Aprile 2018- Pagina 25

I presagi a sud del Lago Michigan

I confini fra molti States sono netti, rettilinei, inesorabili. Li puoi vedere su una mappa e noti che tagliano in due vallate, laghi, persino città; eppure sovente l’urbanizzazione avvicina nuclei abitati prima ben separati, fino al punto che due cittadine vengono quasi a fondersi a ridosso del confine e non distingui più l’una dall’altra. A sud-ovest del lago Michigan domina Chicago, la cui area metropolitana si estende quasi senza limiti verso sud-est inglobando parchi naturali, riserve e laghi, da Eggers Grove a parte del Wolf Lake, fino a Burnham Woods e al Powder Horn Lake; la vasta area è a ridosso del confine tra Illinois ed Indiana e, tuttora, sembra che lì attorno “tutto” sia Chicago. Figuriamoci 50 anni fa… Anche allora poteva essere considerato originario della “Windy City” chiunque fosse nato a Calumet City o Hammond, al di là o al di qua del confine. Non facevano eccezione The Omens, band garage “meteora” tra il 1964 e il 1966, formatasi a Hammond (Indiana) eppure a lungo ritenuta originaria di Chicago. Come per molti altri gruppi nascenti, l’età media dei componenti (Don Revercomb, V, chit; Gene Cooper, chit; Larry Allen, b; Tim Jones, batt; Al Patka, org) era attorno ai 17 anni e il raggio d’azione insisteva particolarmente nell’ambito dei teen clubs o delle feste delle high schools della zona. Si esibirono specialmente tra Chicago, Gary, Blue Island, Calumet City, Hammond, Lake Station, Glen Park e Portage; in un concerto a Cedar Lake (Indiana) furono support band degli Yardbirds e in una “Battle of the Bands” ad Hammond affrontarono, senza fortuna, nientemeno che i futuri The Jackson 5. Come nel caso di tante altre bands “meteore” del garage rock, la produzione discografica fu ridottissima (due 45 giri dell’etichetta Cody records di Tom Cleary incisi entro l’autunno 1966), sebbene significativa del suono garage di quegli anni. Non a caso “Searching” [D. Revercomb – L. Allen] (Cody records C007; side B: “Girl Get Away”, luglio 1966) è diventato brano emblematico e quasi archetipico del genere, caratterizzato da un insistente riff introduttivo di chitarra che apre al succedersi di voci frenetiche e screamings, assolo di organo e i tipici effetti di chitarra ottenuti tramite l’allora diffusissimo Gibson Maestro Fuzztone. Non è raro scoprire che proprio in quel periodo nacquero brani “tipici” e caratterizzanti che, indipendentemente dalla notorietà o dalla longevità di una band, ebbero la forza di riemergere anche a distanza di anni, quando ormai di una band “meteora” si conserva a malapena qualche informazione biografica o discografica. L’altro 45 giri targato The Omens di etichetta Cody records, probabilmente inciso poco dopo il precedente, omaggia anche la “British Invasion” (come era d’altronde frequente). La cantante solista è Carol Buehler (allora fidanzata del band leader Don Revercomb) che esegue l’originale “September” [D. Revercomb – C. Provenzano] e la cover di As Tears Go By di Jagger-Richards; l’assenza di numero di catalogo del disco indica la natura essenzialmente promozionale dell’incisione. Dall’autunno 1966 gli impegni, gli studi, il rischio di licenziamento dal lavoro per gli eccessivi permessi e le dolci attese di fidanzate e future mogli chiusero la breve parentesi della band, che tuttavia nell’arco di un biennio seppe movimentare e scuotere il nord-ovest dell’Indiana e buona parte dell’area nord-est del “Prairie State”.

