SUL GRANDE SCHERMO

Oggi al cinema

Le trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione
 
10 giorni senza mamma – Commedia. Regia di Alessandro Genovesi, con Fabio De Luigi e Valentina Ludovini. Papà Carlo, mamma Giulia e tre figli, due dieci e tredici anni, una famiglia normale, felicità ed esasperazioni quotidiane, piccole ribellioni, un lavoro. E la vita continua: fino a quando mamma, che finora ha svolto il proprio lavoro di far quadrare ogni cosa, non decide di prendersi una vacanza, dieci giorni a Cuba con la sorella. Toccherà a “lui”, a Carlo, prima padre assente e sempre indaffarato, un po’ troppo perso nella professione, assaggiare il piacere di trasformarsi in “mammo”. Durata 112 minuti. (The Space, Uci)
 
Asterix e il segreto della pozione magica – Animazione. Regia di Louis Clichy e Alexandre Astier. Asterix e Obelix corrono in aiuto del vecchio Panoramix per trovare la persona cui tramandare il segreto della pozione magica. Sarà Pectin, una giovane ragazza. Ma nel frattempo il rude romano Tomcrus attacca con le sue truppe il villaggio mentre il perfido Sulfurix tenta di impadronirsi della ricetta segreta. Durata 105 minuti. (Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci)
 
Boy erased – Drammatico. Regia di Joel Edgerton, con Nicole Kidman, Russell Crowe, Lucas Edges, Xavier Dolan e Joel Edgerton. Tratto dal libro autobiografico del giornalista Garrard Conley. Jared ha diciannove anni, è il figlio di un pastore battista in un piccola città dell’Arkansas e un giorno svela agli increduli e imbarazzati genitori la propria omosessualità. Il giovane dovrà scegliere, se abbandonare per far prevalere le proprie scelte di vita la famiglia e il rispetto e la fede in Dio o se affidarsi al programma “di cura” portato avanti in un centro chiamato “Love in Action”, un programma di rieducazione eterosessuale. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 1, Cinema Massimo – Museo del Cinema sala Rondolino V.O., Uci)
 
Captain Marvel – Fantasy. Regia di Anna Boden e Ryan Fleck, con Brie Larson, Jude Law, Samuel L. Jackson e Annette Bening. Carole Denvers, nell’America di metà anni Novanta, è una giovane ragazza con un passato confuso, arruolata nell’esercito dei Kree, ricca di emozioni e di un’aggressività che a stento riesce a tenere a freno. In una Terra su cui è stata catapultata, incontrerà l’agente Fury, che le starà al fianco nella lotta e nella comprensione del proprio passato, dove tra l’altro spicca un periodo di esercitazione in un campo militare agli ordini di una misteriosa donna. Successo certo per gli appassionati, in previsione del prossimo “Avengers: Endgame”, in arrivo a primavera. Durata 126 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)
 
La casa di Jack – Thriller. Regia di Lars von Trier, con Matt Dillon, Uma Thurman e Bruno Ganz. America, gli anni Settanta. Seguiamo l’astuto Jack – ingegnere con velleità di architetto – attraverso cinque “incidenti”, e cioè gli omicidi (del primo è vittima la Thurman) che definiscono il suo sviluppo come serial killer. Viviamo la storia dal punto di vista di Jack che vede ogni omicidio come un’opera d’arte in sé, anche se la disfunzione gli dà problemi nel mondo esterno. Nonostante l’inevitabile intervento della polizia (cosa che provoca pressioni su Jack) si stia avvicinando, contrariamente a ogni logica, questo lo spinge a rischiare sempre di più. Lungo il cammino scopriamo le sue condizioni personali, i suoi problemi e i suoi pensieri attraverso conversazioni ricorrenti con lo sconosciuto Virgilio (l’ultima prova di Bruno Ganz), una miscela grottesca di sofismi mescolata con un’auto-pietà quasi infantile e con spiegazioni approfondite di azioni difficili e pericolose. Per il mensile “Ciak” un’occasione per affidare a due voci critiche il giudizio del film, la prima lo ha definito “capolavoro”, l’altra una “boiata pazzesca”, confermando appeno l’iniziativa che von Trier è uno di quei registi che da sempre o si ama o si butta alle ortiche, in maniera definitiva. Il film è vietato ai minori di 18 anni. Durata 155 minuti. (Nazionale sala 2)
 
C’è tempo – Commedia. Regia di Walter Veltroni, con Stefano Fresi, Giovanni Fuoco e Simona Molinari. Il tredicenne Giovanni conosce per caso il fratellastro Stefano, alla morte del padre comune, cui è stata affidata la sua tutela. Un viaggio in comune attraverso le bellezze e i panorami italiani, lungo il quale e due impareranno a conoscersi, l’incontro con una cantante e sua figlia, la passione del regista che sperimenta la sua opera prima per il cinema, attraverso citazioni, ricordi, sensazioni. Durata 107 minuti. (Reposi)
 
Cocaine – La vera storia di White Boy Rick – Drammatico. Regia di Yann Demange, con Matthew McConaughey, Richie Merritt e Jennifer Jason Leigh. Nella Detroit degli anni Ottanta, il giovane Rick vive con il padre, un trafficante di armi, che sogna di poter aprire una videoteca. Presto il ragazzo entra in contatto con la vita violenta della città e quando viene ricattato dall’FBI, che afferma di avere delle prove concrete contro il padre, accetta di divenire un informatore sotto copertura, per smascherare delinquenti, spacciatori e poliziotti corrotti. Ma un giorno il ragazzo inizia a spacciare droga per conto proprio. Durata 111 minuti. (Uci)
 
Copia originale – Drammatico. Regia di Marielle Heller, con Melissa McCarthy e Richard E. Grant. Nella New York di inizio anni Novanta, Lee Israel, vittima dell’alcolismo e di un’eccessiva misantropia, scrittrice di un certo talento, vittima dell’insuccesso del suo libro su Estée Lauder, viene licenziata e dove trovare al più presto una nuova occupazione per pagare l’affitto, le bollette e accudire soprattutto al suo adorato gatto. Frequenta le biblioteche ed in un libro preso a caso ritrova due lettere di Fanny Brice (ricordate la Streisand e “Funny Girl”?): venderle a 75 dollari e immaginare un nuovo lavoro è tutt’uno. Perché allora non “inventare” altre lettere, prendere di mira autori famosi, Noel Coward ad esempio, e “rifarsi” ad essi? La aiuterà con amicizia e dedizione un alcolizzato al pari suo. Tre statuette Oscar forse in arrivo, ai due attori e agli sceneggiatori. Vedremo. Durata 106 minuti. (Greenwich Village sala 3, Nazionale sala 2)
 
Il colpevole – The Guilty – Thriller. Regia di Gustav Möller, con Jakob Cedergren. Asger Holm è un agente di polizia che si è messo nei guai e per questo è stato confinato a rispondere ad un numero di emergenza insieme a più anziani colleghi. Vive questo lavoro con insofferenza e agitazione, anche perché l’indomani lo aspetta il processo che deciderà della sua carriera. Quando riceve la telefonata disperata di una donna che dice di essere stata rapita, Asger decide di mettersi in gioco e fare il possibile, fino a scavalcare le regole, per non tralasciare alcuna possibilità. Il suo desiderio di redenzione si incaglia però in un caso che è molto più complesso di quello che sembra e le sue buone intenzioni rischiano di avere effetti controproducenti per sé e per gli altri. Un film perfetto, teso, con una sceneggiatura e una regia senza una sbavatura, ottimamente interpretato: assolutamente da vedere. Grande successo all’ultimo TFF. Durata 85 minuti. (Greenwich Village sala 1)
 
Il coraggio della verità – Drammatico. Regia di George Tillman jr, con Amandla Stenberg, Anthony Mackie e Regina Hall. Starr è una giovanissima afroamericana, abita in un quartiere abitato da neri e governato da pericolose gang: ma frequenta per volere della madre, che per lei sogna un avvenire diverso, una scuola di bianchi in un prestigioso quartiere di bianchi. Un giorno Starr vede ucciso dalla polizia il suo migliore amico Khalil, i giornali tutti riportano la notizia ma nessuno ha voglia di indagare per comprendere che cosa sia esattamente successo. La protesta dei giovani di colore riempie il quartiere e la guerriglia invade le strade. Soltanto la ragazza conosce la verità ma questo vorrà dire per lei uscire allo scoperto, anche con il pericolo della propria vita. Durata 132 minuti. (Uci)
 
Il corriere – The mule – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Bradley Cooper, Diane Wiest e Clint Eastwood. La storia vera, apparsa su “New York Times Magazine” nel giugno del 2014, di Leo Sharp, veterano della guerra di Corea, un matrimonio alle spalle, che superati gli ottanta (Eastwood con grande immedesimazione ha girato il film a 88 anni), non supportandolo più la sua passione per l’orticoltura, si era messo in tutta tranquillità a trasportare droga con il suo bianco pick-up attraverso l’Illinois per il Cartello di Sinaloa. Incensurato, uomo tranquillo, lontanissimo dal destare sospetti, vede allungarsi le occasioni di trasporto: ma gli agenti del Drug Enforcement Administration (DEA) gli stanno alle costole e la notizia che la moglie è malata terminale lo costringerà a prendere una decisione immediata sul suo futuro. Durata 116 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Chico, Greenwich Village sala 3)
 
Croce e delizia – Commedia. Regia di Simone Godano, con Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Jasmine Trinca e Filippo Scicchitano. Il regista di “Moglie e marito” (lui nel corpo di lei, lei in quello di lui) confonde anche questa volta i generi, prende due uomini, lontanissimi tra loro, un pescivendolo rimasto vedovo e padre legatissimo al figlio e un gallerista, anche lui padre, fa nascere una grande confusione nel momento in cui i due annunciano alle rispettive famiglie la decisione del loro matrimonio. In uno scontro di idee e di comportamenti, in un forzato avvicinamento di radical chic e di rappresentanti di estrazione sociale assai più umile, i figli cercano in tutti i modi di ostacolare il progetto. Durata 100 minuti. (Lux sala 1, Reposi, Uci)
 
Domani è un altro giorno – Commedia. Regia di Simone Spada, con Marco Giallini e Valerio Mastandrea. Giuliano e Tommaso sono amici da trent’anni, il primo vive da tempo in Canada e insegna robotica, l’altro è rimasto a Roma e fa l’attore. Entrambi sono romani “dentro”, seppur con caratteri molto diversi: Giuliano estremamente estroverso, seduttore e innamorato della vita: tuttavia, condannato da una diagnosi terminale e ormai deciso, dopo un anno di lotta, ad abbandonare le cure. Tommaso, riservato e taciturno, lo raggiunge a Roma, soltanto quattro giorni per tirare le somme di una vita intera. L’incontro fa ritrovare di nuova quella complicità che li ha sempre uniti, quella capacità di scherzare su tutto che è fondamentare per esorcizzare l’inevitabile. C’è qualche conto da chiudere, soprattutto un luogo antico e ricco da ritrovare, da ripercorrere, da riconoscere come qualcosa per cui ne è valsa la pena: lo spazio intatto e inattaccabile della loro amicizia. Con loro un terzo incomodo, Pato, un bovaro bearnese che per Giuliano è praticamente un figlio. Remake di quel piccolo capolavoro che è stato lo spagnolo “Truman – un vero amico è per sempre” di Cesc Gay, cinque premi Goya all’attivo. Durata 98 minuti. (Eliseo Blu, Reposi)
 
Escape Room – Thriller. Regia di Adam Robitel, con Taylor Russell, Tyler Labine e Deborah Ann Woll. Un gioco, pare un gioco con il suo bel milione di dollari come premio in palio. Una sequenza di stanze, la ricerca di una compatta unione da parte dei contendenti, le difficolta, il tempo a disposizione per risolvere gli enigmi (o i tranelli), la paura somministrata a piccole o grandi dosi e da trasmettere allo spettatore. Durata 98 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci anche V.O.)
 
La favorita – Drammatico. Regia di Yorgos Lanthimos, con Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz. Primi anni del secolo XVIII: una fragile regina Anna siede sul trono mentre l’amica intima Lady Sarah Churchill governa il paese in sua vece e al tempo stesso si prende cura della cattiva salute e del temperamento volubile della sovrana. Quando l’affascinante Abigail Masham arriva a corte, viene accolta con benevolenza da Sarah (appartiene al ramo povero della sua famiglia), che la prende sotto la sua protezione. Per Abigail è l’occasione di tornare alle radici aristocratiche da cui discende. Mentre gli impegni politici legati alla guerra con la Francia richiedono a Sarah un maggiore dispendio di tempo, Abigail ne approfitta per diventare la confidente della regina. Grazie all’amicizia sempre più stretta con Anna, Abigail ha la possibilità di realizzare tutte le sue ambizioni e non permetterà a niente e a nessuno di intralciarle la strada. Dal contrastato regista di “The lobster” e del “Sacrificio del cervo”, il film ha ricevuto dieci nomination agli Oscar 2019, conquistando soltanto la statuetta per la miglior attrice protagonista. Durata 120 minuti. (Greenwich Village sala 3)
 
Gloria Bell – Drammatico. Regia di Sebastiàn Lelio, con Julianne Moore e John Turturro. Il regista cileno, premio Oscar per il migliore film straniero con “Una donna fantastica”, trasporta a Los Angeles il suo “Gloria” ambientato a Santiago sei anni fa. Nel riproporre la vicenda che lo aveva già fatto apprezzare, ci racconta ancora di Gloria che ama i suoi figli ormai adulti ma che si sente ancora una donna desiderabile, che ama ballare nei club per single e, tra un’avventura e l’altra, non smette di credere all’amore. Proprio in una di quelle serata, sulla pista da ballo, incontra Arnold, fresco di divorzio, e tra i due nasce una passione travolgente che farà riscoprire a entrambi una felicità quasi dimenticata. Tuttavia la ex moglie e le figlie di Arnold sono ancora presenti, il suo cellulare squilla incessantemente e lui non sembra sapersi staccare dal passato. Durata 102 minuti. (Centrale V.O., Eliseo Rosso, Romano sala 1)
 
Green Book – Drammatico. Regia di Peter Farrelly, con Viggo Mortersen e Mahershala Ali. All’inizio degli anni Sessanta, dopo la chiusura del locale di New York in cui lavora come buttafuori, l’italoamericano Tony Vallelonga detto Lip dovrà cercarsi un nuovo lavoro. Lo assolda come chauffeur un pianista raffinato, tranquillo e omosessuale, Don Shirley, dal momento che lo vede menar le mani in maniera rassicurativa e nonostante i pregiudizi razziali che riempiono i discorsi dell’uomo: Don deve andarsene nel Sud per lavoro e in quegli anni nessun uomo di colore osava avventurarsi là senza l’aiuto del “Greenbook”, vademecum necessario a conoscere gli hotel, i ristoranti, i luoghi pubblici in cui i neri erano ammessi. Tuttavia nel lungo viaggio qualcosa cambia, i due uomini imparano a conoscersi. Tratto da una storia vera, il film poggia sull’enorme bravura di Mortensen, tralasciando lo spettatore tutta la prevedibilità della storia (vera) e certi momenti (la cena di Natale nel finale) troppo zuccherosi; ha tra gli sceneggiatori Nick Vallelonga, il figlio di Tony: all’attivo cinque Golden Globe, tre Oscar conquistati, tra cui quello inatteso e certo azzardato per il miglior film. Durata 130 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Greenwich Village sala 2, Romano sala 3, The Space, Uci)
 
Momenti di trascurabile felicità – Commedia. Regia di Daniele Luchetti, con Pif, Thony e Renato Carpentieri. Alla base del film del regista del “Portaborse” sono i due libri di Francesco Piccoli (qui anche cosceneggiatore) pubblicati da Einaudi, “Momenti di trascurabile felicità” e “Momenti di trascurabile infelicità”. Momenti che coinvolgono la vita di ognuno: questa volta potrà approfittarne Paolo che, passato a miglior vita per un incidente in motorino – un furgone l’ha messo sotto mentre lui passava con il rosso -, riuscendo a convincere Qualcuno che quella non era assolutamente ancora la sua ora – una sorta di “Il paradiso può attendere” in chiave nostrana -, avrà a disposizione un surplus di 92 minuti (che è poi la durata del film) per intavolare un bilancio della propria esistenza. Durata 92 minuti. (Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala 2, The Space, Uci)
 
Non sposate le mie figlie 2 – Commedia. Regia di Philippe de Chauveron, con Christian Clavier e Chantal Lauby. Necessario seguito alle “tragicomiche” peripezie della prima puntata: ora i coniugi Verneuil debbono affrontare quattro nuovi casi, dal momento che gli altrettanti mariti delle loro figlie hanno deciso di lasciare la Francia per vari motivi. Che succederà questa volta? Durata 90 minuti. (Centrale V.O., Massaua, F.lli Marx sala Harpo, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)
 
La promessa dell’alba – Drammatico. Regia di Eric Barbier, con Charlotte Gainsbourg e Pierre Niney. Già circa quarant’anni fa Jules Dassin aveva affrontato il romanzo di Romain Gary avendo come interpreti Melina Mercouri e Assaf Dayan, aveva portato sullo schermo quello che è stato definito “uno dei più straordinari tributi mai scritti da un uomo alla propria madre”. La storia avventurosa dello scrittore, l’infanzia in Polonia e l’adolescenza e la successiva vita di studente tra la Costa Azzurra e Parigi, la sua partecipazione al secondo conflitto mondiale come intrepido pilota, le sue tante avventure femminili, il proprio rapporto con la madre Nina, che lo ha allevato da sola, il folle amore di una madre possessiva ed eccentrica, indomabile negli sforzi di vedere il figlio affermarsi come scrittore, un rapporto che ha sempre unito due forti personalità ma che è stato altresì un faticoso peso per tutta la vita. Romain Gary morì suicida a Parigi nel 1980. Durata 131 minuti. (Nazionale sala 1)
 
