, i poliziotti che caricano gli studenti, gli imam dinanzi a una realtà che non riescono a controllare, i giovani che non hanno speranze, i vecchi che coltivano forse qualche sogno. Durata 188 minuti. (Romano sala 1)
Il bene mio – Drammatico. Regia di Pippo Mezzapesa, con Sergio Rubini. La storia di Elia, unico abitante rimasto a Provvidenza all’indomani di un terremoto, soltanto lui non accetta di abbandonare il paese e di abitare le case della nuova città. Ci riuscirà il sindaco, suo cognato, a convincerlo? Durata 95 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)
Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Blu, Massimo sala 2 V.O., The Space, Uci)
La casa dei libri – Drammatico. Regia di Isabelle Coixet, con Emily Mortimer e Bill Nighy. Nella provincia inglese degli anni Cinquanta, una giovane vedova di guerra, Florence, decide di aprire una libreria (come la Binoche apriva la sua profumatissima pasticceria in “Chocolat”) ma qualcuno è contrario, per nulla desideroso di avere sotto casa chi voglia spingere alla lettura. Dovrà usare ogni mezzo per dare vita alla sua iniziativa. Durata 103 minuti. (Classico, Due Giardini sala Nirvana)
Girl – Drammatico. Regia di Lukas Dhont, con Victor Polster. Opera prima premiata a Cannes, ispirato a una storia vera. Il quindicenne Victor sogna di entrare a far parte dell’accademia di danza di Anversa ma il suo desiderio più grande è quello di affermare fisicamente e non soltanto quella ragazza – Lara – che egli sente in se stesso. L’appoggio completo del padre, le cure ormonali, le prove alla sbarra, in sala, davanti allo specchio, che portano ad avanzare sulle altre, le sofferenze e la crescita del corpo che non ama, le ossessioni. Durata 105 minuti. (Nazionale 2)
Hotel Transilvania 3 – Animazione. Regia di Genndy Tartakovski. Terzo capitolo, doveroso considerando il successo dei due che lo hanno preceduto, per l’occasione il conte Dracula si regala un periodo di vacanza con i suoi fedelissimi. Durata 97 minuti. (Massaua, Uci)
Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)
Mamma mia! Ci risiamo – Commedia musicale. Regia di Ol Parker, con Amanda Seyfried, Meryl Streep, Colin Firth, Andy Garcia e Cher. La stessa isola greca, per fortuna ancora le musiche e le canzoni degli Abba, passato e presente si rincorrono intorno alla vita di Donna, Cher chiamata a travestirsi da nonna, qualche vistosa forzatura per ripetere il successo del precedente appuntamento. Durata 114 minuti. (Uci)
Michelangelo – Infinito – Documentario. Regia di Emanuele Imbucci, Con Enrico Lo Verso e Ivano Marescotti. Un ritratto avvincente e di forte impatto emotivo e visivo dell’uomo e dell’artista, da un lato schivo e inquieto, capace di forti contrasti e passioni, ma anche di grande coraggio nel sostenere le proprie convinzioni e ideologie, di pari passo con il racconto cinematografico della sua vasta produzione artistica, tra scultura, pittura e disegni, con spettacolari riprese in ultra definizione e da punti vista indediti ed esclusivi, cui si aggiungono ricostruzioni sorprendenti attraverso evoluti e sofisticati effetti digitali. Durata 144 minuti. (GreenwichVillage sala 3, Uci)
Opera senza autore – Drammatico. Regia di Florian Henckel von Donnersmarck, con Tom Schilling, Paula Beer e Sebastian Kock. L’autore del mai troppo lodato La vita degli altri, premio Oscar, come del capitomboloso The tourist girato in Italia, tra i canali di Venezia, complici dell’insuccesso Depp e Jolie, guarda oggi al Novecento tedesco, a tre diverse epoche della storia della Germania, raccontate attraverso gli occhi e la vita di un artista (l’ispirazione è la biografia di Gerhard Richter), della sua crescita prima sotto il nazismo e sotto il comunismo poi, della scoperta delle avanguardie, del suo amore appassionato per Elisabeth, del suo rapporto con il suocero, l’ambiguo professor Seeband che, disapprovando la scelta della figlia, cerca di porre fine alla relazione tra Kurt e la ragazza. Quello che nessuno sa è che le loro vite sono già legate da un terribile crimine commesso da Seeband decenni prima. Durata 188 minuti. (Eliseo Rosso,Massimo sala 1, The Space, Uci)
Papa Francesco – Un uomo di parola – Biografico. Regia di Wim Wenders. Un percorso personale con il pontefice, le sue idee e il suo messaggio sono centrali grazie al materiale d’archivio ma soprattutto a quattro lunghe interviste condotte nell’arco di due anni dall’autore del Cielo sopra Berlino e Paris, Texas. Avvicinato dal Vaticano già nel 2013, Wenders dichiara di aver avuto una completa libertà nell’elaborazione del progetto, ivi compresa quella del montaggio finale e dell’accesso all’archivio foto e video del Vaticano. Durata 96 minuti. (Ambrosio sala 2, GreenwichVillage sala 2, Ideal, Uci)
La profezia dell’armadillo – Drammatico. Regia di Emanuele Scaringi, con Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto e Laura Morante. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta con ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti. La sua vita scorre sempre eguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro: quando torna a casa, lo aspetta la sua coscienza critica, un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna su cosa succede nel mondo. Alla notizia della morte di Camille, una compagnadi scuola e suo amore di adolescente mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”. Durata 99 minuti. (Massimo sala 2)
Ricchi di fantasia – Commedia. Regia di Francesco Miccichè, con Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli. Sergio è un carpentiere romano, Sabrina una cantante dal passato glorioso, una coppia di amanti che non ce la fa a lasciare i rispettivi compagni. Lui è sempre stato prodigo di scherzi ai compagni di lavoro e quelli decidono un giorno di rendergli il favore: facendogli credere con l’inganno di aver vinto con un biglietto della lotteria un premio da 3 milioni di euro. Convinto della vincita, l’uomo decide di cambiare vita, portandosi pure dietro mamma, figli e parentela varia: fino a che non scopre dello scherzo. Si dirigeranno tutti verso i trulli della Puglia. Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Reposi, The Space, Uci)