Gian Marchisio

Ascolta il brano: https://www.youtube.com/watch?v=FViWdhKvC-U

Carlo Magno va alla guerra

Sembra quasi di trovarsi davanti all’arazzo di Bayeux visitando la mostra su Carlo Magno a Palazzo Madama ma al posto della conquista normanna dell’Inghilterra dell’XI secolo narrata per immagini in un famoso tessuto ricamato lungo 70 metri scopriamo invece pitture murali del Trecento che si allungano per oltre 40 metri nella Corte Medievale del Senato Subalpino. Illustrano scene di caccia nella foresta, battaglie, duelli, assedi e feste sontuose che, accanto a sculture, mobili, armi e oreficerie, compongono la mostra “Carlo Magno va alla guerra, cavalieri e amor cortese nei castelli tra Italia e Francia”, che rievoca la vita di corte e l’arredo nelle dimore medievali del Piemonte e della Valle d’Aosta nel Trecento. L’esposizione, curata da Simonetta Castronovo in collaborazione con il Museo Savoisien di Chambery, porta in Italia per la prima volta il raro ciclo di pitture medievali del Castello di Cruet, nell’antico Delfinato, oggi in Val d’Isere, testimonianza unica della pittura del Trecento in Savoia. Gli affreschi savoiardi, uno dei pochissimi cicli pittorici di quell’epoca sopravvissuti in Francia, sono stati staccati dalle pareti del castello negli anni Ottanta per motivi conservativi e dopo un meticoloso restauro sono esposti da allora al Museo di Chambery. Nonostante alcune parti mancanti, cancellate dal tempo e dall’incuria, le pitture murali emergono in tutto il loro splendore. Nel ciclo non si vedono tanto le campagne militari di Carlo Magno ma piuttosto episodi tratti da una popolare Chanson de geste, il Girart de Vienne di Bertrand de Bar-sur-Aube, composta nel 1180 e dedicata alle avventure di un cavaliere della corte di Carlo Magno, tra banchetti a corte, combattimenti tra cavalieri, cerimonie di investiture feudali, galoppate di messaggeri, accampamenti e città assediate. Un grande poema cavalleresco che si snoda a Palazzo Madama in pitture che ricostruiscono idealmente, grazie a uno scenografico allestimento, la decorazione del salone aulico del castello di Cruet. Oltre alle raffigurazioni esposte, la mostra presenta al pubblico una cinquantina di opere provenienti dalle collezioni di Palazzo Madama, da Moncalieri, Mondovì, San Vittoria d’Alba e Quart (Aosta), con pezzi esposti per la prima volta. Codici miniati, ceramiche, vasellame, cofanetti, cassaforti, monete, sigilli, spade, avori e sculture documentano i molteplici aspetti dell’arte di corte e della cultura dell’epoca. Si vedono anche speroni, punte di freccia e di lancia e altri armi per ricordare le corazze dei cavalieri impegnati in guerre, tornei e battute di caccia al cervo e al cinghiale, oggetti preziosi e giochi come gli scacchi, bambole in terracotta, poemi e romanzi cavallereschi con pagine miniate, pergamene che illustrano le spese

di corte dei Conti di Savoia, monete d’argento coniate al tempo di Amedeo V, mobili di epoca gotica, sculture sacre provenienti dalle cappelle dei castelli della Valle d’Aosta e i santi cavalieri venerati nel Medioevo. La rassegna è il risultato della collaborazione e del profondo legame culturale che lega il Museo civico d’arte antica di Torino e i musei francesi, un’efficace sinergia che ha consentito negli anni passati di realizzare altre importanti mostre. Un progetto ideato per rafforzare le relazioni istituzionali in una Europa unita dalla cultura, di cui Carlo Magno è stato un antesignano. La mostra è aperta al pubblico a Palazzo Madama fino al 16 luglio con orario da lunedì a domenica 10.00-18.00, chiuso il martedì.

Filippo Re

Di nuovo al voto?

L’Italia è come un malato terminale che non sa di esserlo e non si cura, oppure, sapendolo, ci rinuncia perché tanto tutto è inutile.