I villeggianti – Commedia. Regia di Valeria Bruni Tedeschi, con Riccardo Scamarcio, Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi. Anna alla fine di un amore (è lui a lasciarla), Anna sollecitata da un produttore a presentarsi al Centro di cinematografia per convincere la commissione a finanziare il suo prossimo film, Anna che vive con la sua “corte”, con le debolezze e gli slanci che le conoscono e che lei stessa si riconosce, Anna con sua figlia tra familiari e amici durante le vacanze estive nella villa in Costa Azzurra. La vita della regista/interprete che si mescola tra realtà e finzione cinematografica, Valeria in perfetta sovrapposizione personaggio/interprete che mette ancora una volta il suo presente e il suo passato dentro un suo film, i volti della madre e della figlia adottata con Louis Garrel, la sceneggiatrice del film da fare che è l’autentica sceneggiatrice del film che vediamo oggi sullo schermo. Durata 128 minuti. (Classico, Museo del Cinema – Massimo Sala Cabiria V.O., Reposi)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

7 uomini a mollo – Commedia. Regia di Gilles Lellouche, con Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoît Poelvoorde e Jean-Hugues Anglade. Sotto i cieli di Grenoble, un gruppo di quarantenni nel pieno di una crisi di mezza età (uno è diviso dalla moglie, un imprenditore cui gli affari non vanno certo bene, un musicista emblema di ogni fallimento), fisici non certo in piena forma, decide di formare la prima squadra di nuoto sincronizzato maschile della piscina che frequentano. Affrontando lo scetticismo e la vergogna di amici e familiari, allenata da una campionessa ormai tramontata e alla ricerca di conferme, il gruppo si imbarca in un’avventura fuori dal comune per riscoprire un po’ della propria autostima e imparare molto su se stessi e sugli altri. Durata 122 minuti. (GreenwichVillage sala 2)

 

L’agenzia dei bugiardi – Commedia. Regia di Volfango Di Biasi, con Giampiero Morelli, Alessandra Mastronardi, Massimo Ghini e Carla Signoris. Fred dirige con un paio di colleghi un’agenzia che fornisce alibi ai mariti e li mette al riparo dalle loro scappatelle. L’organizzazione comincia a traballare quando l’apprendente bugiardo si innamora della bella Clio, prende a riempirla di bugie circa la propria attività, scoprendo altresì che il padre dell’amata è uno dei suoi più assidui clienti, che fa di tutto per nascondere la relazione con una giovane rapper. La storia li vedrà in vacanza tutti insieme, con un bell’insieme di sotterfugi e altre bugie da raccontare. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Aquaman – Fantasy. Regia di James Wan, con Jason Momoa. Arthur Curry, noto anche come “Aquaman, il protettore degli Oceani”, dovrà garantire una pacifica convivenza tra gli uomini della Terra e quelli che vivono nelle profondità marine di Atlantide: i primi continuano ad inquinare il pianeta, gli altri in tutta segretezza progettano di invadere il pianeta. Durata 143 minuti. Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Attenti al gorilla – Commedia. Regia di Luca Miniero, con Frank Matano, Cristina Capotondi e Lillo. Lorenzo, avvocato fallito, vuole recuperare la stima della propria famiglia e di sua moglie soprattutto. Decide di far causa alo zoo della città: ne uscirà vincitore ma dovrà portarsi a casa un enorme gorilla e di lì in poi la coabitazione non sarà sempre facile. Durata 95 minuti. (The Space, Uci)

 

La Befana vien di notte – Commedia. Regia di Michele Soavi, con Paola Cortellesi e Stefano Fresi. Di giorno Paola è una maestrina che svolge il proprio ruolo tra le verdi montagne dell’Alpe di Siusi, in un preciso periodo dell’anno, naso più che aquilino, unghioni poco tranquillizzanti e acciacchi immancabili dovuti all’annuale logorio, si trasforma nella vecchietta che a cavallo di una scopa distribuisce doni ai bimbi buoni. Chi gli sta davvero antipatico è quel Babbo Natale che sponsorizza la bevanda più famosa del mondo mentre lei non è mai stata incaricata di sponsorizzare neppure un lassativo. E se un bel giorno venisse rapita da un brutto tipaccio, diciamo un ex ragazzino cui lei un tempo non ha consegnato un regalo, traumatizzandolo, che oggi non vede l’ora di rubarle le letterine che i bambini le hanno inviato? E se sei dei suoi allievi le corressero in aiuto? Tra una spolverata di divertimento e un pizzico di horror. Che non è quello che possa terrorizzare le nuove generazioni, hanno già visto di peggio. Quel che manca quasi totalmente è un itinerario narrativo capace di tradurre una semplice trovatina in qualcosa di più convincente. Durata 98 minuti. (Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo Rosso, F.lli Marx sala Harpo anche V.O., GreenwichVillage sala 2 e 3, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Capri-Revolution – Drammatico. Regia di Mario Martone, con Marianna Fontana, Antonio Folletto e Reinhout Scholten van Aschat. Nel 1914 l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia di nome Lucia. Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu, un giovane pittore, e il giovane medico socialista del paese. E narra di un’isola unica al mondo, la montagna precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione. Durata 122 minuti. (Massimo sala 2)

 

City of Lies – L’ora della verità – Thriller. Regia di Brad Furman, con Johnny Depp e Forest Whitaker. Basato sul libro di Randall Sullivan, il film è l’incontro tra un ex detective, Russell Poole, che per anni ha cercato di dare un volto agli assassini di due rapper americani, uccisi alla fine degli anni Novanta, ed il giornalista Jack Jackson, anch’egli desideroso di far luce sull’accaduto. Insieme scopriranno che dietro quegli omicidi si nasconde un gruppo di poliziotti corrotti. La cornice è Los Angeles, il poliziesco che punta dritto alla scoperta della verità, può essere una nuova prova positiva per Depp, che negli ultimi anni non ha certo brillato per scelte o per risultati. Durata 112 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci anche V.O.)

 

Cold War – Drammatico. Regia di Pawel Pawlikowski, con Tomasz Kot, Joanna Kulig e Agata Kulusza. Premio per la miglior regia a Cannes ed ora presentato agli Oscar come miglior film straniero. Girato in bianco e nero, è un omaggio del regista ai suoi genitori. Nella Polonia degli anni Cinquanta, dove la Storia è occupata dal grigiore quotidiano dell’occupazione sovietica, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Viktor, un pianista che segue i provini, nasce un grande amore, ma nel corso di un’esibizione a Berlino est, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. Si incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, con nuovi amori ma essi stessi ancora innamorati l’uno dell’altra. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica. Un film capolavoro, una storia d’amore che andava raccontata esattamente così, il bianco e nero a riempire le giornate e i sentimenti, gli attimi bui a suddividere letterariamente l’intera storia, un’interprete femminile guidata in tutta la sua bravura, capace di essere splendida e allo stesso tempo di divenire insignificante, un regista che concentra in una scena sola pagine e pagine di quel racconto che potresti leggere su di una pagina scritta, annotando ogni particolare, ogni sguardo, ogni sorriso e ogni incertezza, ogni decisione, sotto le luci e le ombre della Polonia e di Parigi. Assolutamente da vedere. Durata 85 minuti. (Nazionale sala 2)

 

La douleur – Drammatico. Regia di Emmanuel Finkiel, con Melanie Thierry e Benoît Magimel. Nella Parigi del 1944, Marguerite Duras prese ad attendere il ritorno del marito Robert, personaggio importante della Resistenza, che la Gestapo aveva arrestato. La scrittrice pubblicò a metà degli anni Ottanta i diari di quell’epoca, con le ansie, il terrore, il dolore che derivavano, i sospetti in quanti vedeva attorno a sé. Durata 127 minuti. (Centrale anche V.O.)

 

Il gioco delle coppie – Commedia. Regia di Olivier Assayas, con Juliette Binoche, Guillaume Canet e Vincent Macaigne. L’editoria di oggi, gli acquisti on line e l’e-book che stanno tentando di cancellare o di affievolire il cartaceo (ah! il piacere della carta, di sfogliare pagina dopo pagina), un editore parigino di successo e uno di quegli scrittori che quel successo l’hanno scritto, la discussione intorno ad un nuovo manoscritto, gli intrecci amorosi, di Selena che è moglie dell’editore e amoreggia con lo scrittore, a sua volta fidanzato con un’assistente di un politico di sinistra. Infine, in questo “girotondo” dei nostri tempi, Laura, la nuova amica dell’editore, assunta con l’incarico di addetta alla transizione al digitale. Le relazioni, quindi, al tempo di internet, con i nuovi mezzi di comunicazione, la scrittura e il suo futuro, la cultura e le differenti maniera di conoscenza: attualissimo. Durata 108 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Glass – Drammatico. Regia di M. Night Shyamalan, con James McAvoy, Bruce Willis, Samuel L. Jackson e Sarah Paulson. Il regista del “Sesto senso” conclude una trilogia (ma ci potrebbe essere in futuro un qualche ripensamento?) che aveva iniziato nel 2000 con “Unbreakable – Il predestinato” ed era proseguita con “Split”. Oggi riunisce i suoi attori feticcio e dà il via ad una nuova quanto visionaria storia. In un concerto per supereroi, Dunn (Willis) è sulle tracce di Crumb (McAvoy), come la polizia del resto. Entrambi si ritroveranno nello stesso ospedale psichiatrico, in compagnia di Price, detto Mr Glass, l’acerrimo nemico di Dunne. Durata 128 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space. Uci anche V.O.)

 

Maria regina di Scozia – Drammatico. Regia di Josie Rourke, con Saoirse Ronan e Margot Robbie. Maria, sposa al re di Francia e vedova soltanto due anni dopo, in giovanissima età, rivendica il trono d’Inghilterra. La cugina Elisabetta la considera una minaccia allorché essa torna nella sua Scozia. Tuttavia alla rivalità, in una lettura fatta all’insegna del femminismo e delle pagine della biografia scritta da John Guy, si può sostituire a tratti un forte legame che cerca solidità in mezzo alle guerre di religione e agli intrighi di palazzo, in una lotta continua all’interno di un mondo ferocemente ed esclusivamente maschilista. Durata 124. (Eliseo Grande, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Il mio capolavoro – Commedia. Regia di Gastòn Duprat, con Guillermo Francella e Luis Brandoni. L’amico del cuore di Arturo, gallerista d’arte, è Renzo Nervi, un pittore che negli Ottanta aveva raggiunto un grande successo ma ora è caduto in disgrazia a causa del suo carattere impossibile. Renzo è un ubriacone e un donnaiolo, vive nel degrado e nella sporcizia, non si interessa al denaro e campa di espedienti, togliendosi il gusto di insultare chiunque non gli vada a genio – cioè praticamente tutti. Tuttavia sono proprio questi difetti a renderlo simpatico agli occhi di Arturo. Quando però un incidente confina Renzo in ospedale privandolo temporaneamente della memoria, il pittore chiede all’amico di toglierlo per sempre dalla sua miseria esistenziale. Quale decisione prenderà il gallerista? Durata 104 minuti. (GreenwichVillage sala 1 e 3)

 

Moschettieri del re – Commedia. Regia di Giovanni Veronesi, con Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy e Alessandro Haber. Sono tutti un po’ invecchiati, non tirano più di spada da parecchio tempo, si sono ritirati a vita tranquilla: D’Artagnan s’è ridotto a fare il guardiano ai maiali, Athos vive in un castello tra eccessi erotici e sbornie, Porthos non ci sta più con la testa e Aramis s’è chiuso in convento. Ma è chiaro che se la regina Anna li richiamerà al proprio servizio per sconfiggere una volta per tutte le trame di Mazarino, accorreranno. Veronesi ce li ridà in salsa più che moderna (anche con Celentano in sottofondo), ci impiega un bel po’ di tempo a ripresentarceli prima di inventare per loro uno straccio di avventura, con Ugonotti e trame di palazzo compresi, quando poi ha il fiato un po’ corto decidere di dare il via ad un’altra vicenda di comodo (il rapimento di un giovane Re Sole che sta un po’ sulle scatole a tutti) e tira via abbastanza stancamente (e anche con un po’ di noia) verso il finale. Attenzione, esiste anche un sottotitolo che suona “La penultima avventura”. Aspettiamo il seguito in santa pace. Durata 109 minuti. (Reposi)

 

Non ci resta che il crimine – Commedia. Regia di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Ilenia Pastorelli e Gianmarco Tognazzi. Tre amici a Roma, oggi, a corto di quattrini, cercano di inventarsi una qualche idea che li aiuti a vivere un po’ meglio. Perché non un “tour criminale” che ti porti a spasso per le strade che hanno visto le azioni criminali della Banda della Magliana: si sa, al turista un po’ di noir può sempre interessare. Ma che succede se i tre per uno strano tiro del destino ricapitano davvero negli anni Ottanta, a tu per tu con Renatino? Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Reposi, The Space, Uci)

 

Old man & the gun – Azione. Regia di David Lowery, con Robert Redford, Sissy Spacek, Danny Glover e Casey Affleck. Il film (che Redford ha giurato essere l’ultimo nelle vesti d’attore, volendosi dedicare esclusivamente a dirigere e produrre) è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Da una temeraria fuga dalla prigione di San Quentin quando aveva già 70 anni fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Tucker disorientò le autorità e conquistò l’opinione pubblica americana. Coinvolti in maniera diversa nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt, che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dalla passione non violenta profusa dal fuorilegge nel suo mestiere e da una donna, Jewel, che lo ama nonostante la sua professione. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)

 

Il ritorno di Mary Poppins – Commedia. Regia di Rob Marshall, con Emily Blunt, Colin Firth, Angela Lansbury, Dick van Dyke e Meryl Streep. Forse il film più atteso dell’anno, “la ragazza del treno” come protagonista. Al posto di Julie Andrews, tata non più dimenticata da oltre cinquantanni. Nella Londra del 1930 colpita dalla Grande Depressione, ancora la famiglia Banks con il cresciuto Michael, vedovo, a dover badare ai suoi tre marmocchi, con l’aiuto della sorella Jane. In una simile situazione ecco che Mary Poppins deve tornare, anche questa volta a prendersi cura dei ragazzi. Scenografie e costumi come se ne vedono raramente al cinema, coreografie che sono dei piccoli capolavori (sul finale, il balletto dei lampionai, varrebbe il biglietto) e numeri divertenti (i ragazzini risucchiati con la tata appena ritornata nella vasca da bagno), le musiche niente male (bastano due note per farti andare indietro di mezzo secolo) e due o tre canzoni gradevoli: ma questo “ritorno” appare come la copia un po’ sbiadita dell’originale. Marshall, con Chicago e Nine alle spalle avrebbe dovuto essere assai più sfavillante, ma forse il colpevole vero è lo sceneggiatore David Magee che ha preparato uno script che tenta a fatica di correre dietro alla vecchia avventura, con l’espediente della morte della mamma dei ragazzini che vira tutto quanto in area di commozione e molto meno in quella del divertimento; che scopiazza l’arrivo e l’insediamento nella casa della tata, che inventa un salto prodigioso all’interno di una coppa rotta con un lunghissimo intervallo a cartoni animati, che ripete situazioni. Ma che in primo luogo sembra che inventi di tutto (la storiella delle quote bancarie dei Banks che si capisce fin da subito dove se ne stiano nascoste) per tenere il personaggio di Mary Poppins nelle retrovie, per cui la Blunt, pur moderatamente brava, non può prendersi la scena come faceva la Andrews. Si aggiunga il fatto che il lampionaio Lin-Manuel Miranda è per il pubblico di casa nostra è pur sempre un illustre sconosciuto e non ha certo lo humour di un Dick Van Dike (qui in un cameo che ce lo ridà in maniera tutta felice) e vedrete che il “ritorno” zoppica non poco. Durata 130 minuti. (Uci)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Massimo sala 1)

 

Suspiria – Horror. Regia di Luca Guadagnino, con Tilda Swinton, Dakota Johnson e Chloë Grace Moretz. Il regista di “Chiamami col tuo nome” rivisita Dario Argento. Nella Berlino del 1977, una ragazza americana si unisce ad una compagnia di danza e incontra Madame Blanc, la coreografa. Di alcune allieve non si sa più nulla, mentre la presenza di forze malefiche s’avverte nella scuola e nei sotterranei è nascosto il segreto legato alle Tre madri, le streghe più potenti. Durata 152 minuti. (Massimo sala 1 e sala 3 in V.O., Uci)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, viene colpito alla testa in una camera d’albergo chiusa dall’interno e si ritrova accanto il corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Bell’esempio di giallo d’ambiente italiano, girato tra la Milano da bere e i boschi del Trentino, serrato, inatteso, con una sceneggiatura attenta ad ogni giravolta della vicenda, con il protagonista Scamarcio che non sfigura e un Bentivoglio che è tutto da applaudire nel suo personaggio di padre dolente che nel corso delle ricerche ha capito tutto. Durata 102 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Chico)

 

