FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re
Gli ayatollah iraniani sono già in Siria e si avvicinano alle coste del Mediterraneo orientale, guardano Cipro, le sponde europee e le grandi piattaforme petrolifere che emergono come giganteschi Leviatani dalle tempestose acque levantine, in attesa della prossima mossa. Basi militari, centri di addestramento, piste per aerei, depositi di munizioni, missili e droni, migliaia di soldati guidati sul campo da generali iraniani, istruttori e consiglieri militari. Per non parlare degli uomini più fidati del leader Khamenei ricevuti come fratelli nel palazzo presidenziale dal rais di Damasco. La Siria sembra un avamposto iraniano creato allo scopo
di esercitare un’egemonia imperiale da Teheran al Mediterraneo ma con il rischio di scontrarsi prima o poi con l’alleato russo. Se a ciò aggiungiamo le armi che finiscono agli Hezbollah libanesi, decine di migliaia di miliziani sciiti filo-iraniani presenti nell’area, le milizie sciite irachene e schiere di mercenari sciiti afghani e pakistani, per Israele i rischi aumentano di giorno in giorno. E la stessa cosa vale anche per i 2000 soldati americani finiti nel mirino dell’Iran dopo i raid di sabato che ora Trump vuole riportare a casa. Dalla sospetta incursione aerea israeliana nei dintorni di Aleppo contro una base iraniana alle minacce della Guida Suprema Khamenei contro l’Occidente e i suoi alleati, la tensione tra Israele e l’Iran è alle stelle. Teheran installa nuove basi in Siria e Israele le distrugge, a Damasco, a Homs e ad Aleppo. Il vero scontro, per il momento ancora nascosto, è tra Israele e l’Iran. La Siria sarà divisa in futuro tra russi e iraniani, con i turchi che non molleranno tanto facilmente i territori occupati a nord.
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Due grandi coalizioni gestiranno il futuro della regione mediorientale: un asse russo-turco-iraniano contrapposto a un’alleanza formata da Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita. Sabato notte, poche ore dopo il raid missilistico americano e anglo-francese sui cieli della Siria, una misteriosa esplosione a sud di Aleppo ha fatto saltare in aria una base che i pasdaran iraniani avevano riempito di armi ed esplosivi uccidendo una ventina di militari. É probabile che dietro il raid ci sia proprio l’aviazione dello Stato ebraico anche se, per il momento, gli alti comandi di Tel Aviv hanno confermato solo di aver colpito la scorsa settimana una base dei pasdaran nei pressi di Homs. Ma quante sono le basi iraniane sul suolo siriano? Protette da russi e siriani ma guardate con sospetto dai turchi che, pur alleati nella “Triplice” sancita di recente nel vertice di Ankara, diffidano degli ayatollah. Hanno fretta gli israeliani perchè c’è un problema in più per loro rispetto al passato. Per quanto tempo ancora quando i jet con la stella di David potranno sorvolare Siria e Libano ormai ben difesi dal sofisticato sistema missilistico anti-aereo russo fornito a Damasco? Il nemico di Israele, a settant’anni dalla nascita dello Stato ebraico, non è solo la Siria. Dalle alture del Golan le sentinelle di Gerusalemme vedono sempre più distintamente militari iraniani, hezbollah e gruppi jihadisti pronti a scatenare l’inferno ai suoi confini. L’escalation militare in Siria preoccupa anche il confinante Libano, che già ospita un milione 750 mila profughi siriani. Il patriarca maronita del Libano Bèchara Boutros Rai, insieme ai capi
delle Chiese d’Oriente, ha lanciato un nuovo appello per la pace alle potenze mondiali affinché si trovi una soluzione politica del conflitto siriano rilanciando i negoziati di Ginevra guidati dall’Onu, la cui agenda prevede un governo di transizione, elezioni libere e una nuova Costituzione. Nel frattempo però l’unico obiettivo dei vincitori riguarda la divisione della Siria in sfere d’influenza mentre i cambiamenti forzati della demografia della nazione annunciano l’arrivo di nuove disgrazie per la martoriata Siria. Prima si cacciavano i cristiani, ora si cacciano i curdi. Fino a pochi anni fa si approfittava della guerra per cancellare in modo definitivo la presenza dei cristiani e ora si cerca di “de-curdizzare” l’enclave curda per far posto ad arabi e minoranze turcofone. Di conseguenza, nelle zone cristiane arrivano i profughi curdi e in quelle curde arrivano truppe straniere. Nel nord della Siria i turchi bombardano i curdi considerati terroristi e alleati del Pkk curdo, fuorilegge in Turchia. Così facendo spingono decine di migliaia di curdi a fuggire in altre aree, come nella vicina regione siriana nord-orientale di Jazira, abitata, prima della guerra, dai cristiani che adesso, sconfitto l’Isis, vorrebbero tornare a casa ma non possono farlo perchè le loro abitazioni sono già occupate da nuovi rifugiati. Nel disordine levantino è palese la volontà di cambiare la demografia del territorio a tal punto da assistere a continui movimenti di popolazione da una regione all’altra, non spontanei ma forzati. Così fu sotto la dittatura di Saddam Hussein in Iraq che cercava di arabizzare le zone curde.