Veniamo ai giorni nostri e alle discussioni sul nuovo governo.Ricordo un brillante avvocato albese, ma altrettanto ironico che ad un suo cliente, che gli poneva una domanda stravagante, rispose : “bravo pirla”. L’avvocato non esercita più da alcuni anni, ma la sua frase, a me che cominciavo la professione   (poi abbandonata) rimase impressa, tanto che me la ricordo ancora adesso. L’altro giorno ho sentito uno sfegatato di politica dire la sua: torniamo al voto. Anche a lui si potrebbe rispondere utilizzando le stesse parole; ma a che servirebbero nuove elezioni, se non per arrivare alle stesse conclusioni?. La soluzione possibile sarebbe solo con una nuova legge elettorale che desse a chi vince, anche in termini relativi, la possibilità di governare (bene) senza alleanze, per esempio, anche con lo scarto   di un solo voto. Torniamo a voti ottenuti nelle elezioni appena trascorse. Per i Cinque stelle, forse, i voti sarebbero stati minori, ma è anche vero che chi non li ha votati si è spaventato di un programma tanto mirabolante. Per il Centro destra, invece, i voti sono stati condizionati da un Silvio Berlusconi che non ammalia più, mentre per il PD perché il risultato è stato addirittura migliore delle previsioni perché Matteo Renzi non si è fatto mancare niente per affossarlo. Eppure è stato il politico al quale gli italiani avevano dato un consenso immenso, successivamente sprecato e fautore di una riforma costituzionale, idealmente giusta, che è stata farcita da incongruenze vistose che l’hanno resa invisa alla Gente. Nel frattempo, gli italiani hanno smesso di votarsi a Sant’Arcore, ma anche a Santa Maria Goretti. In attesa che spunti qualche altro santo, gli italiani dovrebbero farsi un esame di coscienza (come per la 104 che è una legge giusta applicata in modo insano, incivile e scandaloso). Se gli italiani sono questi, i politici possono essere meglio? Ebbene sì, i politici, gli imprenditori dovrebbero dare l’esempio di equità, lungimiranza, di buona fede e correttezza e di meno furbizia. Come diceva Eleanor Roosevelt, “le grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone”. Se invece l’obiettivo è giocare al più furbo, come si uscirà dalla crisi che ci attanaglia e sta portando all’estinzione dell’Italia? C’è speranza? Concludiamo con un inno alla vita, facendo nostro l’aforisma di Karl Barth: “nessuno può tornare indietro e incominciare un nuovo inizio, ma chiunque può partire oggi e creare un nuovo finale”. Auguri Italia!

 

Tommaso Lo Russo

 

La Festa della cucina romana

Eataly Lingotto: Carbonara & Friends 
Torna la Festa della carbonara e delle eccellenze romane di Eataly Lingotto: venerdì 13 aprile, un corso di cucina curato dall’Oste della Bon’Ora, direttamente da Grottaferrata, per scoprire i segreti per realizzare un ottimo primo piatto secondo tradizione. Sabato 14 aprile, piatti speciali dedicati alla carbonara nei Ristorantini; domenica 15 aprile, “Panza mia fatte capanna”: il pranzo della domenica questa volta ha un menu speciale firmato l’Oste della Bon’Ora. 
Per info e prenotazioni: 011 19506801 e www.eataly.it
 
Il programma nel dettaglio: 
– N’assaggio de Roma: Menu tematici nei Ristorantini
Sabato 14 aprile 
 

I Menu dei Ristorantini di Eataly Lingotto si arricchiranno di speciali proposte preparate per l’occasione da rinomate realtà torinesi e non solo. A far da protagonisti, i piatti romani per eccellenza! Dall’istituzione torinese Du’Cesari all’Oste della Bon’Ora, passando per lo chef Domenico D’Agostino di Piazza Duomo Ristorante di Pinerolo. Non mancherà inoltre la proposta degli chef di Eataly: la carbonara di Eataly.
Domenico D’Agostino di Piazza Duomo Ristorante, Pinerolo 
Al Ristorantino delle verdure 
Tonnarelli cacio e pepe 
Du’ Cesari, Torino 
Al Ristorantino della carne 
Trippa alla romana  
Porchetta con fave fresche e pecorino romano  
Panna cotta alla sambuca nera romana
L’Oste della Bon’Ora, Grottaferrata 
Al Ristorantino del pesce 
Baccalà e carciofi fritti  
Puntarelle con battuto di alici | 
Zuppa inglese 
 
– Panza mia fatte capanna: a pranzo con l’Oste
Domenica 15 aprile
 

Il pranzo della domenica è con l’Oste della Bon’Ora: per l’occasione lo chef Massimo preparerà la carbonara, l’amatriciana, la cacio e pepe e altre sorprese. Non mancheranno vini tipici e buona musica sul tema.  
Il Menu: 
Crema di zucchine con guanciale croccante, menta fresca e pecorino romano  
Il carcotto: porchetta nostrana di vitello e insalata croccante 
Carbonara  
Amatriciana 
Cacio e pepe 
Crema Maria Luisa con millefoglie sbriciolato 
Zuppa inglese con amarena e cioccolato  