Una notte di 12 anni – Drammatico. Regia di Alvaro Brechner, con Antonio de la Torre e Chino Darìn. Settembre 1973. L’Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Il movimento di guerriglia dei Tupamaros è stato sconfitto e sciolto da un anno, i suoi membri sono stati imprigionati e torturati. In una notte d’autunno nove di essi vengono prelevati dalle celle nell’ambito di un’operazione militare segreta che durerà 12 anni. Da quel momento in poi verranno spostati, a rotazione, in diverse caserme sparse nel Paese e assogettati ad un macabro esperimento; una nuova forma di tortura volta ad abbattere la loro capacità di resistenza psicologica. Durata 123 minuti. (Classico anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità – Drammatico. Regia di Julian Schnabel, con Willem Dafoe, Oscar Isaac e Rupert Friend. Il pittore verso la fine della sua vita, i soggiorni ad Arles e a Auvers-sur-Oise, passando per l’ospedale di Saint Remy, la felicità e la libertà assaporate soltanto nel dipingere, le incomprensioni della gente non solo verso la sua pittura ma anche verso il suo carattere solitario e scontroso, i pochi mesi passati con Gauguin in un bisogno di amicizia che non toccò mai il cuore del pittore delle ragazze di Tahiti, l’orecchio mozzato, l’aiuto da parte del fratello Theo e la solidarietà affettiva che questi gli dimostrò per tutta la vita: c’è molto, con tanti dei quadri che conosciamo, dell’artista dei girasoli nel film di Schnabel, pittore anch’egli. C’è una macchina da presa che pare felicemente impazzita, ci sono i colori, le campagne del sud della Francia, tutta la poesia delle tele, al centro c’è una grande interpretazione di Dafoe, che s’immedesima appieno, che in certi momenti riesce ad “essere” il pittore. (Ambrosio sala 2 anche V.O., Eliseo Blu, Romano sala 1, Uci)

 

Vice – L’uomo nell’ombra – Drammatico. Regia di Adam McKay, con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carrell e Sam Rockwell. Dall’autore della “Grande scommessa” la storia di Dick Cheney, dagli anni universitari (più alcolici che studio) alla scalata alla Casa Bianca, lavorando con Ford, Nixon e papà Bush fino a divenire vicepresidente di Bush jr, fino a stabilire in più di un’occasione la politica del presidente, capace di dargli piena decisione in politica estera, per otto lunghi anni: sempre con l’appoggio e con la presenza della moglie Lynne, divenendo il meno amato (andò in pensione con il 13% di gradimento) e il più potente. Una biografia a binario unico, salti temporali e vuote ricerche registiche, colpi d’accetta senza badare a spese piuttosto che il momento per offrire una logica e intelligente visione del passato, un teatrino dei pupi piuttosto che il ripensamento freddo ad un’epoca che ha segnato drammaticamente il volto dell’America. Durata 132 minuti. (Ambrosio sala 3, F.lli Marx sala Groucho, GreenwichVillage sala 1 anche V.O., Uci)

 

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

7 uomini a mollo – Commedia. Regia di Gilles Lellouche, con Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoît Poelvoorde e Jean-Hugues Anglade. Sotto i cieli di Grenoble, un gruppo di quarantenni nel pieno di una crisi di mezza età (uno è diviso dalla moglie, un imprenditore cui gli affari non vanno certo bene, un musicista emblema di ogni fallimento), fisici non certo in piena forma, decide di formare la prima squadra di nuoto sincronizzato maschile della piscina che frequentano. Affrontando lo scetticismo e la vergogna di amici e familiari, allenata da una campionessa ormai tramontata e alla ricerca di conferme, il gruppo si imbarca in un’avventura fuori dal comune per riscoprire un po’ della propria autostima e imparare molto su se stessi e sugli altri. Durata 122 minuti. (Centrale V.O., Eliseo Rosso, GreenwichVillage sala 1 e 2)

 

Amici come prima – Commedia. Regia di Christian De Sica, con Massimo Boldi, Christian De Sica e Lunetta Savino. Non è più il classico, vecchio cinepanettone cui per anni ci avevano abituati. I due comici tredici anni fa sembravano essersi detti addio, invece rieccoli inossidabili a reinventarsi un’altra storia. De Sica è un direttore d’albergo che di punto in bianco viene licenziato, troverà una nuova occupazione divenendo in abiti femminili la badante di quel proprietario che gli ha dato il ben servito per passare il tutto in mani cinesi. Quindi una nostrana Mrs Doubtfire, in Brianza. Sotto lo sguardo attento e forse calmante di Brando De Sica, a sorvegliare papà e ritrovato compagno. Durata85 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

La Befana vien di notte – Commedia. Regia di Michele Soavi, con Paola Cortellesi e Stefano Fresi. Di giorno Paola è una maestrina che svolge il proprio ruolo tra le verdi montagne dell’Alpe di Siusi, in un preciso periodo dell’anno, naso più che aquilino, unghioni poco tranquillizzanti e acciacchi immancabili dovuti all’annuale logorio, si trasforma nella vecchietta che a cavallo di una scopa distribuisce doni ai bimbi buoni. Chi gli sta davvero antipatico è quel Babbo Natale che sponsorizza la bevanda più famosa del mondo mentre lei non è mai stata incaricata di sponsorizzare neppure un lassativo. E se un bel giorno venisse rapita da un brutto tipaccio che non vede l’ora di rubarle le letterine che i bambini le hanno inviato? E se sei dei suoi allievi le corressero in aiuto? Tra divertimento e un pizzico di horror. Durata 98 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Ben is back – Drammatico. Regia di Peter Hedges, con Julia Roberts e Lucas Hedges. Ben (Lucas, figlio del regista, magnifica presenza di Manchester by the sea) soffre di gravi problemi di droga, sta tentando la disintossicazione presso un centro di recupero, torna a casa inatteso per le feste di Natale. La madre Holly si accorgerà ben presto del reale stato del suo ragazzo e dovrà fare di tutto perché anche il resto della famiglia non venga coinvolto nel dramma. Durata 98 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale V.O., GreenwichVillage sala 3 anche V.O., The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 1, Classico, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Harpo anche V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space)

 

Bumblebee – Avventura. Regia di Travis Knight, con Hailee Steinfeld e Pamela Adlon e John Cena. Alla fine degli anni Ottanta, in fuga dal pianeta Cybertron, Bumblebee, simpatico robot, capita in un piccolo centro della California, dove sfigurato e pressoché inutilizzabile viene scoperto da Charlie, circa diciottenne, tuttavia sotto le forme di un bel Maggiolino giallo. A contrastare la loro amicizia ci si metterà persino il governo americano, che ha pensato ad un’alleanza con i cattivi del pianeta, sicuro che l’aliena rappresenti una minaccia per tutti. Durata 114 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci anche 3D)

 

Capri-Revolution – Drammatico. Regia di Mario Martone, con Marianna Fontana, Antonio Folletto e Reinhout Scholten van Aschat. Nel 1914 l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia di nome Lucia. Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu, un giovane pittore, e il giovane medico socialista del paese. E narra di un’isola unica al mondo, la montagna precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione. Durata 122 minuti. (Eliseo Blu, Massimo sala 1)

 

Cold War – Drammatico. Regia di Pawel Pawlikowski, con Tomasz Kot, Joanna Kulig e Agata Kulusza. Premio per la miglior regia a Cannes ed ora presentato agli Oscar come miglior film straniero. Girato in bianco e nero, è un omaggio del regista ai suoi genitori. Nella Polonia degli anni Cinquanta, dove la Storia è occupata dal grigiore quotidiano dell’occupazione sovietica, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Viktor, un pianista che segue i provini, nasce un grande amore, ma nel corso di un’esibizione a Berlino est, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. Si incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, con nuovi amori ma essi stessi ancora innamorati l’uno dell’altra. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica. Un film capolavoro, una storia d’amore che andava raccontata esattamente così, il bianco e nero a riempire le giornate e i sentimenti, gli attimi bui a suddividere letterariamente l’intera storia, un’interprete femminile guidata in tutta la sua bravura, capace di essere splendida e allo stesso tempo di divenire insignificante, un regista che concentra in una scena sola pagine e pagine di quel racconto che potresti leggere su di una pagina scritta, annotando ogni particolare, ogni sguardo, ogni sorriso e ogni incertezza, ogni decisione, sotto le luci e le ombre della Polonia e di Parigi. Assolutamente da vedere. Durata 85 minuti. (Eliseo Rosso, Nazionale sala 1)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

La donna elettrica – Drammatico. Regia di Benedikt Erlingsson, con Halidora Geirharosdottir. Produzione islandese. Protagonista è Halla, direttrice di un coro, ma pure nei momenti di libertà un’arciera infallibile pronta a sabotare le linee elettriche del proprio paese, danneggiando con dei blackout l’intera industria. Ricercata, rimane ben ferma nelle proprie idee di rivolta, una cosa soltanto può fermarla: l’approvazione ad una sua richiesta di adozione. Come potrebbe continuare nella sua lotta personale sapendo che nella lontana Ucraina una bambina l’attende per potersi unire a lei e alla propria vita? Durata 101 minuti. (Massimo sala 3 anche V.O.)

 

Il gioco delle coppie – Commedia. Regia di Olivier Assayas, con Juliette Binoche, Guillaume Canet e Vincent Macaigne. L’editoria di oggi, gli acquisti on line e l’e-book che stanno tentando di cancellare o di affievolire il cartaceo (ah! il piacere della carta, di sfogliare pagina dopo pagina), un editore parigino di successo e uno di quegli scrittori che quel successo l’hanno scritto, la discussione intorno ad un nuovo manoscritto, gli intrecci amorosi, di Selena che è moglie dell’editore e amoreggia con lo scrittore, a sua volta fidanzato con un’assistente di un politico di sinistra. Infine, in questo “girotondo” dei nostri tempi, Laura, la nuova amica dell’editore, assunta con l’incarico di addetta alla transizione al digitale. Le relazioni, quindi, al tempo di internet, con i nuovi mezzi di comunicazione, la scrittura e il suo futuro, la cultura e le differenti maniera di conoscenza: attualissimo. Durata 108 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Lontano da qui – Drammatico. Regia di Sara Colangelo, con Maggie Gyllenhaal, Parkel Sevak e Gael Garcìa Bernal. Riproposta americana, di un originale israeliano firmato da Nadav Lapid, ad opera di una regista di origini italiane. Una maestra di scuola materna, una solitudine in mezzo a tanta gente, un marito e due figli, i giorni che si susseguono ai giorni, l’unico suo interesse sono quelle ore trascorse nella scuola dove nascono componimenti poetici, anche se lei stessa a volte si trova fuori posto, impreparata. Incontra Jimmy, un bambino di cinque anni, che inventa piccoli poemi, semplici e bellissimi, li scrive, li sussurra, li recita tra sé e sé, dapprima Lisa tenta di farli passare come suoi, poi dinanzi a quelle parole che racchiudono il mondo di un bambino tenta di spingere i contrari parenti ad apprezzare quelle doti. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O.)

 

Macchine mortali – Fantasy. Regia di Christian Rivers, con Hugo Weaving, Hera Hilmar e Robert Sheenan. Co-sceneggiatore e produttore del film Peter Jackson, l’artefice del Signore degli Anelli, la storia ambientata in un futuro apocalittico dove megalopoli vaganti per il mondo distruggono i piccoli centri, dove la identità della giovane Hester, sfigurata e vendicativa contro chi le ha uccisa la madre, verrà svelata da Tom, dove il nemico da distruggere è Thaddheus Valentine, l’archelogo a capo della Corporazione degli Storici. Ogni avventura mentre Londra si innalza di sette piani e i livelli più bassi sono avvolti dai fumi di scarico dei motori. Avvenierismi e grande tecnologie. Durata 128 minuti. (Uci)

 

Moschettieri del re – Commedia. Regia di Giovanni Veronesi, con Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy e Alessandro Haber. Sono tutti un po’ invecchiati, non tirano più di spada da parecchio tempo, si sono ritirati a vita tranquilla: D’Artagnan s’è ridotto a fare il guardiano ai maiali, Athos vive in un castello tra eccessi erotici e sbornie, Porthos non ci sta più con la testa e Aramis s’è chiuso in convento. Ma è chiaro che se la regina Anna li richiamerà al proprio servizio per sconfiggere una volta per tutte le trame di Mazarino, accorreranno. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico)

 

Old man & the gun – Azione. Regia di David Lowery, con Robert Redford, Sissy Spacek, Danny Glover e Casey Affleck. Il film (che Redford ha giurato essere l’ultimo nelle vesti d’attore, volendosi dedicare esclusivamente a dirigere e produrre) è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Da una temeraria fuga dalla prigione di San Quentin quando aveva già 70 anni fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Tucker disorientò le autorità e conquistò l’opinione pubblica americana. Coinvolti in maniera diversa nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt, che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dalla passione non violenta profusa dal fuorilegge nel suo mestiere e da una donna, Jewel, che lo ama nonostante la sua professione. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 2)

 

Il ritorno di Mary Poppins – Commedia. Regia di Rob Marshall, con Emily Blunt, Colin Firth, Angela Lansbury, Dick van Dyke e Meryl Streep. Forse il film più atteso dell’anno, “la ragazza del treno” come protagonista. Al posto di Julie Andrews, tata non più dimenticata da oltre cinquantanni. Nella Londra del 1930 colpita dalla Grande Depressione, ancora la famiglia Banks con il cresciuto Michael, vedovo, a dover badare ai suoi tre marmocchi, con l’aiuto della sorella Jane. In una simile situazione ecco che Mary Poppins deve tornare, anche questa volta a prendersi cura dei ragazzi. Scenografie e costumi come se ne vedono raramente al cinema, coreografie che sono dei piccoli capolavori (sul finale, il balletto dei lampionai, varrebbe il biglietto) e numeri divertenti (i ragazzini risucchiati con la tata appena ritornata nella vasca da bagno), le musiche niente male (bastano due note per farti andare indietro di mezzo secolo) e due o tre canzoni gradevoli: ma questo “ritorno” appare come la copia un po’ sbiadita dell’originale. Marshall, con Chicago e Nine alle spalle avrebbe dovuto essere assai più sfavillante, ma forse il colpevole vero è lo sceneggiatore David Magee che ha preparato uno script che tenta a fatica di correre dietro alla vecchia avventura, con l’espediente della morte della mamma dei ragazzini che vira tutto quanto in area di commozione e molto meno in quella del divertimento; che scopiazza l’arrivo e l’insediamento nella casa della tata, che inventa un salto prodigioso all’interno di una coppa rotta con un lunghissimo intervallo a cartoni animati, che ripete situazioni. Ma che in primo luogo sembra che inventi di tutto (la storiella delle quote bancarie dei Banks che si capisce fin da subito dove se ne stiano nascoste) per tenere il personaggio di Mary Poppins nelle retrovie, per cui la Blunt, pur moderatamente brava, non può prendersi la scena come faceva la Andrews. Si aggiunga il fatto che il lampionaio Lin-Manuel Miranda è per il pubblico di casa nostra è pur sempre un illustre sconosciuto e non ha certo lo humour di un Dick Van Dike (qui in un cameo che ce lo ridà in maniera tutta felice) e vedrete che il “ritorno” zoppica non poco. Durata 130 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho e Harpo, GreenwichVillage sala 1 e sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaròn, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Opera matura di Cuaròn: il ritmo a tratti (specialmente nella mezz’ora iniziale) troppo lento non impedisce affatto allo spettatore di appassionarsi alle giornate di Cleo, al suo amore per i figli della padrona (in un brano che è un piccolo capolavoro arriverà a salvarne due dalle alte onde del mare), alla fiducia in un ragazzo che l’abbandona su due piedi, alla gravidanza e alle visite in ospedale, a quanto le succede intorno (mentre va in un negozio per comprare la culla alla sua bambina che nascerà morta, assiste dall’alto ai disordini tra studenti e polizia, altro bellissimo momento, raccontato da Cuaròn con una “pietas” davvero indimenticabile. Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) ha designato “Roma” “Film della Critica” con la seguente motivazione: “Con una sontuosa e sensibile messa in scena, resa ancor più efficace dall’uso di un nitido bianco e nero decolorizzato, Alfonso Cuaròn ci guida nella sua epica di ricordi personali, dove i suoi e i nostri occhi sono quelli di una piccola grande donna, vera testimone della formazione esistenziale del regista ma anche della vita di un paese alle prese coi turbolenti travagli di un’epoca”. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 1)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, viene colpito alla testa in una camera d’albergo chiusa dall’interno e si ritrova accanto il corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Bell’esempio di giallo d’ambiente italiano, girato tra la Milano da bere e i boschi del Trentino, serrato, inatteso, con una sceneggiatura attenta ad ogni giravolta della vicenda, con il protagonista Scamarcio che non sfigura e un Bentivoglio che è tutto da applaudire nel suo personaggio di padre dolente che nel corso delle ricerche ha capito tutto. Durata 102 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Reposi)

 

Un piccolo favore – Thriller. Regia di Paul Feig, con Blake Lively e Anna Kendrick. Due madri, Stephanie, madre single e vedova, incontra un giorno Emily, la madre di un amichetto di suo figlio, bella e assai sicura di sé, un marito con cui condividere le giornate. Un giorno Emily chiede a Stephanie di prendersi cura per poche ore di suo figlio e sparisce. Emily comincia a indagare sulla donna, sulla madre, sull’amica. Ne nasce una ricerca basata su menzogne, su cose non dette, su un’esistenza sconosciuta. Film che andrebbe benissimo per una sera televisiva, sconcertante nella recitazione della Kendrick, con una sceneggiatura fatta di azioni e di meccanismi già visti cento volte, di quelli che ti aspetti fin dal primo quarti d’ora. Abbandonare subiti se mai ce l’aveste in elenco tra i film da vedere. Dal romanzo di Darcey Bell. Durata 116 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (Classico)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

