Di lui Aldo Cazzullo scrisse sul Corriere della Sera che è “un cavaliere solitario che tiene viva la memoria di una grande tradizione culturale, spesso misconosciuta». E’ pier Franco Quaglieni, il professore, liberale di rango, cultore e difensore -forse l’unico rimasto- delle idee liberali. Il suo Centro Pannunzio, fucina di idee e di migliaia di iniziative culturali (una per tutte la grande mostra torinese dei disegni di Leonardo, nel 1975, con 150 mila visitatori) ha compiuto 50 anni. Dal 1968, anno della sua fondazione, il Centro si muove nel solco tracciato dal ‘ Mondo’ di Mario Pannunzio. A Pier Franco Quaglieni, figura di spicco della comunità intellettuale torinese e italiana, docente e saggista di Storia Contemporanea, che fu amico di Mario Soldati e stimato da Indro Montanelli, la rivista “Torino Magazine” ha dedicato nel numero in edicola, un’ampia intervista che vi consigliamo di leggere. Quaglieni ha di recente pubblicato il libro ‘Grand’Italia’ (Golem Edizioni, 2018) che segue ‘Figure dell’Italia Civile’ (Golem Edizioni, 2017) dedicati ai grandi personaggi del più recente passato che, con le loro idee, hanno saputo caratterizzare la storia italiana contemporanea. Guardando la città da un punto di vista culturale, – gli chiede il giornalista di “Torino Magazine” – può farci un confronto tra la Torino di ieri e quella di oggi? «La Torino di 50 anni fa era caratterizzata da grandi figure, oggi non ci sono
eredi di quegli uomini. Era anche una città chiusa, un po’ provinciale, in cui la Fiat aveva un ruolo dominante. Oggi è una città che cerca nel turismo la sua nuova vocazione. Quasi tutti dicono che le Olimpiadi invernali del 2006 hanno cambiato Torino. In parte è vero, ma c’è anche molta esagerazione. Oggi io vedo una città ripiegata su se stessa, dubbiosa rispetto all’impresa delle grandi opere. Persino il Salone del Libro è oggetto di polemiche aspre…». Sante parole.