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Dopo la tragedia dei cristiani scappati davanti alla ferocia dei miliziani jihadisti abbandonando case e villaggi, ora vediamo masse disperate di curdi che scappano dall’area di Afrin di fronte all’invasione delle truppe turche entrate in Siria per creare un’ampia zona cuscinetto lungo il confine. Almeno 4000 famiglie curde stanno per insediarsi in una trentina di villaggi ex cristiani della valle del fiume Khabur dove nei tempi passati vivevano cristiani siri, assiri e caldei. Una situazione che potrebbe modificare forzatamente la demografia della regione rendendo impossibile il ritorno dei cristiani nelle loro terre e dei curdi nella loro regione. Dove finiranno i 500.000 profughi curdi fuggiti da Afrin presa dai turchi? E dove finiranno tutti gli altri civili che dovranno darsi alla fuga nelle prossime settimane se le truppe del sultano occuperanno altre città nell’area curda? Di fatto, russi, turchi e iraniani si stanno già dividendo la Siria e il regime siriano sarà
costretto a rinunciare a una parte del territorio. Russi e turchi sono alleati sempre più stretti, alla faccia dell’Occidente e della Nato anche se Ankara ha appoggiato i raid del 14 aprile contro Assad, acerrimo nemico del leader turco. È l’alleanza atomica e militare russo-turca quella che sorprende di più gli osservatori intenti ad analizzare i nuovi rapporti tra i due Paesi. Sono stati firmati accordi nucleari, militari e commerciali impensabili fino a pochi anni fa quando tra Mosca e Ankara scoppiò una grave crisi diplomatica in seguito all’abbattimento di un jet russo da parte dei turchi alla frontiera con la Siria nel novembre 2015. Ora piovono contratti di tutti i tipi, energetici, agricoli, turistici e sembra che tutti i problemi tra Mosca e Ankara siano stati risolti in un colpo solo. Erdogan e Putin hanno inaugurato il cantiere per la realizzazione della prima centrale nucleare turca che sorgerà ad Akkuyu, nella provincia di Mersin, nella Turchia meridionale e sarà costruita dalla società russa Rosatom. Si tratta di una commessa da 20.000 miliardi di euro che darà lavoro a migliaia di persone. A rafforzare ulteriormente l’asse tra i due Paesi è l’imminente fornitura alla Turchia del sofisticato sistema missilistico russo S-400, lo stesso fornito da Putin ad Assad. Le barriere sono crollate anche sul versante del turismo e nei prossimi mesi si prevede il ritorno in massa dei russi sulle spiagge della Mezzaluna. Lo scorso anno i turisti russi erano drasticamente calati sotto il milione mentre nell’estate del 2015 erano stati più di cinque milioni e quest’anno si spera di raggiungere i sette milioni.
(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)
manifesti, video di centinaia di enti. Un ecosistema condiviso a livello regionale che a oggi conta 70.000 oggetti digitali, 500.000 schede descrittive di beni artistici e 500 inventari di archivi storici: un patrimonio destinato a crescere, giorno per giorno, per metterne in luce quantità, qualità e varietà. Mèmora infatti gestisce attraverso un’unica interfaccia web beni culturali di tipologie diverse, integrando i molteplici software fino a ieri utilizzati e superando così la divisione tra beni archivistici e beni museali, in favore di una visione complessiva del patrimonio, garantendone la conservazione e la fruibilità nel tempo.
tecnici, aggiornamenti continui, facilità di personalizzazione e interoperabilità. La piattaforma nei mesi scorsi è stata testata anche da 27 professionisti dei principali istituti culturali e musei del territorio piemontese con l’obiettivo di raccogliere feedback e suggerimenti dagli addetti ai lavori e apportare eventuali modifiche o miglioramenti. 














DALLA PUGLIA
Decisamente competitiva per certi aspetti, certamente amatoriale per altri. Stiamo parlando dell’undicesima edizione della Lago Maggiore Half Marathon, svoltasi domenica 15 aprile, da Verbania a Stresa
segnare 59’ 06” davanti a Ndiwa e Boit, anch’essi sotto l’ora. Una prestazione notevole anche quella fatta dalla prima delle donne, Daisy Cherotic, anch’essa keniana. Primo europeo è stato lo svizzero Fabian Anrig in 1h08’12” mentre il primo italiano è Francesco Grillo in 1h10’06”.Ancora tra le donne, medaglia di bronzo per la splendida Charlotta Fougber, già lruricampionessa nei 3000 siepi. Tantissimi gli atleti e le atlete partecipanti per la
passione: “Un bellissimo percorso, adatto anche a fare un tempo basso, poche salite” ha detto la giornalista di Verbania, Manuela Raja Prestifilippo “. Alla riuscita della manifestazione hanno contribuito i volontari che hanno controllato il taffico . Nexia Audirevi è la società italiana indipendente di servizi per le imprese, che ha dato il nome alla manifestazione: “ E’ riuscita molto bene, siamo particolarmente soddisfatti” ha detto la dirigente della organizzazione per la pubblicità della ditta medesima, anche lei presente a Stresa. Tanti altri, comunque, gli sponsor.
Operai al lavoro nel grattacielo della Regione, il palazzo “Unica” del Lingotto, stanno completando gli impianti.
regionale – riprenderà la posa dei vetri della facciata per completare la chiusura delle pareti esterne. Entro l’estate il Cnr terminerà le prove di laboratorio che servono per la perizia che dovrà stabilire il motivo dei difetti presenti su alcune vetrate già posate. Poi si procederà al ripristino dei pavimenti interni, che presentano alcune imperfezioni. Un altro passo per il completamento dell’opera – ha aggiunto – sarà l’approvazione della variante 6, che consentirà il completamento dell’impianto fognario”.
La Società impegnata a mitigare i 
Ai
spettacolo serale in una performance ribattezzata “Bombardamenti Intelligentissimi”.