 

A cura di Elio Rabbione

 

7 uomini a mollo – Commedia. Regia di Gilles Lellouche, con Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoît Poelvoorde e Jean-Hugues Anglade. Sotto i cieli di Grenoble, un gruppo di quarantenni nel pieno di una crisi di mezza età (uno è diviso dalla moglie, un imprenditore cui gli affari non vanno certo bene, un musicista emblema di ogni fallimento), fisici non certo in piena forma, decide di formare la prima squadra di nuoto sincronizzato maschile della piscina che frequentano. Affrontando lo scetticismo e la vergogna di amici e familiari, allenata da una campionessa ormai tramontata e alla ricerca di conferme, il gruppo si imbarca in un’avventura fuori dal comune per riscoprire un po’ della propria autostima e imparare molto su se stessi e sugli altri. Durata 122 minuti. (Eliseo Blu, GreenwichVillage sala 1 e 2, The Space, Uci)

 

Amici come prima – Commedia. Regia di Christian De Sica, con Massimo Boldi, Christian De Sica e Lunetta Savino. Non è più il classico, vecchio cinepanettone cui per anni ci avevano abituati. I due comici tredici anni fa sembravano essersi detti addio, invece rieccoli inossidabili a reinventarsi un’altra storia. De Sica è un direttore d’albergo che di punto in bianco viene licenziato, troverà una nuova occupazione divenendo in abiti femminili la badante di quel proprietario che gli ha dato il ben servito per passare il tutto in mani cinesi. Quindi una nostrana Mrs Doubtfire, in Brianza. Sotto lo sguardo attento e forse calmante di Brando De Sica, a sorvegliare papà e ritrovato compagno. Durata85 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Ben is back – Drammatico. Regia di Peter Hedges, con Julia Roberts e Lucas Hedges. Ben (Lucas, figlio del regista, magnifica presenza di Manchester by the sea) soffre di gravi problemi di droga, sta tentando la disintossicazione presso un centro di recupero, torna a casa inatteso per le feste di Natale. La madre Holly si accorgerà ben presto del reale stato del suo ragazzo e dovrà fare di tutto perché anche il resto della famiglia non venga coinvolto nel dramma. Durata 98 minuti. (Ambrosio sala 1, GreenwichVillage sala 3 anche V.O., The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Harpo anche V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Bumblebee – Avventura. Regia di Travis Knight, con Hailee Steinfeld e Pamela Adlon e John Cena. Alla fine degli anni Ottanta, in fuga dal pianeta Cybertron, Bumblebee, simpatico robot, capita in un piccolo centro della California, dove sfigurato e pressoché inutilizzabile viene scoperto da Charlie, circa diciottenne, tuttavia sotto le forme di un bel Maggiolino giallo. A contrastare la loro amicizia ci si metterà persino il governo americano, che ha pensato ad un’alleanza con i cattivi del pianeta, sicuro che l’aliena rappresenti una minaccia per tutti. Durata 114 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Capri-Revolution – Drammatico. Regia di Mario Martone, con Marianna Fontana, Antonio Folletto e Reinhout Scholten van Aschat. Nel 1914 l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia di nome Lucia. Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu, un giovane pittore, e il giovane medico socialista del paese. E narra di un’isola unica al mondo, la montagna precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione. Durata 122 minuti. (Eliseo Rosso, Massimo sala 1, Uci)

 

Cold War – Drammatico. Regia di Pawel Pawlikowski, con Tomasz Kot, Joanna Kulig e Agata Kulusza. Premio per la miglior regia a Cannes ed ora presentato agli Oscar come miglior film straniero. Girato in bianco e nero, è un omaggio del regista ai suoi genitori. Nella Polonia degli anni Cinquanta, dove la Storia è occupata dal grigiore quotidiano dell’occupazione sovietica, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Viktor, un pianista che segue i provini, nasce un grande amore, ma nel corso di un’esibizione a Berlino est, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. Si incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, con nuovi amori ma essi stessi ancora innamorati l’uno dell’altra. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica. Durata 85 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

La donna elettrica – Drammatico. Regia di Benedikt Erlingsson, con Halidora Geirharosdottir. Produzione islandese. Protagonista è Halla, direttrice di un coro, ma pure nei momenti di libertà un’arciera infallibile pronta a sabotare le linee elettriche del proprio paese, danneggiando con dei blackout l’intera industria. Ricercata, rimane ben ferma nelle proprie idee di rivolta, una cosa soltanto può fermarla: l’approvazione ad una sua richiesta di adozione. Come potrebbe continuare nella sua lotta personale sapendo che nella lontana Ucraina una bambina l’attende per potersi unire a lei e alla propria vita? Durata 101 minuti. (Massimo sala 2)

 

Lontano da qui – Drammatico. Regia di Sara Colangelo, con Maggie Gyllenhaal, Parkel Sevak e Gael Garcìa Bernal. Riproposta americana, di un originale israeliano firmato da Nadav Lapid, ad opera di una regista di origini italiane. Una maestra di scuola materna, una solitudine in mezzo a tanta gente, un marito e due figli, i giorni che si susseguono ai giorni, l’unico suo interesse sono quelle ore trascorse nella scuola dove nascono componimenti poetici, anche se lei stessa a volte si trova fuori posto, impreparata. Incontra Jimmy, un bambino di cinque anni, che inventa piccoli poemi, semplici e bellissimi, li scrive, li sussurra, li recita tra sé e sé, dapprima Lisa tenta di farli passare come suoi, poi dinanzi a quelle parole che racchiudono il mondo di un bambino tenta di spingere i contrari parenti ad apprezzare quelle doti. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 V.O.)

 

Macchine mortali – Fantasy. Regia di Christian Rivers, con Hugo Weaving, Hera Hilmar e Robert Sheenan. Co-sceneggiatore e produttore del film Peter Jackson, l’artefice del Signore degli Anelli, la storia ambientata in un futuro apocalittico dove megalopoli vaganti per il mondo distruggono i piccoli centri, dove la identità della giovane Hester, sfigurata e vendicativa contro chi le ha uccisa la madre, verrà svelata da Tom, dove il nemico da distruggere è Thaddheus Valentine, l’archelogo a capo della Corporazione degli Storici. Ogni avventura mentre Londra si innalza di sette piani e i livelli più bassi sono avvolti dai fumi di scarico dei motori. Avvenierismi e grande tecnologie. Durata 128 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico)

 

Old man & the gun – Azione. Regia di David Lowery, con Robert Redford, Sissy Spacek, Danny Glover e Casey Affleck. Il film (che Redford ha giurato essere l’ultimo nelle vesti d’attore, volendosi dedicare esclusivamente a dirigere e produrre) è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Da una temeraria fuga dalla prigione di San Quentin quando aveva già 70 anni fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Tucker disorientò le autorità e conquistò l’opinione pubblica americana. Coinvolti in maniera diversa nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt, che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dalla passione non violenta profusa dal fuorilegge nel suo mestiere e da una donna, Jewel, che lo ama nonostante la sua professione. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 2, Uci)

 

Il ritorno di Mary Poppins – Commedia. Regia di Rob Marshall, con Emily Blunt, Colin Firth, Angela Lansbury, Dick van Dyke e Meryl Streep. Forse il film più atteso dell’anno, “la ragazza del treno” come protagonista. Al posto di Julie Andrews, tata non più dimenticata da oltre cinquantanni. Nella Londra del 1930 colpita dalla Grande Depressione, ancora la famiglia Banks con il cresciuto Michael, vedovo, a dover badare ai suoi tre marmocchi, con l’aiuto della sorella Jane. In una simile situazione ecco che Mary Poppins deve tornare, anche questa a prendersi cura dei ragazzi. Durata130 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho e Harpo, GrenwichVillage sala 1 e sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaròn, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Opera matura di Cuaròn: il ritmo a tratti (specialmente nella mezz’ora iniziale) troppo lento non impedisce affatto allo spettatore di appassionarsi alle giornate di Cleo, al suo amore per i figli della padrona (in un brano che è un piccolo capolavoro arriverà a salvarne due dalle alte onde del mare), alla fiducia in un ragazzo che l’abbandona su due piedi, alla gravidanza e alle visite in ospedale, a quanto le succede intorno (mentre va in un negozio per comprare la culla alla sua bambina che nascerà morta, assiste dall’alto ai disordini tra studenti e polizia, altro bellissimo momento, raccontato da Cuaròn con una “pietas” davvero indimenticabile. Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) ha designato “Roma” “Film della Critica” con la seguente motivazione: “Con una sontuosa e sensibile messa in scena, resa ancor più efficace dall’uso di un nitido bianco e nero decolorizzato, Alfonso Cuaròn ci guida nella sua epica di ricordi personali, dove i suoi e i nostri occhi sono quelli di una piccola grande donna, vera testimone della formazione esistenziale del regista ma anche della vita di un paese alle prese coi turbolenti travagli di un’epoca”. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 1)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, viene colpito alla testa in una camera d’albergo chiusa dall’interno e si ritrova accanto il corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Bell’esempio di giallo d’ambiente italiano, girato tra la Milano da bere e i boschi del Trentino, serrato, inatteso, con una sceneggiatura attenta ad ogni giravolta della vicenda, con il protagonista Scamarcio che non sfigura e un Bentivoglio che è tutto da applaudire nel suo personaggio di padre dolente che nel corso delle ricerche ha capito tutto. Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Troppa grazia – Drammatico. Regia di Gianni Zanasi, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea. Lucia è una geometra che vive sola con sua figlia. Il comune un giorno le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Qualcosa su quelle mappe non va, ma per paura di perdere l’incarico decide di non farne parola con nessuno. Il giorno dopo, sul lavoro, viene interrotta da quella che sembra una giovane “profuga”: la sera la rivede all’improvviso nella cucina di casa sua e le sente dire “vai dagli uomini e di’ loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa…”. Durata 110 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Un piccolo favore – Thriller. Regia di Paul Feig, con Blake Lively e Anna Kendrick. Due madri, Stephanie, madre single e vedova, incontra un giorno Emily, la madre di un amichetto di suo figlio, bella e assai sicura di sé, un marito con cui condividere le giornate. Un giorno Emily chiede a Stephanie di prendersi cura per poche ore di suo figlio e sparisce. Emily comincia a indagare sulla donna, sulla madre, sull’amica. Ne nasce una ricerca basata su menzogne, su cose non dette, su un’esistenza sconosciuta. Film che andrebbe benissimo per una sera televisiva, sconcertante nella recitazione della Kendrick, con una sceneggiatura fatta di azioni e di meccanismi già visti cento volte, di quelli che ti aspetti fin dal primo quarti d’ora. Abbandonare subiti se mai ce l’aveste in elenco tra i film da vedere. Dal romanzo di Darcey Bell. Durata 116 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (Classico)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Alpha – Un’amicizia forte come la vita – Avventura. Regia di Albert Hugher, con Kodi Smit-McPhee. In un’età antichissima, durante un lungo periodo di cacce, un ragazzo perde di vista il proprio gruppo e deve affrontare ogni percolo per poter ritornare a casa. Lungo la strada si imbatte in un lupo grigio ferito, lo cura e lo accudisce sino ad una riabilitazione completa. Da tutto questo nascerà l’amicizia tra l’uomo e la razza canina. Durata 96 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Animali fantastici 2 – Fantasy. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Jude Law e Johnny Depp. Non dimenticando il successo del primo capitolo, più che apprezzato un paio di stagioni fa (anche nel senso di incassi al botteghino) e proseguendo quindi pieni di speranze che non verranno deluse nel secondo della saga, alla soglia degli anni Trenta, troviamo il cattivissimo mago Grindelwald in piena evasione mentre accarezza idee di ferrea supremazia, tra profezie che rimandano ad un futuro non troppo lontano e pronte a realizzarsi, mentre il professor Silente affida a Newt Scamander la sua cattura. Una ricostruzione perfetta, dove insieme abitano maghi e mostri, le forze del Bene e quelle del Male, la fantasia che avvolge senza freni il pubblico più giovane come quello più adulto. Durata 134 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho anche V.O. e sala Chico V.O., GreenwichVillage sala 1 e sala 2 V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Blu, Uci)

 

La donna elettrica – Drammatico. Regia di Benedikt Erlingsson, con Halidora Geirharosdottir. Produzione islandese. Protagonista è Halla, direttrice di un coro, ma pure nei momenti di libertà un’arciera infallibile pronta a sabotare le linee elettriche del proprio paese, danneggiando con dei blackout l’intera industria. Ricercata, rimane ben ferma nelle proprie idee di rivolta, una cosa soltanto può fermarla: l’approvazione ad una sua richiesta di adozione. Come potrebbe continuare nella sua lotta personale sapendo che nella lontana Ucraina una bambina l’attende per potersi unire a lei e alla propria vita? Durata 101 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 3)

 

Lontano da qui – Drammatico. Regia di Sara Colangelo, con Maggie Gyllenhaal, Parkel Sevak e Gael Garcìa Bernal. Riproposta americana, di un originale israeliano firmato da Nadav Lapid, ad opera di una regista di origini italiane. Una maestra di scuola materna, una solitudine in mezzo a tanta gente, un marito e due figli, i giorni che si susseguono ai giorni, l’unico suo interesse sono quelle ore trascorse nella scuola dove nascono componimenti poetici, anche se lei stessa a volte si trova fuori posto, impreparata. Incontra Jimmy, un bambino di cinque anni, che inventa piccoli poemi, semplici e bellissimi, li scrive, li sussurra, li recita tra sé e sé, dapprima Lisa tenta di farli passare come suoi, poi dinanzi a quelle parole che racchiudono il mondo di un bambino tenta di spingere i contrari parenti ad apprezzare quelle doti. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O.)

 

Macchine mortali – Fantasy. Regia di Christian Rivers, con Hugo Weaving, Hera Hilmar e Robert Sheenan. Co-sceneggiatore e produttore del film Peter Jackson, l’artefice del Signore degli Anelli, la storia ambientata in un futuro apocalittico dove megalopoli vaganti per il mondo distruggono i piccoli centri, dove la identità della giovane Hester, sfigurata e vendicativa contro chi le ha uccisa la madre, verrà svelata da Tom, dove il nemico da distruggere è Thaddheus Valentine, l’archelogo a capo della Corporazione degli Storici. Ogni avventura mentre Londra si innalza di sette piani e i livelli più bassi sono avvolti dai fumi di scarico dei motori. Avvenierismi e grande tecnologie. Durata 128 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space anche in 3D, Uci)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse, Uci)

 

La prima pietra – Commedia. Regia di Rolando Ravello, con Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Iaia Forte e Serra Yilmaz. Scritto da Stefano Massini, traendolo da una sua commedia scritta per il palcoscenico, è la storia di Samir, studente delle elementari, proveniente da una famiglia di origine musulmana, che un giorno lanciando una pietra contro un vetro della scuola, ferisce il custode e la bidella. Il preside Guzzanti cerca di mettere pace tra i feriti e la madre e la nonna del ragazzino ben lontane dal voler pagare i danni. In quegli stessi giorni si sta preparando la recita scolastica del Natale, festa (ancora) nostrana ma non esente dagli omaggi (oggi dovuti) all’interreligiosità. Durata 77 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Reposi, The Space, Uci)

 

Robin Hood – L’origine della leggenda – Regia di Otto Bathurst, con Taron Egerton e Jamie Foxx. Un racconto antico che il regista ha voluto riproporre sullo schermo dando un gran spolverata di modernità, il ritorno dalle Crociate e la visione di un paese in cui tutto è corrotto e in disfacimento, il cattivo duca di Nottingham, l’amore della bella lady Marian: è un azzardo dire che forse non se ne sentiva il bisogno? Rimpiangiamo tutti i precedenti, da Errol Flynn a Sean Connery. Durata 116 minuti. (Uci)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaròn, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Opera matura di Cuaròn: il ritmo a tratti (specialmente nella mezz’ora iniziale) troppo lento non impedisce affatto allo spettatore di appassionarsi alle giornate di Cleo, al suo amore per i figli della padrona (in un brano che è un piccolo capolavoro arriverà a salvarne due dalle alte onde del mare), alla fiducia in un ragazzo che l’abbandona su due piedi, alla gravidanza e alle visite in ospedale, a quanto le succede intorno (mentre va in un negozio per comprare la culla alla sua bambina che nascerà morta, assiste dall’alto ai disordini tra studenti e polizia, altro bellissimo momento, raccontato da Cuaròn con una “pietas” davvero indimenticabile. Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) ha designato “Roma” “Film della Critica” con la seguente motivazione: “Con una sontuosa e sensibile messa in scena, resa ancor più efficace dall’uso di un nitido bianco e nero decolorizzato, Alfonso Cuaròn ci guida nella sua epica di ricordi personali, dove i suoi e i nostri occhi sono quelli di una piccola grande donna, vera testimone della formazione esistenziale del regista ma anche della vita di un paese alle prese coi turbolenti travagli di un’epoca”. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 1)

 