‘TORINO CRIME FESTIVAL’, IL 14 APRILE OSPITE L’AVVOCATO CATERINA BIAFORA DI UNC PIEMONTE

AL CIRCOLO DEI LETTORI

Il noto legale interviene sul tema ‘Ti amo da morire: uxoricidio, violenza domestica, stalking

Tra i relatori più attesi e autorevoli del Torino Crime Festival, prestigiosa kermesse promossa dall’omonima Associazione Culturale sotto la direzione di Fabrizio Vespa e Valentina Ciappina, con il coordinamento scientifico di Biagio Fabrizio Carillo, Fabrizio Russo e Claudio Bertolotti, quest’anno anche Caterina Biafora, noto e stimato Legale Penalista, ruolo che riveste con successo anche all’interno del pool di valenti avvocati del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori (presieduto dall’Avvocato Patrizia Polliotto), dal 1955 la prima e più antica associazione consumeristica italiana. Caterina Biafora, che da anni tutela efficacemente le parti deboli, attualmente Consigliere del Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino, è da sempre figura attenta e autorevole in materia di studio anche in ambito penalistico. Sabato 14 aprile, alle ore 16, al Circolo dei Lettori, terrà un intervento specifico sul tema ”Ti amo da morire: uxoricidio, violenza domestica, stalking. Quando l’amore è una trappola’. Al tavolo dei relatori, insieme all’Avvocato Biafora, è attesa anche la Dottoressa Viviana Lamarra e la Dottoressa Alessandra Bramante, affermate psicologhe e psicoterapeute esperte dell’argomento oggetto di conferenza. Modera l’incontro la Dottoressa Maria Borello, Docente di Filosofia del Diritto all’Università di Torino. Un appuntamento di rilievo all’interno del programma del festival.

Intesa Sanpaolo prima a finanziare le richieste di APE

Intesa Sanpaolo è la prima banca a finanziare le richieste di APE (Anticipo finanziario a garanzia pensionistica) dei lavoratori che, compiuti 63 anni e con un minimo di 20 anni di contributi, vogliano uscire anticipatamente dal lavoro usufruendo di un reddito ponte che li accompagni alla pensione. Da oggi lo strumento di flessibilità, introdotto in via sperimentale dalla Legge di Bilancio 2017 e prorogato fino al 2019, è concretamente richiedibile attraverso il sito dell’INPS. Stefano Barrese, responsabile della Banca dei Territori, spiega: “Intesa Sanpaolo è riuscita a far fronte in tempi molto stretti ad una urgente esigenza sociale ovvero la disponibilità del finanziamento, mezzo indispensabile per accedere all’APE. Tutto ciò in coerenza con il nostro più ampio impegno a mettere a disposizione strumenti in grado di dare maggior sicurezza alla terza fase della vita tramite un ventaglio di soluzioni, dalle forme di previdenza complementare alla tutela della propria salute e dei propri cari con soluzioni assicurative mirate”. Il finanziamento si configura come un reddito ponte con una durata massima di 43 mesi, che Intesa Sanpaolo verserà al richiedente fino a quando non inizierà a percepire la pensione di vecchiaia. L’importo mensile viene stabilito dal richiedente in funzione di quella che sarà la sua futura pensione. Il tasso, fisso dal momento dell’erogazione, è uguale per tutto il sistema bancario: è regolamentato dall’accordo quadro e viene aggiornato ogni due mesi dall’ABI. L’APE prevede una detrazione fiscale fino al 50% della quota interessi e della copertura assicurativa. Quest’ultima è obbligatoria e viene prestata da una Compagnia terza tutelando gli eredi in caso di premorienza dell’intestatario. La durata del prestito è fissata in 20 anni, ma è possibile richiederne l’estinzione anticipata parziale o totale.