Sulla mia pelle – Drammatico. Regia di Alessio Cremonini, con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora e Milvia Marigliano. Una tragedia dell’Italia recente, la tragedia della morte di Stefano Cucchi a soli 31 anni in un carcere italiano. L’arresto, il susseguirsi dei giorni di prigionia, il passato e il presente, il grande coinvolgimento della famiglia, soprattutto della sorella Ilaria. La prova di Borghi che si è ricreato appieno nel fisico (perdendo 18 chili) e nel calvario del ragazzo, come nella sua psicologia, la stagione dei premi cinematografici dovrà guardarlo con un occhio di riguardo. Da vedere per discutere. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 3)
The Nun – Horror. Regia di Corin Hardy, con Demian Bichir e Taissa Farmiga. Altro successo inaspettato negli Stati Uniti questo film girato completamente in Romania, dove è ambientata la vicenda di un gruppo di suore, alla ricerca all’interno di un convento di una reliquia che dovrebbe portare serenità in un luogo dove sembrano al contrario governare forze malefiche. Dopo il suicidio di una monaca, il Vaticano invia là padre Burke e la novizia Irene. Dovranno combattere il Male con ogni loro forza. Durata 93 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Tutti in piedi – Commedia. Regia di Franck Dubosc, con Alexandra Lamy e Franck Dubosc. Jocelyn, uomo d’affari successo ma bugiardo e seduttore che vive sulle bugie, per un equivoco è creduto disabile dalla bionda Julie. Perché, per una immediata conquista, non procedere proprio in quell’equivoco? Le cose peggiorano quando Julie presenta a Jocelyn la sorella, costretta su di una sedia a rotelle in seguito a un incidente stradale. Durata 107 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, GreenwichVillage sala 3, Reposi, Uci)
The wife – Vivere nell’ombra – Regia di Björn Runge, con Glenn Close e Jonathan Price. La storia di una donna e di una moglie, quarant’anni trascorsi a sacrificare il proprio talento e i propri sogni, lasciando che suo marito, l’affascinante e carismatico Joe, si impadronisca della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore alla sfavillante e glOriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti. Ma alla notizia dell’assegnazione del più grande riconoscimento per uno scrittore – il premio Nobel per la letteratura – la donna decide finalmente di dire basta e di riprendersi tutto quello che le spetta. Durata 100 minuti. (Eliseo Grande, Romano sala 2, The Space, Uci)
Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 1)
Un nemico che ti vuole bene – Drammatico. Regia di Denis Rabaglia, con Diego Abatantuono e Antonio Folletto. In una notte di pioggia, il professor Enzo Stefanelli salva la vita a un giovane ferito da un’arma da fuoco. In cambio questi, un killer di professione, gli promette di trovare e uccidere un suo nemico, chiunque egli sia. Anche se il professore insiste nell’affermare di non avere un nemico, il giovane si mette a cercarne uno, creando il caos nella vita di Stefanelli. Dapprima scettico, è l’occasione per l’uomo di aprire gli occhi sulla sua vita e sulle persone che lo circondano. Durata 97 minuti. (GreenwichVillage sala 1, The Space, Uci)
L’uomo che uccise Don Chisciotte – Commedia. Regia di Terry Gilliam, con Jonathan Price e Adam Driver. C’era una volta un film… Gilliam ha lavorato per più di trent’anni sul progetto, Jean Rochefort e Johnny Depp come protagonisti, più scritture, intoppi, enormi guai con la produzione. Poi più nulla, mentre sempre qualcosa bolliva in pentola. Dalla lunga storia, è uscito fuori “questo” Don Chisciotte, dove Driver è un regista che ha strada nella pubblicità e si ritrova nei luoghi dove ha girato un vecchio film sul personaggio di Cervantes: scoprendo che chi un tempo ha ricoperto quel ruolo oggi si identifica con il personaggio. Durata 137 minuti. (F.lli Marx sala Groucho anche V.O., Romano sala 3, Uci)
Una storia senza nome – Drammatico. Regia di Roberto Andò, con Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassmann, Renato Carpentieri e Laura Morante. Valeria, giovane segretaria di un produttore cinematografico, scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo. Un giorno la ragazza riceve da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione, la storia di un probabile film. Ma quel plot è pericoloso, la “storia senza nome” racconta infatti il misterioso furto, avvenuto a Palermo nell’ottobre del 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, “La natività”. Da quel momento, la sceneggiatrice si ritroverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco. Una storia che avesse al centro quel furto avrebbe dovuto avere un’impalcatura più legata all’inchiesta: al contrario ne è stata ricostruita una sceneggiatura che sa troppo “di cinema”, di volutamente aggrovigliata, di un inverosimile che a tratti, tanto per alleggerire, scivola tranquilla sul lato della commedia se non del ridicolo (certi momenti dovuti a Gassmann, certi dialoghi tra Morante e Ramazzotti), sino ai momenti finali che addirittura coinvolgono il film nel film. La macchia maggiore dell’impianto è la prova opaca della protagonista femminile, altre volte lodatissima, la non credibilità del viso e del corpo, la sua unica espressione con o senza rossetto, la sua paura che risulta fredda e non sinceramente dovuta alla spirale di inganni e di violenza che si chiude intorno a lei. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 3)
Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)
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