Se son rose – Commedia. Regia di Leonardo Pieraccioni, con Leonardo Pieraccioni, Gabriella Pession, Claudia Pandolfi, Elena Cucci e Caterina Murino. Giornalista web, diviso da una consorte che ha ritrovato l’amore e padre di una figliola quindicenne più che pronta a muoversi nelle tecnologie e nei sentimenti sempre da prendere al volo del mondo di oggi, vive una seconda vita, inaspettata, proprio quando la prole, in un eccesso di amor filiale, invia a tutte le ex del padre un unici messaggino: “Sono cambiato, riproviamoci!”. La disgrazia vuole che il gruppetto di passate esperienze accolga all’unisono l’invito. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, si risveglia in una camera d’albergo chiusa dall’interno accanto al corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Reposi, The Space, Uci)  FOTO ANDREA PIRRELLO

 

Tre volti – Drammatico. Regia di Jafar Panahi, con Benhaz Jafari e Jafar Panahi. Benhaz è una popolare attrice iraniana che un giorno riceve il video di una ragazza che richiede il suo aiuto contro una famiglia che le impedisce di recitare. Decide immediatamente di abbandonare il set del film che sta girando e con l’aiuto di Panahi iniziare un viaggio che la porterà sulle montagne del paese per ritrovare quella ragazze e dare ascolto e speranza a quel grido drammatico. Durata 102 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Troppa grazia – Drammatico. Regia di Gianni Zanasi, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea. Lucia è una geometra che vive sola con sua figlia. Il comune un giorno le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Qualcosa su quelle mappe non va, ma per paura di perdere l’incarico decide di non farne parola con nessuno. Il giorno dopo, sul lavoro, viene interrotta da quella che sembra una giovane “profuga”: la sera la rivede all’improvviso nella cucina di casa sua e le sente dire “vai dagli uomini e di’ loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa…”. Durata 110 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 3)

 

Tutti lo sanno – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare alle nozze della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con un uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. In Spagna, nella provincia della Rioja, con gli affetti più cari ritrova Paco, l’amore della sua gioventù. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti ma quella gioia lascia all’improvviso il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita: una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e nell’intero paese, dove “tutti sanno”. Dal regista iraniano di “La separazione”: da cui ci si sarebbe aspettato molto di più. Se all’inizio i preparativi della festa sono condotti con un certo ritmo, solare e affascinante, se i vari personaggi familiari sono tratteggiati con sicurezza, man mano che la storia avanza ci si ritrova nell’ovvio (e di una certa paternità mai confessata hai già avuto qualche dubbio non appena la Cruz mette piede al paesello natìo) e il nodo di vipere non snocciola poi grandi sorprese, con qualche imbarazzo per Bardem che si ritrova lì a fare il romanticone e la consorte che s’ingegna a dare credibilità ai suoi dolori di madre, in uno svolgimento che sfoglia tutte le pagine del melò. Darìn questa volta sta nelle retrovie, anche per colpa della brutta sceneggiatura, (sempre più annaspante, con un vero brutto imbattersi delle anime del misfatto, improvviso, mal raccontato), con grave disappunto di chi altre volte lo ha ammirato. Durata 132 minuti. (Massimo sala 3 V.O., Nazionale sala 2)

 

Un piccolo favore – Thriller. Regia di Paul Feig, con Blake Lively e Anna Kendrick. Due madri, Stephanie, madre single e vedova, incontra un giorno Emily, la madre di un amichetto di suo figlio, bella e assai sicura di sé, un marito con cui condividere le giornate. Un giorno Emily chiede a Stephanie di prendersi cura per poche ore di suo figlio e sparisce. Emily comincia a indagare sulla donna, sulla madre, sull’amica. Ne nasce una ricerca basata su menzogne, su cose non dette, su un’esistenza sconosciuta. Dal romanzo di Darcey Bell. Durata 116 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (GreenwichVillage sala 2)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Alpha – Un’amicizia forte come la vita – Avventura. Regia di Albert Hugher, con Kodi Smit-McPhee. In un’età antichissima, durante un lungo periodo di cacce, un ragazzo perde di vista il proprio gruppo e deve affrontare ogni percolo per poter ritornare a casa. Lungo la strada si imbatte in un lupo grigio ferito, lo cura e lo accudisce sino ad una riabilitazione completa. Da tutto questo nascerà l’amicizia tra l’uomo e la razza canina. Durata 96 minuti. (Massaua. Ideal, The Space, Uci)

 

Animali fantastici 2 – Fantasy. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Jude Law e Johnny Depp. Non dimenticando il successo del primo capitolo, più che apprezzato un paio di stagioni fa (anche nel senso di incassi al botteghino) e proseguendo quindi pieni di speranze che non verranno deluse nel secondo della saga, alla soglia degli anni Trenta, troviamo il cattivissimo mago Grindelwald in piena evasione mentre accarezza idee di ferrea supremazia, tra profezie che rimandano ad un futuro non troppo lontano e pronte a realizzarsi, mentre il professor Silente affida a Newt Scamander la sua cattura. Una ricostruzione perfetta, dove insieme abitano maghi e mostri, le forze del Bene e quelle del Male, la fantasia che avvolge senza freni il pubblico più giovane come quello più adulto. Durata 134 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho anche V.O. e sala Harpo V.O., GreenwichVillage sala 1, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Il castello di vetro – Drammatico. Regia di Destin Daniel Cretton, con Brie Larson, Woody Harrelson e Naomi Watts. Basato sull’autobiografia della giornalista americana Jeannette Walls, il film è il racconto dell’infanzia nomade e travagliata dell’autrice/protagonista. Seconda di quattro fratelli, Jeannette cresce con una madre immatura e capricciosa, più attenta agli scorci da dipingere che alle necessità dei figli, e con un padre affettuoso ma alcolizzato. Che quando non è ubriaco si butta in progetti sconsiderati, elabora complesse strategie di guadagno e infarcisce la mente dei figli di aneddoti bizzarri e fantasiosi, che con il tempo alle due sorelle maggiori non bastano più. L’immaginario castello di vetro che lo sconclusionato genitore progetta un giorno di costruire per le bambine, diventa perciò il simbolo dei fallimenti e della promesse infrante: ma anche dei guizzi della follia e dell’immedesimazione. Durata 127 minuti. (GreenwichVillage sala 2, The Space, Uci)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Blu, Uci)

 

Disobedience – Drammatico. Regia di Sebastian Lelio, con Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nivola. Tratto dal romanzo di Naomi Alderman, è un amore al femminile, osteggiato all’interno di una comunità di ebrei ortodossi. Ronit (Weisz), che torna a casa, in un periferico quartiere londinese, per i funerali del padre, decisamente anticonformista, fotografa di moda e di successo oltreoceano, ed Esti (McAdams), timida e riservata, sposata al cugino Dodiv, si ritrovano dopo lungo tempo per riaccendere una passione che non hanno mai dimenticato. Il film è diretto dal cileno Lelio, premiato a Berlino e Oscar quest’anno per “Una donna fantastica”. Durata 104 minuti. (Massimo sala 2 e 3 V.O.)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 3)

 

Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) – Commedia. Regia di Tom Edmunds, con Tom Wilkinson e Aneurin Barnard. La scrittura è un fallimento, i rapporti con il mondo che lo circonda un disastro, William alla soglia dei trenta ha deciso di buttarsi giù da un ponte. L’incontro con un anziano killer professionista, Leslie, può tuttavia mostrare in modo totalmente diversa la sua decisione: ne deriva un contratto secondo cui Leslie ucciderà l’aspirante suicida con un colpo di pistola entro una settimana: il tutto guastato dall’arrivo di una ragazzo di cui William si innamora e un lavoro che fa altrettanto al caso suo. Ma c’è una postilla, che il contratto non è rescindibile. Durata 90 minuti. (F.lli Marz sala Harpo, GreenwichVillage sala 3)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare lasua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico, Due Giardini sala Nirvana, Uci)

 

La prima pietra – Commedia. Regia di Rolando Ravello, con Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Iaia Forte e Serra Yilmaz. Scritto da Stefano Massini, traendolo da una sua commedia scritta per il palcoscenico, è la storia di Samir, studente delle elementari, proveniente da una famiglia di origine musulmana, che un giorno lanciando una pietra contro un vetro della scuola, ferisce il custode e la bidella. Il preside Guzzanti cerca di mettere pace tra i feriti e la madre e la nonna del ragazzino ben lontane dal voler pagare i danni. In quegli stessi giorni si sta preparando la recita scolastica del Natale, festa (ancora) nostrana ma non esente dagli omaggi (oggi dovuti) all’interreligiosità. Durata 77 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Reposi, The Space, Uci)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Massimo sala 2)

 

Ride – Drammatico. Regia di Valerio Mastandrea, con Chiara Martegiani, Renato Carpentieri e Stefano Dionisi. Opera prima passata al TFF ma lasciata fuori da ogni premio, è il resoconto del non-dramma di Carolina, della sua impossibilità a esprimere il proprio dolore mentre si prepara il funerale del padre di suo figlio, vittima del lavoro. In un’altalena di momenti drammatici, ma inespressi, e di attimi che vorrebbero alleggerire l’infelicità della vicenda (il ragazzino che è in attesa della televisione che certamente verrà, che prepara le risposta di una eventuale intervista), subentra la irrealtà del racconto di Mastandrea, che innesta una sottotrama bella ma disturbante del padre della vittima e del suo rapporto con l’altro figlio, anima nera della famiglia. L’attore passato dietro la macchina da presa è più convincente nel raccontare questi attimi e nel dirigere Carpentieri e Dionisi, difetta nell’indirizzare in una giusta direzione quell’impossibilità per cui ha scelto il volto e i mezzi abbastanza dimessi della sua compagna. Durata 95 minuti. (Romano sala 3)

 

Robin Hood – L’origine della leggenda – Regia di Otto Bathurst, con Taron Egerton e Jamie Foxx. Un racconto antico che il regista ha voluto riproporre sullo schermo dando un gran spolverata di modernità, il ritorno dalle Crociate e la visione di un paese in cui tutto è corrotto e in disfacimento, il cattivo duca di Nottingham, l’amore della bella lady Marian: è un azzardo dire che forse non se ne sentiva il bisogno? Rimpiangiamo tutti i precedenti, da Errol Flynn a Sean Connery. Durata 116 minuti. (Massaua, Uci)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaron, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2, Massimo sala 1 e 2 V.O.)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 2)

 

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – Fantasy. Regia di Lasse Hallstrom e Joe Johnston, con Helen Mirren, Morgan Freeman e Keira Knightley. Tratto dal racconto fantastico di Hoffmann, scritto nel 1816, e il balletto musicato da Čajkovskij quasi un secolo dopo. Come ogni vigilia di Natale, il signor Drosselmeyer e sua figlia Clara si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone della loro casa, per partecipare alla abituale magnifica festa: durante i festeggiamenti però avviene un fatto insolito. Seguendo un filo dorato che attraversa tutti i corridoi della casa, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati. Durata 99 minuti. (Reposi)

 

Se son rose – Commedia. Regia di Leonardo Pieraccioni, con Leonardo Pieraccioni, Gabriella Pession, Claudia Pandolfi, Elena Cucci e Caterina Murino. Giornalista web, diviso da una consorte che ha ritrovato l’amore e padre di una figliola quindicenne più che pronta a muoversi nelle tecnologie e nei sentimenti sempre da prendere al volo del mondo di oggi, vive una seconda vita, inaspettata, proprio quando la prole, in un eccesso di amor filiale, invia a tutte le ex del padre un unici messaggino: “Sono cambiato, riproviamoci!”. La disgrazia vuole che il gruppetto di passate esperienze accolga all’unisono l’invito. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Ti presento Sofia – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Fabio De Luigi, Micaela Ramazzotti e Caterina Sbaraglia. Replay di casa nostra dell’argentino “Se permetti non parlarmi di bambini” uscito tre anni fa. Un padre divorziato, un padre premuroso e attaccatissimo alla propria creatura di dieci anni, che sbarca il lunario vendendo strumenti musicali, innamorato di una donna, Mara, indipendente, dal carattere forte, fotografa in cerca della sua strada, personalissima, che al loro primo appuntamento gli rivela di non volere assolutamente dei bambini, che anzi i bambini, tutti, lei li detesta. Sarà una gara quotidiana per l’imbranato Gabriele a costruire le proprie giornate in funzione della presenza dell’una o dell’altra sua donna, come la sua casa, adattata secondo le circostanze. Tra bugie, sotterfugi, manovre inverosimili, conflitti e soluzioni. Durata 98 minuti. (Reposi)

 

Tre volti – Drammatico. Regia di Jafar Panahi, con Benhaz Jafari e Jafar Panahi. Benhaz è una popolare attrice iraniana che un giorno riceve il video di una ragazza che richiede il suo aiuto contro una famiglia che le impedisce di recitare. Decide immediatamente di abbandonare il set del film che sta girando e con l’aiuto di Panahi iniziare un viaggio che la porterà sulle montagne del paese per ritrovare quella ragazze e dare ascolto e speranza a quel grido drammatico. Durata 102 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Troppa grazia – Drammatico. Regia di Gianni Zanasi, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea. Lucia è una geometra che vive sola con sua figlia. Il comune un giorno le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Qualcosa su quelle mappe non va, ma per paura di perdere l’incarico decide di non farne parola con nessuno. Il giorno dopo, sul lavoro, viene interrotta da quella che sembra una giovane “profuga”: la sera la rivede all’improvviso nella cucina di casa sua e le sente dire “vai dagli uomini e di’ loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa…”. Durata 110 minuti. Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 1)

 

Tutti lo sanno – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare alle nozze della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con un uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. In Spagna, nella provincia della Rioja, con gli affetti più cari ritrova Paco, l’amore della sua gioventù. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti ma quella gioia lascia all’improvviso il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita: una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e nell’intero paese, dove “tutti sanno”. Dal regista iraniano di “La separazione”: da cui ci si sarebbe aspettato molto di più. Se all’inizio i preparativi della festa sono condotti con un certo ritmo, solare e affascinante, se i vari personaggi familiari sono tratteggiati con sicurezza, man mano che la storia avanza ci si ritrova nell’ovvio (e di una certa paternità mai confessata hai già avuto qualche dubbio non appena la Cruz mette piede al paesello natìo) e il nodo di vipere non snocciola poi grandi sorprese, con qualche imbarazzo per Bardem che si ritrova lì a fare il romanticone e la consorte che s’ingegna a dare credibilità ai suoi dolori di madre, in uno svolgimento che sfoglia tutte le pagine del melò. Darìn questa volta sta nelle retrovie, anche per colpa della brutta sceneggiatura, (sempre più annaspante, con un vero brutto imbattersi delle anime del misfatto, improvviso, mal raccontato), con grave disappunto di chi altre volte lo ha ammirato. Durata 132 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione. Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Una delle migliori interpretazioni della Thompson, una splendida quanto serrata prima parte del film: quando poi, all’entrata in scena del ragazzo, si intravedono all’orizzonte conflitti amorosi e materni da sempre soffocati, qualcosa nella storia scricchiola, si allunga in dialoghi e giravolte a tratti non necessari, il ritmo s’allenta, il sentimentalismo meno a freno finisce col “rovinare” un bellissimo personaggio femminile cui all’inizio ci eravamo affezionati. Tucci sembra entrato nella vicenda per sbaglio, un altra faccia in un altro luogo. Da vedere comunque. Durata 105 minuti. (Eliseo Rosso)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (GreenwichVillage sala 3, Reposi)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Reposi, The Space)

 

Animali fantastici 2 – Fantasy. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Jude Law e Johnny Depp. Non dimenticando il successo del primo capitolo, più che apprezzato un paio di stagioni fa (anche nel senso di incassi al botteghino) e proseguendo quindi pieni di speranze che non verranno deluse nel secondo della saga, alla soglia degli anni Trenta, troviamo il cattivissimo mago Grindelwald in piena evasione mentre accarezza idee di ferrea supremazia, tra profezie che rimandano ad un futuro non troppo lontano e pronte a realizzarsi, mentre il professor Silente affida a Newt Scamander la sua cattura. Una ricostruzione perfetta, dove insieme abitano maghi e mostri, le forze del Bene e quelle del Male, la fantasia che avvolge senza freni il pubblico più giovane come quello più adulto. Durata 134 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in 3D e V.O.)