 

(foto: il Torinese)

Marchionne festeggia, Fca a gonfie vele. Ricavi da 125 miliardi

Fca ottiene risultati economici ottimi, lo conferma l’amministratore delegato Sergio Marchionne, che conferma i target del 2018 con  ricavi netti pari a circa 125 miliardi di euro, ebit adjusted superiore  di 8,7 miliardi, utile netto adjusted di  5 miliardi e indebitamento netto industriale azzerato con liquidità di 4 miliardi. Il gruppo, dice Marchionne “ha chiuso un altro anno di risultati straordinari conseguendo target finanziari ambiziosi e continuando a realizzare il piano quinquennale”. L’ad è intervenuto all’assemblea degli azionisti, presieduta da John Elkann. “Sono stati raggiunti o superati tutti i principali obiettivi finanziari in ognuno dei cinque anni del piano – ha sottolineato –  e per quanto riguarda i prodotti abbiamo accresciuto la nostra competitività con diversi lanci significativi di modelli”.

 

(foto: il Torinese)

Olimpiadi, Torino balla da sola: “mai pensato a Milano”

“Torino non ha mai pensato a una candidatura con Milano”. Così la sindaca  Appendino a proposito dei Giochi invernali del 2026, parlando con i sindaci della Città metropolitana. E aggiunge: “non ci sono  stati contatti con Milano”. Dopo avere inviato al Coni la manifestazione d’interesse per l’evento sportivo la prima cittadina ha sottolineato la volontà di proporre un modello olimpico sostenibile, che riutilizzi gli impianti sportivi esistenti.

La Venezia di Hugo Pratt tra locande, campielli e malinconiche magie

pratt3Raccontava Hugo Pratt in un’intervista rilasciata all’Europeo all’inizio degli anni ‘70: “A Venezia studiavo, andavo a scuola, dimostravo di essere abbastanza dotato per il disegno, ma il mio scopo principale era di attraversare l’intera città da un tetto all’altro. Vivevo praticamente sui tetti, e, sui tetti, sotto le tegole, tenevo le mie cose, i miei giornali, i miei libri…”. Considerato uno dei simboli della venezianità, in realtà  Hugo Pratt era nato a Rimini nel 1927. Giramondo, irrequieto, a dieci anni  fu letteralmente trascinato in Africa dal padre – ufficiale dell’esercito – e restò nel continente nero  fino al 1945, per poi vivere in Argentina e sviluppare lì la sua arte grafica e poi, dagli anni ’70 in avanti, sempre più spesso a Parigi e in Svizzera, a Losanna, dove morì nel 1995. Ma a Venezia, che lui adorava e di cui ha saputo esprimere l’essenza come pochi altri, Pratt ha vissuto intensamente tutta l’infanzia e , tornandovi, aveva stabilito a Malamocco la sua “sede”. “Scarso, Scarso, è pronto lo “sfogio” per Corto Maltese!”. Con questa battuta, contenuta nell’Angelo della finestra d’Oriente, una delle sue storie veneziane, omaggiava la trattoria locanda “da Scarso” a Malamocco, nella parte più meridionale del Lido, sulla laguna. Gestita dall’omonima famiglia, assieme all’annessa locanda, fa parte anch’essa della storia di Venezia. Sui suoi tavoli, a gustare sarde in saòr e baccalà mantecati, risi e bisi, radicchi e – ovviamente – gli sfogi, cioè le sogliole, oltre al papà di Corto Maltese si sono alternati tanti personaggi illustri, da Mario Soldati a Federico Fellini.