 

Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Chesil Beach – Drammatico. Regia di Dominic Cooke, con Saoirse Ronan, Billy Howle e Emily Watson. Sceneggiato da Ian McEwan dal proprio romanzo, questo “segreto di una notte” (sottotitolo italiano) ci dice di Florence ed Edward, proveniente da una famiglia dell’alta borghesia lei, dal proletariato lui, del loro matrimonio nel sud dell’Inghilterra, nel 1963, nella località di mare che dà il titolo al film. Ovvero in un’epoca in cui, prima che pochi anni dopo il perbenismo anglosassone fosse sbaragliato da una nuova “cultura”, ogni cosa – e il sesso occupava il primo posto – doveva essere tenuta ben stretta tra le mura di casa: i due ragazzi non sono pronti a consumare il loro matrimonio e la prima notte di nozze segnerà non poco il loro futuro. Flashback che irrobustiscono la narrazione, timori e slanci, sentimenti sinceri e fuorviati allo stesso tempo, psicologie analizzate nell’opera prima di un regista che finora si è fatto onore sui palcoscenici teatrali e del musical. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 1, Due Giardini sala Ombrerosse, Uci)

 

Cosa fai a Capodanno? – Commedia. Regia di Filippo Bologna, con Luca Argentero, Ilenia Pastorelli, Isabella Ferrari, Alessandro Haber, Vittoria Puccini e Riccardo Scamarcio. Perché non trascorrere la sera dell’ultimo giorno dell’anno in uno chalet di montagna, con persone sino a quel momento sconosciute e abbandonarsi a una trasgressione sognata da tempo? Ci provano una coppia di giovani sposi, un politico corrotto e una figlia di papà, una signora dell’alta borghesia e il giovane Jacopo: che mai penserebbero di trovare già all’interno della casa una coppia di ladri alla ricerca della cassaforte, pronti a fingersi i padroni di casa per non destare troppi sospetti. Come finirà la serata? Durata 95 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Disobedience – Drammatico. Regia di Sebastian Lelio, con Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nivola. Tratto dal romanzo di Naomi Alderman, è un amore al femminile, osteggiato all’interno di una comunità di ebrei ortodossi. Ronit (Weisz), che torna a casa, in un periferico quartiere londinese, per i funerali del padre, decisamente anticonformista, fotografa di moda e di successo oltreoceano, ed Esti (McAdams), timida e riservata, sposata al cugino Dodiv, si ritrovano dopo lungo tempo per riaccendere una passione che non hanno mai dimenticato. Il film è diretto dal cileno Lelio, premiato a Berlino e Oscar quest’anno per “Una donna fantastica”. Durata 104 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

La donna dello scrittore – Drammatico. Regia di Christian Petzold, con Franz Ragowski e Paula Beer. Dal romanzo di Anna Seghers. Con l’avanzare delle truppe tedesche alle porte di Parigi, Georg riesce a fuggire a Marsiglia – una città in cui possono transitare soltanto quelli in grado di dimostrare che ne ripartiranno -, assumendo l’identità dello scrittore Weidel, che si è tolto da poco la vita, nella paura delle persecuzioni. Tra i documenti dell’uomo c’è pure l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. Georg ha memorizzato tutte le informazioni contenute nei documenti e spera così di ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave. Un giorno incontra Marie, una donna misteriosa di cui si innamora. Durata 101 minuti. (Romano sala 3)

 

Euforia – Commedia drammatica. Regia di Valeria Golino, con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca, Valentina Cervi e Marzia Ubaldi. Due fratelli diversissimi tra loro, Matteo (Scamarcio) è un giovane imprenditore di successo, spegiudicato, affascinante e dinamico, Ettore (Mastandrea), da poco separato dalla moglie, vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e insegna nelle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell’ombra. Sono due persone all’apparenza lontanissime, che la vita obbliga a riavvicinarsi quando Ettore si ammala, non conoscendo la gravità della sua malattia, dal momento che Matteo, prendendosi cura di lui, fa di tutto per tenergliela nascosta. Una difficile situazione diventa per i fratelli l’occasione per conoscersi e scoprirsi, in un vortice di fragilità ed euforia. Durata 115 minuti. (Romano sala 2)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (Massaua, Classico, GreenwichVillage sala 2, Ideal, Lux sala 1, Uci)

 

Halloween – Horror. Regia di David Gordon Green, con Jamie Lee Curtis. Michael Myers (creato dalla fantasia di Carpenter), fuggito dal manicomio criminale in cui era rimasto rinchiuso, torna alla ricerca di Laurie Strode, la babysitter che un tempo è riuscita a sfuggirgli, che nel frattempo ha avuto tempo a diventare nonna e restare in pena per la dolce nipotina. Forse per lo scontro finale. Durata 109 minuti. (Uci)

 

Hunter Killer – Azione. Regia di Donovan Marsh, con Gerard Butler, Billy Bob Thornton e Gary Oldman. Tratto dal romanzo “Firing Point”, è la storia di una squadra di NAVY Seals, in mare con il compito di fermare un ammiraglio che nutre parecchie intenzioni di arrivare ad un golpe. Riusciranno i “buoni” a impedirglielo? Durata 121 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Ideal)

 

In guerra – Drammatico. Regia di Stéphane Brizé, con Vincent Lindon. La fabbrica Perrin, un’azienda specializzata in apparecchiature automobilistiche dove lavorano 1100 dipendenti che fa parte di un gruppo tedesco, firma un accordo nel quale viene chiesto ai dirigenti e ai lavoratori uno sforzo salariale per salvare l’azienda. Il sacrificio prevede in cambio la garanzia dell’occupazione per almeno i successivi cinque anni. Due anno dopo l’azienda annuncia di voler chiudere i battenti. Ma i lavoratori si organizzano, guidati dal portavoce Laurent, per difendere il proprio lavoro. Durata 113 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 1)

 

Notti magiche – Commedia. Regia di Paolo Virzì, con Mauro Lamantia, Irene Vetere, Giovanni Toscano, Giancarlo Giannini, Roberto Herlitzka, Marina Rocco, Ornella Muti e Paolo Bonacelli. Il punto temporale sono i Mondiali di Italia ’90, quando la Nazionale fu eliminata dall’Argentina ai rigori; lo sguardo pieno d’affetto è su quel cinema nato tre decenni prima e riempito di quei nomi che lo hanno fatto grande e ormai in grande stato confusionale, di decadenza; un futuro forse un po’ ansioso e confuso di tre giovani (una rampolla della Roma bene, un siciliano colto e presuntuoso, un livornese che vorrebbe scalare la vita subito), finalisti al prestigioso premio Solinas, che proprio quella strada del cinema vorrebbero imboccare. Il tutto raccontato nella curiosa cornice del giallo (il produttore che vorrebbe portare sullo schermo la storia di Antonello da Messina scritta dal giovane siciliano finisce in Tevere con la propria macchina), tra le trattorie dove incontri sceneggiatori e registi, con i produttori che accolgono o ingannano. Durata 125 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Massimo sala 1, Reposi, Uci)

 

Il Presidente – Drammatico. Regia di Santiago Mitre, con Ricardo Darin. Scena politica e vita privata per il presidente argentino Hernan Blanco: mentre l’opinione pubblica gli rinfaccia la sua debolezza nel prendere certe decisioni, sempre manovrato da qualcuno al di sopra di lui, deve combattere con i problemi mentali della figlia e con la notizia di certi finanziamenti di qualche anno prima che sta trapelando. Proprio quando si svolge un importante vertice con gli altri paesi sudamericani, deciso a discutere un programma per lo sviluppo dell’intero paese e per sottrarsi in maniera pressoché definitiva dall’influenza statunitense, un vertice dove il presidente brasiliano spinge per lo strappo immediato mentre quello messicano non vorrebbe del tutto sottrarsi alla sfera di influenza dei vicini di casa. Durata 114 minuti. (Classico)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Red Zone – Azione. Regia di Peter Berg, con Mark Wahlberg. Agente americano in un immaginario paese del sud-est asiatico deve portare in salvo, dall’ambasciata all’aeroporto, 22 miglia di fuoco e fiamme, un informatore locale che conosce il nascondiglio di un quantitativo del micidiale cesio e la richiesta, rivelandolo, di ottenere il visto per porsi al sicuro negli Stati Uniti. Jimmy Silva dovrà superare nemici e mitragliate per raggiungere l’aeroporto e salvare quell’uomo. Durata 94 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – Fantasy. Regia di Lasse Hallstrom e Joe Johnston, con Helen Mirren, Morgan Freeman e Keira Knightley. Tratto dal racconto fantastico di Hoffmann, scritto nel 1816, e il balletto musicato da Čajkovskij quasi un secolo dopo. Come ogni vigilia di Natale, il signor Drosselmeyer e sua figlia Clara si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone della loro casa, per partecipare alla abituale magnifica festa: durante i festeggiamenti però avviene un fatto insolito. Seguendo un filo dorato che attraversa tutti i corridoi della casa, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati. Durata 99 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Senza lasciare traccia – Drammatico. Regia di Debra Granik, con Ben Foster e Thomasin McKenzie. La storia di una ragazzina adolescente e di suo padre che per anni hanno vissuto di nascosto in Forest Park, un grande bosco alle porte di Portland, in Oregon. Un incontro casuale li porterà allo scoperto, costringendo entrambi ad abbandonare il luogo per essere affidati agli agenti dei servizi sociali. Proveranno ad adattarsi alla nuova situazione, fino a che una decisione improvvisa li porterà ad affrontare un pericoloso viaggio in mezzo alla natura più selvaggia, alla ricerca dell’indipendenza assoluta. Dalla regista di “Un gelido inverno” che ha portato al successo Jennifer Lawrence. Durata 108 minuti. (GreenwichVillage sala 1 e 2)

 

Summer – Biografico/Musicale. Regia di Kirill Serebrennikov, con Teo Yoo, Irina Starshenbaum e Roman Bilyk. Presentato con grande successo all’ultimo Festival di Cannes, dove il regista non è potuto intervenire perché agli arresti domiciliari. Produzione con soldi francesi e apporti privati russi. In una Leningrado fotografata rigorosamente in bianco e nero, primi anni Ottanta, d’estate (“leto” è il titolo originale del film): la storia di Victor Koj, futuro leader dei Kino, del suo incontro con Mike, con chi è considerato il re della scena musicale della città e con sua moglie, Natasha. Mike lo prende sotto la sua protezione ma Victor s’avvicina sempre di più a Natasha, nella libertà di anni in cui i giovani guardano all’occidente e ai giganti della musica, dai Doors a David Bowie, da Lou Reed ai Velvet Underground. Pubblico e privato, la musica e la famiglia, imposizioni e libertà, un cambiamento che forse non arriverà. Durata 126 minuti. (F.lli Marx sala Groucho anche V.O.)

 

Ti presento Sofia – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Fabio De Luigi, Micaela Ramazzotti e Caterina Sbaraglia. Replay di casa nostra dell’argentino “Se permetti non parlarmi di bambini” uscito tre anni fa. Un padre divorziato, un padre premuroso e attaccatissimo alla propria creatura di dieci anni, che sbarca il lunario vendendo strumenti musicali, innamorato di una donna, Mara, indipendente, dal carattere forte, fotografa in cerca della sua strada, personalissima, che al loro primo appuntamento gli rivela di non volere assolutamente dei bambini, che anzi i bambini, tutti, lei li detesta. Sarà una gara quotidiana per l’imbranato Gabriele a costruire le proprie giornate in funzione della presenza dell’una o dell’altra sua donna, come la sua casa, adattata secondo le circostanze. Tra bugie, sotterfugi, manovre inverosimili, conflitti e soluzioni. Durata 98 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Tutti lo sanno – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare alle nozze della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con un uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. In Spagna, nella provincia della Rioja, con gli affetti più cari ritrova Paco, l’amore della sua gioventù. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti ma quella gioia lascia all’improvviso il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita: una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e nell’intero paese, dove “tutti sanno”. Dal regista iraniano di “La separazione”: da cui ci si sarebbe aspettato molto di più. Se all’inizio i preparativi della festa sono condotti con un certo ritmo, solare e affascinante, se i vari personaggi familiari sono tratteggiati con sicurezza, man mano che la storia avanza ci si ritrova nell’ovvio (e di una certa paternità mai confessata hai già avuto qualche dubbio non appena la Cruz mette piede al paesello natìo) e il nodo di vipere non snocciola poi grandi sorprese, con qualche imbarazzo per Bardem che si ritrova lì a fare il romanticone e la consorte che s’ingegna a dare credibilità ai suoi dolori di madre, in uno svolgimento che sfoglia tutte le pagine del melò. Darìn questa volta sta nelle retrovie, anche per colpa della brutta sceneggiatura, (sempre più annaspante, con un vero brutto imbattersi delle anime del misfatto, improvviso, mal raccontato), con grave disappunto di chi altre volte lo ha ammirato. Durata 132 minuti. (Eliseo Blu, Nazionale sala 1, Uci)

 

Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione. Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Una delle migliori interpretazioni della Thompson, una splendida quanto serrata prima parte del film: quando poi, all’entrata in scena del ragazzo, si intravedono all’orizzonte conflitti amorosi e materni da sempre soffocati, qualcosa nella storia scricchiola, si allunga in dialoghi e giravolte a tratti non necessari, il ritmo s’allenta, il sentimentalismo meno a freno finisce col “rovinare” un bellissimo personaggio femminile cui all’inizio ci eravamo affezionati. Tucci sembra entrato nella vicenda per sbaglio, un altra faccia in un altro luogo. Da vedere comunque. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (Massua, Eliseo Rosso, GreenwichVillage sala 3, Reposi, The Space, Uci)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO A cura di Elio Rabbione   A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)   Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 1)   Disobedience – Drammatico. Regia di Sebastian Lelio, con Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nivola. Tratto dal romanzo di Naomi Alderman, è un amore al femminile, osteggiato all’interno di una comunità di ebrei ortodossi. Ronit (Weisz), che torna a casa, in un periferico quartiere londinese, per i funerali del padre, decisamente anticonformista, fotografa di moda e di successo oltreoceano, ed Esti (McAdams), timida e riservata, sposata al cugino Dodiv, si ritrovano dopo lungo tempo per riaccendere una passione che non hanno mai dimenticato. Il film è diretto dal cileno Lelio, premiato a Berlino e Oscar quest’anno per “Una donna fantastica”. Durata 104 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Groucho)   La donna dello scrittore – Drammatico. Regia di Christian Petzold, con Franz Ragowski e Paula Beer. Dal romanzo di Anna Seghers. Con l’avanzare delle truppe tedesche alle porte di Parigi, Georg riesce a fuggire a Marsiglia – una città in cui possono transitare soltanto quelli in grado di dimostrare che ne ripartiranno -, assumendo l’identità dello scrittore Weidel, che si è tolto da poco la vita, nella paura delle persecuzioni. Tra i documenti dell’uomo c’è pure l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. Georg ha memorizzato tutte le informazioni contenute nei documenti e spera così di ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave. Un giorno incontra Marie, una donna misteriosa di cui si innamora. Durata 101 minuti. (Romano sala 3)   Euforia – Commedia drammatica. Regia di Valeria Golino, con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca, Valentina Cervi e Marzia Ubaldi. Due fratelli diversissimi tra loro, Matteo (Scamarcio) è un giovane imprenditore di successo, spegiudicato, affascinante e dinamico, Ettore (Mastandrea), da poco separato dalla moglie, vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e insegna nelle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell’ombra. Sono due persone all’apparenza lontanissime, che la vita obbliga a riavvicinarsi quando Ettore si ammala, non conoscendo la gravità della sua malattia, dal momento che Matteo, prendendosi cura di lui, fa di tutto per tenergliela nascosta. Una difficile situazione diventa per i fratelli l’occasione per conoscersi e scoprirsi, in un vortice di fragilità ed euforia. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Rosso, Romano sala 2)   First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, Ideal, Lux sala 2, Reposi, Uci)   Halloween – Horror. Regia di David Gordon Green, con Jamie Lee Curtis. Michael Myers (creato dalla fantasia di Carpenter), fuggito dal manicomio criminale in cui era rimasto rinchiuso, torna alla ricerca di Laurie Strode, la babysitter che un tempo è riuscita a sfuggirgli, che nel frattempo ha avuto tempo a diventare nonna e restare in pena per la dolce nipotina. Forse per lo scontro finale. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)   Hunter Killer – Azione. Regia di Donovan Marsh, con Gerard Butler, Billy Bob Thornton e Gary Oldman. Tratto dal romanzo “Firing Point”, è la storia di una squadra di NAVY Seals, in mare con il compito di fermare un ammiraglio che nutre parecchie intenzioni di arrivare ad un golpe. Riusciranno i “buoni” a impedirglielo? Durata 121 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)   Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Ideal)   Johnny English colpisce ancora – Comico. Regia di David Kerr, con Rowan Atkinson e Olga Kurylenko. La faccia di Mr Bean prestata allo spionaggio supertecnologico e insidioso. Ovvero un attacco informatico mette davanti agli occhi di tutti l’identità di tutti gli agenti britannici, fatta eccezione per il nome del nostro protagonista. Che è richiamato dalla pensione e rimesso in campo per ritrovare l’identità dell’hacker che ha svelato al mondo quella montagna di segreti. Durata 88 minuti. (Uci)   Millennium – Quello che non uccide – Drammatico. Regia di Fede Alvarez, con Claire Foy e Sverrir Gudnason. I personaggi sono quelli inventati dalla penna di Stieg Larsson, ma il titolo in questione lo dobbiamo alla scrittura di David Lagercrantz, scelto dalla famiglia dello scrittore a continuarne l’opera, quando egli morì nel 2004 a 50 anni (alla compagna di Larsson – ci dicono le cronache -, esclusa dall’eredità, restano le prime duecento pagine di un romanzo incompiuto: l’incipit di un prossimo film tutto da sviluppare?). Ancora Lisbeth Salander, che ha prima (nelle produzioni svedesi) avuto il viso di Noomi Rapace e poi (nel rifacimento americano di David Fincher) quello di Rooney Mara: oggi ha quello inatteso di Claire Foy, la Elisabetta II della serie britannica “The Crown”. La hacker è qui alle prese con una organizzazione che si tiene ben stretto un programma informatico, oltre che con il suo doloroso passato famigliare. Il suo ruolo toglie spazio al giornalista Blomkvist, che in precedenza invadeva lo schermo con il peso non indifferente di Daniel Craig. Durata 117 minuti. (Lux sala 1, Reposi, Uci)   Museo – Folle rapina a Città del Messico – Drammatico. Regia di Alonso Ruizpalacios, con Gael Garcìa Bernal e Leonardo Ortizgris. Gli eterni studenti Juan e Benjamin hanno un’idea folle per risolvere la monotonia delle loro vite: depredare il Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico. I due riescono con grande fortuna nell’impresa e trafugano alcuni dei reperti precolombiani più preziosi. Solo la mattina dopo però, quando scoprono che i media stanno descrivendo il loro colpo come un vero e proprio attacco alla nazione, comprendono la gravità e le implicazioni del loro operato. Cercheranno di correre ai ripari. Durata 128 minuti. (Romano sala 1)   Notti magiche – Commedia. Regia di Paolo Virzì, con Mauro Lamantia, Irene Vetere, Giovanni Toscano, Giancarlo Giannini, Roberto Herlitzka, Marina Rocco, Ornella Muti e Paolo Bonacelli. Il punto temporale sono i Mondiali di Italia ’90, quando la Nazionale fu eliminata dall’Argentina ai rigori; lo sguardo pieno d’affetto è su quel cinema nato tre decenni prima e riempito di quei nomi che lo hanno fatto grande e ormai in grande stato confusionale, di decadenza; un futuro forse un po’ ansioso e confuso di tre giovani (una rampolla della Roma bene, un siciliano colto e presuntuoso, un livornese che vorrebbe scalare la vita subito), finalisti al prestigioso premio Solinas, che proprio quella strada del cinema vorrebbero imboccare. Il tutto raccontato nella curiosa cornice del giallo (il produttore che vorrebbe portare sullo schermo la storia di Antonello da Messina scritta dal giovane siciliano finisce in Tevere con la propria macchina), tra le trattorie dove incontri sceneggiatori e registi, con i produttori che accolgono o ingannano. Durata 125 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Massimo sala 2, Reposi, The Space, Uci)   Il Presidente – Drammatico. Regia di Santiago Mitre, con Ricardo Darin. Scena politica e vita privata per il presidente argentino Hernan Blanco: mentre l’opinione pubblica gli rinfaccia la sua debolezza nel prendere certe decisioni, sempre manovrato da qualcuno al di sopra di lui, deve combattere con i problemi mentali della figlia e con la notizia di certi finanziamenti di qualche anno prima che sta trapelando. Proprio quando si svolge un importante vertice con gli altri paesi sudamericani, deciso a discutere un programma per lo sviluppo dell’intero paese e per sottrarsi in maniera pressoché definitiva dall’influenza statunitense, un vertice dove il presidente brasiliano spinge per lo strappo immediato mentre quello messicano non vorrebbe del tutto sottrarsi alla sfera di influenza dei vicini di casa. Durata 114 minuti. (Classico)   Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 2)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – Fantasy. Regia di Lasse Hallstrom e Joe Johnston, con Helen Mirren, Morgan Freeman e Keira Knightley. Tratto dal racconto fantastico di Hoffmann, scritto nel 1816, e il balletto musicato da Čajkovskij quasi un secolo dopo. Come ogni vigilia di Natale, il signor Drosselmeyer e sua figlia Clara si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone della loro casa, per partecipare alla abituale magnifica festa: durante i festeggiamenti però avviene un fatto insolito. Seguendo un filo dorato che attraversa tutti i corridoi della casa, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati. Durata 99 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 2, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)   Senza lasciare traccia – Drammatico. Regia di Debra Granik, con Ben Foster e Thomasin McKenzie. La storia di una ragazzina adolescente e di suo padre che per anni hanno vissuto di nascosto in Forest Park, un grande bosco alle porte di Portland, in Oregon. Un incontro casuale li porterà allo scoperto, costringendo entrambi ad abbandonare il luogo per essere affidati agli agenti dei servizi sociali. Proveranno ad adattarsi alla nuova situazione, fino a che una decisione improvvisa li porterà ad affrontare un pericoloso viaggio in mezzo alla natura più selvaggia, alla ricerca dell’indipendenza assoluta. Durata 108 minuti. GreenwichVillaga sala 3)   Ti presento Sofia – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Fabio De Luigi, Micaela Ramazzotti e Caterina Sbaraglia. Replay di casa nostra dell’argentino “Se permetti non parlarmi di bambini” uscito tre anni fa. Un padre divorziato, un padre premuroso e attaccatissimo alla propria creatura di dieci anni, che sbarca il lunario vendendo strumenti musicali, innamorato di una donna, Mara, indipendente, dal carattere forte, fotografa in cerca della sua strada, personalissima, che al loro primo appuntamento gli rivela di non volere assolutamente dei bambini, che anzi i bambini, tutti, lei li detesta. Sarà una gara quotidiana per l’imbranato Gabriele a costruire le proprie giornate in funzione della presenza dell’una o dell’altra sua donna, come la sua casa, adattata secondo le circostanze. Tra bugie, sotterfugi, manovre inverosimili, conflitti e soluzioni. Durata 98 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)   Tutti lo sanno – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare alle nozze della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con un uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. In Spagna, nella provincia della Rioja, con gli affetti più cari ritrova Paco, l’amore della sua gioventù. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti ma quella gioia lascia all’improvviso il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita: una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e nell’intero paese, dove “tutti sanno”. Dal regista iraniano di “La separazione”. Durata 132 minuti. (Eliseo Grande, Nazionale sala 1, The Space, Uci)   Uno di famiglia – Commedia. Regia di Alessio Maria Federici, con Pietro Sermonti, Lucia Ocone, Nino Frassica e Sarah Felberbaum. Mai salvare la vita ad un giovane studente, non perché viene a lezione da te ma perché guarda caso è il figlio di un boss della ‘ndrangheta. La cosa può cambiarti la vita. Succede a Luca, uomo sbiadito ma integerrimo, ancora alla ricerca della propria strada, che sbarca il lunario con qualche lezione di dizione e si fa mantenere in pratica dalla giovane e bella fidanzata. Gli ingranaggi cambiano inevitabilmente, ti ritrovi a esser considerato uno di casa nella casa del padrino, a vederti piovere soldi più del dovuto, a ricevere una macchina in regalo, ad accettare quei compromessi che hai sempre evitato. Durata 97 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Uci)   Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (Uci)   Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione. Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Una delle migliori interpretazioni della Thompson, una splendida quanto serrata prima parte del film: quando poi, all’entrata in scena del ragazzo, si intravedono all’orizzonte conflitti amorosi e materni da sempre soffocati, qualcosa nella storia scricchiola, si allunga in dialoghi e giravolte a tratti non necessari, il ritmo s’allenta, il sentimentalismo meno a freno finisce col “rovinare” un bellissimo personaggio femminile cui all’inizio ci eravamo affezionati. Tucci sembra entrato nella vicenda per sbaglio, un altra faccia in un altro luogo. Da vedere comunque. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu)   Zen – Sul ghiaccio sottile . Drammatico. Regia di Margherita Ferri, con Elena Conti e Susanna Acchiardi. Maia, detta Zen, una ragazza solitaria che vive in un piccolo paese dell’Appennino emiliano, l’unica donna in una squadra di Hockey tutta al maschile, come al maschile sono i suoi sentimenti e i suoi comportamenti. Un giorno Vanessa, fidanzata ad un giocatore della squadra, scappa verso il rifugio della madre di Maia: nasceranno confidenze e soprattutto uno stretto legame tra le due ragazze. Durata 87 minuti. (F.lli Marx sala Harpo)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

7 sconosciuti a El Royale – Thriller Regia di Drew Goddard, con Jeff Bridges, Jon Hamm, Dakota Johnson, Cynthia Erivo e Chris Hemsworth. Sette personaggi chiusi nell’albergo del titolo, al confine tra California e Nevada, sulle rive del lago Tahoe, fuori stagione. Nessuno è come sembra, ognuno ha qualcosa da nascondere, un falso sacerdote, una cantante di colore, un commesso viaggiatore con le sue buone intenzioni a piazzare aspirapolveri, una giovane hippie, il capo di una setta religiosa, una ragazzina capitata come gli altri da quelle parti con tutti i suoi segreti. Li accoglie un giovane impiegato, unico a occupare l’albergo in quel freddo mese di gennaio, che è quindi pure portiere, facchino, uomo delle pulizie, barman all’occorrenza. I “Dieci piccoli indiani” della Christie dovrebbero suggerire qualcosa. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 3, Ideal, Reposi, Uci)

 

A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Massaua, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

La casa dei libri – Drammatico. Regia di Isabelle Coixet, con Emily Mortimer e Bill Nighy. Nella provincia inglese degli anni Cinquanta, una giovane vedova di guerra, Florence, decide di aprire una libreria (come la Binoche apriva la sua profumatissima pasticceria in “Chocolat”) ma qualcuno è contrario, per nulla desideroso di avere sotto casa chi voglia spingere alla lettura. Dovrà usare ogni mezzo per dare vita alla sua iniziativa. Durata 103 minuti. (Massimo sala 3 V.O.)

 

Disobedience – Drammatico. Regia di Sebastian Lelio, con Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nivola. Tratto dal romanzo di Naomi Alderman, è un amore al femminile, osteggiato all’interno di una comunità di ebrei ortodossi. Ronit (Weisz), che torna a casa, in un periferico quartiere londinese, per i funerali del padre, decisamente anticonformista, fotografa di moda e di successo oltreoceano, ed Esti (McAdams), timida e riservata, sposata al cugino Dodiv, si ritrovano dopo lungo tempo per riaccendere una passione che non hanno mai dimenticato. Il film è diretto dal cileno Lelio, premiato a Berlino e Oscar quest’anno per “Una donna fantastica”. Durata 104 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Nazionale sala 2)

 

La diseducazione di Cameron Post – Drammatico. Regia di Desirée Akhavan, con Chloë Grace Moretz. Tratto dal romanzo di Emily Danforth, ambientato in una cittadina del Montana, è la storia della giovane Cameron, dell’essere stata colta a baciare la sua migliore amica durante il ballo della scuole e dell’essere inviata immediatamente dalla zia per una giusta “conversione” in un centro di recupero dal significativo nome di God’s Promise. È chiaro che la ragazza si scontri con i metodi più che restrittivi attuati dalla ferrea dottoressa Marsh e che si ponga a capo di un gruppo che altro non vuole se non riaffermare la propria scelta sessuale. Ad affrontare lo stesso problema sul versante maschile si attende nei prossimi mesi “Boy erased” con Nicole Kidman. Durata 90 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

 

La donna dello scrittore – Drammatico. Regia di Christian Petzold, con Franz Ragowski e Paula Beer. Dal romanzo di Anna Seghers. Con l’avanzare delle truppe tedesche alle porte di Parigi, Georg riesce a fuggire a Marsiglia – una città in cui possono transitare soltanto quelli in grado di dimostrare che ne ripartiranno -, assumendo l’identità dello scrittore Weidel, che si è tolto da poco la vita, nella paura delle persecuzioni. Tra i documenti dell’uomo c’è pure l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. Georg ha memorizzato tutte le informazioni contenute nei documenti e spera così di ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave. Un giorno incontra Marie, una donna misteriosa di cui si innamora. Durata 101 minuti. (Romano sala 3)

 

Euforia – Commedia drammatica. Regia di Valeria Golino, con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca, Valentina Cervi e Marzia Ubaldi. Due fratelli diversissimi tra loro, Matteo (Scamarcio) è un giovane imprenditore di successo, spegiudicato, affascinante e dinamico, Ettore (Mastandrea), da poco separato dalla moglie, vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e insegna nelle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell’ombra. Sono due persone all’apparenza lontanissime, che la vita obbliga a riavvicinarsi quando Ettore si ammala, non conoscendo la gravità della sua malattia, dal momento che Matteo, prendendosi cura di lui, fa di tutto per tenergliela nascosta. Una difficile situazione diventa per i fratelli l’occasione per conoscersi e scoprirsi, in un vortice di fragilità ed euforia. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso, Romano sala 2, Uci)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Halloween – Horror. Regia di David Gordon Green, con Jamie Lee Curtis. Michael Myers (creato dalla fantasia di Carpenter), fuggito dal manicomio criminale in cui era rimasto rinchiuso, torna alla ricerca di Laurie Strode, la babysitter che un tempo è riuscita a sfuggirgli, che nel frattempo ha avuto tempo a diventare nonna e restare in pena per la dolce nipotina. Forse per lo scontro finale. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Ideal)

 

Johnny English colpisce ancora – Comico. Regia di David Kerr, con Rowan Atkinson e Olga Kurylenko. La faccia di Mr Bean prestata allo spionaggio supertecnologico e insidioso. Ovvero un attacco informatico mette davanti agli occhi di tutti l’identità di tutti gli agenti britannici, fatta eccezione per il nome del nostro protagonista. Che è richiamato dalla pensione e rimesso in campo per ritrovare l’identità dell’hacker che ha svelato al mondo quella montagna di segreti. Durata 88 minuti. (Uci)

 

Millennium – Quello che non uccide – Drammatico. Regia di Fede Alvarez, con Claire Foy e Sverrir Gudnason. I personaggi sono quelli inventati dalla penna di Stieg Larsson, ma il titolo in questione lo dobbiamo alla scrittura di David Lagercrantz, scelto dalla famiglia dello scrittore a continuarne l’opera, quando egli morì nel 2004 a 50 anni (alla compagna di Larsson – ci dicono le cronache -, esclusa dall’eredità, restano le prime duecento pagine di un romanzo incompiuto: l’incipit di un prossimo film tutto da sviluppare?). Ancora Lisbeth Salander, che ha prima (nelle produzioni svedesi) avuto il viso di Noomi Rapace e poi (nel rifacimento americano di David Fincher) quello di Rooney Mara: oggi ha quello inatteso di Claire Foy, la Elisabetta II della serie britannica “The Crown”. La hacker è qui alle prese con una organizzazione che si tiene ben stretto un programma informatico, oltre che con il suo doloroso passato famigliare. Il suo ruolo toglie spazio al giornalista Blomkvist, che in precedenza invadeva lo schermo con il peso non indifferente di Daniel Craig. Durata 117 minuti. (F.lli Marx sala Harpo anche V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Museo – Folle rapina a Città del Messico – Drammatico. Regia di Alonso Ruizpalacios, con Gael Garcìa Bernal e Leonardo Ortizgris. Gli eterni studenti Juan e Benjamin hanno un’idea folle per risolvere la monotonia delle loro vite: depredare il Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico. I due riescono con grande fortuna nell’impresa e trafugano alcuni dei reperti precolombiani più preziosi. Solo la mattina dopo però, quando scoprono che i media stanno descrivendo il loro colpo come un vero e proprio attacco alla nazione, comprendono la gravità e le implicazioni del loro operato. Cercheranno di correre ai ripari. Durata 128 minuti. (Romano sala 1)

 

Nessuno come noi – Commedia. Regia di Volfango De Biasi, con Alessandro Preziosi e Sarah Fellerbaum. Dal romanzo di Luca Bianchini, Torino anni Ottanta. Padri e figli, tutti quanti incasinati. Umberto, docente universitario, pieno di fascino e sciupafemmine, alle prese con un matrimonio ormai agli sgoccioli, incontra Betty, giovane insegnante di liceo, bella e single per scelta, il giorno in cui con la moglie va ad iscrivere il figlio Romeo nell’istituto dove Betty insegna. Amore e passione a prima vista. In parallelo, Vince è innamorato di Cate, sua compagna di classe, persa dietro gli occhi di Romeo. Durata 100 minuti. (Reposi)

 

Il Presidente – Drammatico. Regia di Santiago Mitre, con Ricardo Darin. Scena politica e vita privata per il presidente argentino Hernan Blanco: mentre l’opinione pubblica gli rinfaccia la sua debolezza nel prendere certe decisioni, sempre manovrato da qualcuno al di sopra di lui, deve combattere con i problemi mentali della figlia e con la notizia di certi finanziamenti di qualche anno prima che sta trapelando. Proprio quando si svolge un importante vertice con gli altri paesi sudamericani, deciso a discutere un programma per lo sviluppo dell’intero paese e per sottrarsi in maniera pressoché definitiva dall’influenza statunitense, un vertice dove il presidente brasiliano spinge per lo strappo immediato mentre quello messicano non vorrebbe del tutto sottrarsi alla sfera di influenza dei vicini di casa. Durata 114 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni – Fantasy. Regia di Lasse Hallstrom e Joe Johnston, con Helen Mirren, Morgan Freeman e Keira Knightley. Tratto dal racconto fantastico di Hoffmann, scritto nel 1816, e il balletto musicato da Čajkovskij quasi un secolo dopo. Come ogni vigilia di Natale, il signor Drosselmeyer e sua figlia Clara si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone della loro casa, per partecipare alla abituale magnifica festa: durante i festeggiamenti però avviene un fatto insolito. Seguendo un filo dorato che attraversa tutti i corridoi della casa, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati. Durata 99 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, 2, 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Sogno di una notte di mezza età – Commedia. Regia di Daniel Auteuil, con Gérard Depardieu, Adriana Ugarte, Sandrine Kiberlain e Daniel Auteuil. Arrivato ai settanta, Patrick ha detto addio alla moglie e s’è messo accanto una splendida creatura spagnola, Emma, che ha la metà dei suoi anni e arde dal desiderio di presentarla all’amico di sempre Daniel, invitandosi ad una cena “tra coppie”. La moglie di costui, Isabelle, non ne vuole affatto sapere anche perché la ex era la sua migliore amica. Ma la serata si farà: e forse potrebbe prendere risvolti inattesi, dal momento che il padrone di casa pecca di una fervida immaginazione e non resta certo insensibile al fascino della giovane Emma. Durata 94 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, GreenwichVillage sala 3)

 