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Tra calli, campielli e fondamenta della Serenissima Pratt amava perdersi, girava, incontrava il gruppo di amici storici che lui chiamava “i bighelloni di Venezia”, ritrovava il suo dialetto, rimanendo sempre venessian fino al midollo. Del resto non fece mai mistero di considerare Venezia “il centro del mondo”, prediligendone le parti “nascoste”, al di fuori dei classici itinerari dei turisti, dove stanno le “corti sconte”, quelle piazzette al riparo dallo sguardo indiscreto dei foresti. Raccontava, parlando della sua infanzia: “Avevo quattro o Cinque anni, forse sei, quando mia nonna si faceva accompagnare da me al Ghetto Vecchio di Venezia. Andavamo a visitare una sua amica, la signora Bora Levi, che abitava in una casa vecchia. A questa casa si accedeva salendo un’antica scala di legno esterna chiamata “scala matta” oppure “scala delle pantegane”, o ancora “scala turca”…andavo alla finestra della cucina e guardavo giù in un campiello erboso con una vera da pozzo coperta di edera. Quel campiello ha un nome: Corte Sconta detta Arcana. Per entrarvi si dovevano aprire sette porte, ognuna delle quale aveva inciso il nome di un shed, ossia di un demonio…. Ogni porta si apriva con una parola magica..”. In “Favola di Venezia”,  venticinquesima avventura di Corto Maltese, ambientata a Venezia tra il 10 e il 25 aprile 1921, si narra una  storia che si svolge prevalentemente di notte , in equilibrio tra sogno e realtà, tra oriente e occidente, tant’è che nel fumetto compare anche il titolo in arabo del racconto ( Sirat Al Bunduqiyyah ). Nel finale, una rivelazione: “Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: uno in calle dell’amor degli amici; un secondo vicino al ponte delle Meraveige; un terzo in calle dei marrani a San Geremia in Ghetto. Quando i veneziani (e qualche volta anche i maltesi..) sono stanchi delle autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno per sempre in posti bellissimi e in altre storie…”. Nomi fantastici, luoghi magici, come la pratt4maggior parte delle centinaia di ponti e calli nei rioni di Venezia dove, tra le ombre umide delle case strette sui rii silenziosi o sotto le logge dei grandi palazzi signorili, si svelano le trame di storie e racconti vecchi d’ogni epoca, vicina o lontana. secoli di storia. Come se tutto ciò non bastasse, Hugo Pratt si è divertito un mondo ad inventare nomi per i luoghi frequentati dal suo marinaio. Seguendo questa toponomastica fantastica si scopre che il “Ponte della nostalgia” è il ponte Widmann, nei pressi della Chiesa dei Miracoli, a Cannaregio o che il “Sotoportego dei cattivi pensieri” in realtà corrisponde al Sotoportego dell’Anzolo che dà sulla Calle Magno, verso l’Arsenale, nel sestiere di Castello. Il “Campiello de l’arabo d’oro” è in Corte Rotta a San Martino, nelle vicinanze di Campo Do Pozzi, la “Corte del Maltese” equivale a Corte Buello nei pressi di Corte Nova e  la “Calle dei Marrani” è in Salizada Santa Giustina, vicino a Campo San Francesco della Vigna, tutti in Castello. La famosa e già citata “Corte Sconta detta Arcana” è la Corte Botera , che deve il proprio nome ad una bottega dibotteri, cioè di fabbricanti di botti, nei pressi della basilica dei Santi Giovanni e Paolo (detta San Zanipolo in dialetto veneziano) mentre nel citato racconto Pratt scelse l’abitazione di Tiziano come domicilio di Corto Maltese, nella corte che porta il nome del pittore, a Cannaregio. Pratt, negli ultimi suoi anni, ricordava con un velo di tristezza il pratt1suo legame con la città sulla laguna, quasi parafrasando – inconsapevole o meno – il testo di quella bella e triste canzone che  Guccini ha dedicato alla città (“ Venezia che muore,Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi,Venezia, la vende ai turisti, che cercano in mezzo alla gente l’ Europa o l’ Oriente..”). Quindi, per finire, è necessario far parlare ancora il maestro: “..vado e vengo per il mondo, quasi senza meta. Ma a Venezia ci torno sempre. Cammino per le sue calli, attraverso i canali, mi fermo sui ponti e osservo che sulle rive non ci sono più i granchi che al pomeriggio se ne stavano pigramente a prendere il sole. Non ci sono più da tanti anni. Cerco i posti di quando ero bambino ma molte volte non li riconosco. La scala matta non c’è più e non più neppure la signora Bora Levi. Le finestre della sua casa sono murate, la fisionomia del luogo è cambiata. Quando chiedo non mi sanno rispondere. Gente giovane che non sa, oppure qualche vecchio che non vuole ricordare”.

 Marco Travaglini

Ultimo saluto granata a Sauro Tomà, superstite del Grande Torino

Addio a Sauro Tomà, superstite del Grande Torino, scomparso martedì a 92 anni. Giovedì la camera ardente a Palazzo Madama, che nel maggio del 1949 ospitò i  compagni di squadra del difensore granata morti nell’ incidente aereo di Superga, era presente il Torino al completo. Ieri i funerali, nella chiesa di San Giorgio Martire in via  Barrili, sono stati celebrati da don Riccardo Robella. Tra i partecipanti le glorie del calcio Sala, Zaccarelli e Salvadori.