Soldado – Azione. Regia di Stefano Sollima, con Josh Brolin e Benicio del Toro. Il seguito dell’acclamato “Sicario”, ancora lo stesso sceneggiatore (che nel frattempo ha scritto e diretto “I segreti di Wind River”, tra i nativi e i territori innevati del nord degli Stati Uniti) Taylor Sheridan, un cambio per il regista che non è più Dennis Villeneuve ma il nostro Sollima, catturato nella macchina hollywoodiana dopo i successi dei televisivi “Gomorra” e “Romanzo criminale” e di “Suburra” sugli schermi. Cancellata qui la parte femminile di Emilt Blunt, restano gli eroi Brolin e del Toro: questo ancora Alejandro, agente colombiano prestato agli States e bruciato dalla vendetta dopo che il cattivo narcotrafficante gli ha ucciso la famiglia, quello continua a essere il “sicario” di un tempo, pronto a obbedire a chi gli ordina di colpire chi gli sta portando la guerra e gli assassini in casa. Non soltanto migranti ma anche terroristi continuano a oltrepassare i confini, per contrastare tutto questo si decide di rapire la figlia di Reyes, il malvagio di turno, e far ricadere la colpa su di un cartello avverso per scatenare una guerra tra i diversi gruppi. Non tutto andrà come previsto. Accanto alla storia principale, quella del percorso avviato da una giovanissima recluta verso un solido apprendistato al crimine, nel trasporto di immigrati illegali, strada secondaria ottima per un avvincente terzo capitolo. Durata 122 minuti. (Uci)

 

The wife – Vivere nell’ombra – Regia di Björn Runge, con Glenn Close e Jonathan Price. La storia di una donna e di una moglie, quarant’anni trascorsi a sacrificare il proprio talento e i propri sogni, lasciando che suo marito, l’affascinante e carismatico Joe, si impadronisca della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore alla sfavillante e glOriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti. Ma alla notizia dell’assegnazione del più grande riconoscimento per uno scrittore – il premio Nobel per la letteratura – la donna decide finalmente di dire basta e di riprendersi tutto quello che le spetta. Durata 100 minuti. (Eliseo Blu, GreenwichVillage sala 3)

 

Ti presento Sofia – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Fabio De Luigi, Micaela Ramazzotti e Caterina Sbaraglia. Replay di casa nostra dell’argentino “Se permetti non parlarmi di bambini” uscito tre anni fa. Un padre divorziato, un padre premuroso e attaccatissimo alla propria creatura di dieci anni, che sbarca il lunario vendendo strumenti musicali, innamorato di una donna, Mara, indipendente, dal carattere forte, fotografa in cerca della sua strada, personalissima, che al loro primo appuntamento gli rivela di non volere assolutamente dei bambini, che anzi i bambini, tutti, lei li detesta. Sarà una gara quotidiana per l’imbranato Gabriele a costruire le proprie giornate in funzione della presenza dell’una o dell’altra sua donna, come la sua casa, adattata secondo le circostanze. Tra bugie, sotterfugi, manovre inverosimili, conflitti e soluzioni. Durata 98 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (Massimo sala 2)

 

Uno di famiglia – Commedia. Regia di Alessio Maria Federici, con Pietro Sermonti, Lucia Ocone, Nino Frassica e Sarah Felberbaum. Mai salvare la vita ad un giovane studente, non perché viene a lezione da te ma perché guarda caso è il figlio di un boss della ‘ndrangheta. La cosa può cambiarti la vita. Succede a Luca, uomo sbiadito ma integerrimo, ancora alla ricerca della propria strada, che sbarca il lunario con qualche lezione di dizione e si fa mantenere in pratica dalla giovane e bella fidanzata. Gli ingranaggi cambiano inevitabilmente, ti ritrovi a esser considerato uno di casa nella casa del padrino, a vederti piovere soldi più del dovuto, a ricevere una macchina in regalo, ad accettare quei compromessi che hai sempre evitato. Durata 97 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (The Space, Uci)

 

Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione. Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Una delle migliori interpretazioni della Thompson, una splendida quanto serrata prima parte del film: quando poi, all’entrata in scena del ragazzo, si intravedono all’orizzonte conflitti amorosi e materni da sempre soffocati, qualcosa nella storia scricchiola, si allunga in dialoghi e giravolte a tratti non necessari, il ritmo s’allenta, il sentimentalismo meno a freno finisce col “rovinare” un bellissimo personaggio femminile cui all’inizio ci eravamo affezionati. Tucci sembra entrato nella vicenda per sbaglio, un altra faccia in un altro luogo. Da vedere comunque. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Grande, Massimo sala 2 anche V.O.)

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

7 sconosciuti a El Royale – Thriller Regia di Drew Goddard, con Jeff Bridges, Jon Hamm, Dakota Johnson, Cynthia Erivo e Chris Hemsworth. Sette personaggi chiusi nell’albergo del titolo, al confine tra California e Nevada, sulle rive del lago Tahoe, fuori stagione. Nessuno è come sembra, ognuno ha qualcosa da nascondere, un falso sacerdote, una cantante di colore, un commesso viaggiatore con le sue buone intenzioni a piazzare aspirapolveri, una giovane hippie, il capo di una setta religiosa, una ragazzina capitata come gli altri da quelle parti con tutti i suoi segreti. Li accoglie un giovane impiegato, unico a occupare l’albergo in quel freddo mese di gennaio, che è quindi pure portiere, facchino, uomo delle pulizie, barman all’occorrenza. I “Dieci piccoli indiani” della Christie dovrebbero suggerire qualcosa. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

La casa dei libri – Drammatico. Regia di Isabelle Coixet, con Emily Mortimer e Bill Nighy. Nella provincia inglese degli anni Cinquanta, una giovane vedova di guerra, Florence, decide di aprire una libreria (come la Binoche apriva la sua profumatissima pasticceria in “Chocolat”) ma qualcuno è contrario, per nulla desideroso di avere sotto casa chi voglia spingere alla lettura. Dovrà usare ogni mezzo per dare vita alla sua iniziativa. Durata 103 minuti. (Classico)

 

Il complicato mondo di Nathalie – Drammatico. Regia di David e Stephane Foenkinos, con Karin Viard, Anne Dorval e Dara Tombroff. Bella cinquantenne in crisi, insegnante da poco divorziata, madre in preda all’ansia, affogata nella gelosia più sfrenata: tutto il mondo che la circonda è visto come minimo con gran sospetto. La giovane collega contro cui mettersi in campo professionale, l’ex marito contro cui accanirsi, la figlia da guardare come se ad ogni momento le volesse portar via l’uomo di cui s’è appena innamorata. Un ritrattino al fulmicotone per il quale c’è chi ha azzardato un fondo di misogenia, da considerare con attenzione. Ovvero non tirare mai troppo la corda. Durata 103 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Disobedience – Drammatico. Regia di Sebastian Lelio, con Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nivola. Tratto dal romanzo di Naomi Alderman, è un amore al femminile, osteggiato

all’interno di una comunità di ebrei ortodossi. Ronit (Weisz), che torna a casa, in un periferico quartiere londinese, per i funerali del padre, decisamente anticonformista, fotografa di moda e di successo oltreoceano, ed Esti (McAdams), timida e riservata, sposata al cugino Dodiv, si ritrovano dopo lungo tempo per riaccendere una passione che non hanno mai dimenticato. Il film è diretto dal cileno Lelio, premiato a Berlino e Oscar quest’anno per “Una donna fantastica”. Durata 104 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Nazionale sala 2)

 

La donna dello scrittore – Drammatico. Regia di Christian Petzold, con Franz Ragowski e Paula Beer. Dal romanzo di Anna Seghers. Con l’avanzare delle truppe tedesche alle porte di Parigi, Georg riesce a fuggire a Marsiglia – una città in cui possono transitare soltanto quelli in grado di dimostrare che ne ripartiranno -, assumendo l’identità dello scrittore Weidel, che si è tolto da poco la vita, nella paura delle persecuzioni. Tra i documenti dell’uomo c’è pure l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. Georg ha memorizzato tutte le informazioni contenute nei documenti e spera così di ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave. Un giorno incontra Marie, una donna misteriosa di cui si innamora. Durata 101 minuti. (Romano sala 1)

 

Le ereditiere – Drammatico. Regia di Marcelo Martinessi con Ana Brun e Margarita Irun. Il film, che batte bandiera paraguayana (prodotto anche con il supporto del Torino Film Lab), ha vinto alla Berlinale 2018 l’Orso d’argento alla migliore attrice (la Brun) ed è stato scelto a rappresentare quel paese ai prossimi Oscar. Una parabola politica a ribadire la tragedia di un paese che corre verso la propria distruzione, vittima delle difficoltà economiche, legata al pasato e incapace di guardare avanti. Chela e Chiquita, entrambe discendenti da famiglie agiate, convivono da oltre trent’anni. Dopo un tracollo finanziario, sono costrette a vendere un po’ alla volta i beni ereditati. Quando Chiquita è arrestata con un’accusa di frode, Chela è costretta ad affrontare una nuova realtà. Dopo che ha ripreso a guidare, s’improvvisa tassista per un gruppetto di anziane signore benestanti. Nel corso di questa nuova vita, incontra Angy, molto più giovane di lei, con cui stabilisce un rapporto speciale. Inizia così la sua personalissima e intima rivoluzione. Durata 95 minuti. (Romano sala 3)

 

Euforia – Commedia drammatica. Regia di Valeria Golino, con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca, Valentina Cervi e Marzia Ubaldi. Due fratelli diversissimi tra loro, Matteo (Scamarcio) è un giovane imprenditore di successo, spegiudicato, affascinante e dinamico, Ettore (Mastandrea), da poco separato dalla moglie, vive ancora nella piccola cittadina di provincia dove entrambi sono nati e insegna nelle scuole medie. È un uomo cauto, integro, che per non sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro, nell’ombra. Sono due persone all’apparenza lontanissime, che la vita obbliga a riavvicinarsi quando Ettore si ammala, non conoscendo la gravità della sua malattia, dal momento che Matteo, prendendosi cura di lui, fa di tutto per tenergliela nascosta. Una difficile situazione diventa per i fratelli l’occasione per conoscersi e scoprirsi, in un vortice di fragilità ed euforia. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 1, Eliseo Grande, Romano sala 2, The Space, Uci)

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Halloween – Horror. Regia di David Gordon Green, con Jamie Lee Curtis. Michael Myers (creato dalla fantasia di Carpenter), fuggito dal manicomio criminale in cui era rimasto rinchiuso, torna alla ricerca di Laurie Strode, la babysitter che un tempo è riuscita a sfuggirgli, che nel frattempo ha avuto tempo a diventare nonna e restare in pena per la dolce nipotina. Forse per lo scontro finale. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Johnny English colpisce ancora – Comico. Regia di David Kerr, con Rowan Atkinson e Olga Kurylenko. La faccia di Mr Bean prestata allo spionaggio supertecnologico e insidioso. Ovvero un attacco informatico mette davanti agli occhi di tutti l’identità di tutti gli agenti britannici, fatta eccezione per il nome del nostro protagonista. Che è richiamato dalla pensione e rimesso in campo per ritrovare l’identità dell’hacker che ha svelato al mondo quella montagna di segreti. Durata 88 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Nessuno come noi – Commedia. Regia di Volfango De Biasi, con Alessandro Preziosi e Sarah Fellerbaum. Dal romanzo di Luca Bianchini, Torino anni Ottanta. Padri e figli, tutti quanti incasinati. Umberto, docente universitario, pieno di fascino e sciupafemmine, alle prese con un matrimonio ormai agli sgoccioli, incontra Betty, giovane insegnante di liceo, bella e single per scelta, il giorno in cui con la moglie va ad iscrivere il figlio Romeo nell’istituto dove Betty insegna. Amore e passione a prima vista. In parallelo, Vince è innamorato di Cate, sua compagna di classe, persa dietro gli occhi di Romeo. Durata 100 minuti. (Reposi, Uci)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 1)

Searching – Thriller. Regia di Aneesh Chaganty, con John Cho e Debra Messing. Quando la figlia sedicenne di David Kim scompare, viene aperta un’indagine locale e assegnato un detective al caso. Ma poche ore dopo, l’uomo decide di avviare le proprie personali ricerche in un luogo dove ancora nessuno aveva pensato di cercare, dove tutti i segreti sono conservati. Guardando nel profilo Facebook della ragazza, Twitter e YouTube e chat, scopre parecchie cose che di sua figlia assolutamente ignorava. Memoria e tecnologia, ipermoderno, da non perdere per gli appassionati. Durata 101 minuti. (Greenwich sala 1, Uci)

 

Sogno di una notte di mezza età – Commedia. Regia di Daniel Auteuil, con Gérard Depardieu, Adriana Ugarte, Sandrine Kiberlain e Daniel Auteuil. Arrivato ai settanta, Patrick ha detto addio alla moglie e s’è messo accanto una splendida creatura spagnola, Emma, che ha la metà dei suoi anni e arde dal desiderio di presentarla all’amico di sempre Daniel, invitandosi ad una cena “tra coppie”. La moglie di costui, Isabelle, non ne vuole affatto sapere anche perché la ex era la sua migliore amica. Ma la serata si farà: e forse potrebbe prendere risvolti inattesi, dal momento che il padrone di casa pecca di una fervida immaginazione e non resta certo insensibile al fascino della giovane Emma. Durata 94 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Harpo, Lux sala 1)

 

Soldado – Azione. Regia di Stefano Sollima, con Josh Brolin e Benicio del Toro. Il seguito dell’acclamato “Sicario”, ancora lo stesso sceneggiatore (che nel frattempo ha scritto e diretto “I segreti di Wind River”, tra i nativi e i territori innevati del nord degli Stati Uniti) Taylor Sheridan, un cambio per il regista che non è più Dennis Villeneuve ma il nostro Sollima, catturato nella macchina hollywoodiana dopo i successi dei televisivi “Gomorra” e “Romanzo criminale” e di “Suburra” sugli schermi. Cancellata qui la parte femminile di Emilt Blunt, restano gli eroi Brolin e del Toro: questo ancora Alejandro, agente colombiano prestato agli States e bruciato dalla vendetta dopo che il cattivo narcotrafficante gli ha ucciso la famiglia, quello continua a essere il “sicario” di un tempo, pronto a obbedire a chi gli ordina di colpire chi gli sta portando la guerra e gli assassini in casa. Non soltanto migranti ma anche terroristi continuano a oltrepassare i confini, per contrastare tutto questo si decide di rapire la figlia di Reyes, il malvagio di turno, e far ricadere la colpa su di un cartello avverso per scatenare una guerra tra i diversi gruppi. Non tutto andrà come previsto. Accanto alla storia principale, quella del percorso avviato da una giovanissima recluta verso un solido apprendistato al crimine, nel trasporto di immigrati illegali, strada secondaria ottima per un avvincente terzo capitolo. Durata 122 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Tutti in piedi – Commedia. Regia di Franck Dubosc, con Alexandra Lamy e Franck Dubosc. Jocelyn, uomo d’affari successo ma bugiardo e seduttore che vive sulle bugie, per un equivoco è creduto disabile dalla bionda Julie. Perché, per una immediata conquista, non procedere proprio in quell’equivoco? Le cose peggiorano quando Julie presenta a Jocelyn la sorella, costretta su di una sedia a rotelle in seguito a un incidente stradale. Durata 107 minuti. (Reposi)

 

The wife – Vivere nell’ombra – Regia di Björn Runge, con Glenn Close e Jonathan Price. La storia di una donna e di una moglie, quarant’anni trascorsi a sacrificare il proprio talento e i propri sogni, lasciando che suo marito, l’affascinante e carismatico Joe, si impadronisca della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore alla sfavillante e glOriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti. Ma alla notizia dell’assegnazione del più grande riconoscimento per uno scrittore – il premio Nobel per la letteratura – la donna decide finalmente di dire basta e di riprendersi tutto quello che le spetta. Durata 100 minuti. (Eliseo Blu)

 

Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O., Massimo sala 3 in V.O.)

 

Uno di famiglia – Commedia. Regia di Alessio Maria Federici, con Pietro Sermonti, Lucia Ocone, Nino Frassica e Sarah Felberbaum. Mai salvare la vita ad un giovane studente, non perché viene a lezione da te ma perché guarda caso è il figlio di un boss della ‘ndrangheta. La cosa può cambiarti la vita. Succede a Luca, uomo sbiadito ma integerrimo, ancora alla ricerca della propria strada, che sbarca il lunario con qualche lezione di dizione e si fa mantenere in pratica dalla giovane e bella fidanzata. Gli ingranaggi cambiano inevitabilmente, ti ritrovi a esser considerato uno di casa nella casa del padrino, a vederti piovere soldi più del dovuto, a ricevere una macchina in regalo, ad accettare quei compromessi che hai sempre evitato. Durata 97 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci anche V.O.)

 

Il verdetto – Drammatico. Regia di Richard Eyre, con Emma Thomson, Fionn Whitehead e Stanley Tucci. Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente Giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione: deve obbligare Adam, un giovane adolescente che sta per compiere i diciotto anni, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la via, contro le certezze di genitori che fanno parte dei testimoni di Geova e sono contrari a quella decisione. Contro l’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita al ragazzo in ospedale.Quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni in Adam e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna. Una delle migliori interpretazioni della Thompson, una splendida quanto serrata prima parte del film: quando poi, all’entrata in scena del ragazzo, si intravedono all’orizzonte conflitti amorosi e materni da sempre soffocati, qualcosa nella storia scricchiola, si allunga in dialoghi e giravolte a tratti non necessari, il ritmo s’allenta, il sentimentalismo meno a freno finisce col “rovinare” un bellissimo personaggio femminile cui all’inizio ci eravamo affezionati. Tucci sembra entrato nella vicenda per sbaglio, un altra faccia in un altro luogo. Da vedere comunque. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Rosso, Massimo sala 1 anche V.O., Uci)