Tutto esaurito per la sesta edizione del Torino Jazz Festival che si chiuderà stasera alleOGR – cornice che ha interpretato alla perfezione l’anima della rassegna musicale – con il triplo concerto di Magic Malik, Riccardo Ruggieri con Gary Bartz eFred Hersch. Oltre 22mila persone hanno assistito agli appuntamenti in agenda previsti dalla manifestazione. Tutte le esibizioni hanno incontrato il favore della platea, dagli spettacoli diffusi in città alle grandi performance nei teatri.

“Il successo di pubblico del Torino Jazz Festival 2018 premia la scelta di aver selezionato artisti trasversali capaci di interpretare il jazz in tutte le sue forme, privilegiando le contaminazioni – sottolinea Francesca Leon, assessore alla Cultura della Città -. È stato un Festival in cui hanno trovato spazio tutti, dai musicisti che hanno superato i confini del jazz, al pubblico sempre più diversificato che ha apprezzato la varietà musicale sia nei concerti principali, sia nei club. Il tutto esaurito e l’entusiasmo registrati in ogni sede evidenziano che è stata percorsa la strada giusta. Ringrazio i torinesi e tutti coloro che hanno partecipato a questa kermesse decretandone l’ottima riuscita e non nascondo la felicità che provo per il calore di un pubblico entusiasta, curioso, competente e attento”.Tantissimi i partecipanti all’Anteprima TJF del 21 e 22 aprile, che hanno seguito le esibizioni della marching band Bandakadabra – accompagnata dalle danze scatenate dei ballerini delle associazioni Lindy Bros e Dusty Jazz – nei mercati principali e nel centro storico della città.

Venduti tutti i biglietti dei concerti a pagamento a partire dall’inaugurazione del 23 aprile con ‘I Radian’ ospiti al Museo Nazionale del Cinema. Dimora fissa dei principali spettacoli, dal 26 aprile, sono stati il palco delle OGR, il Piccolo Regio e il ConservatorioGiuseppe Verdi.“Un programma ‘differente’ e in dialogo con il territorio: una scommessa vinta insieme a un pubblico straordinariamente curioso e creativo, proprio come il jazz – dichiara Giorgio Li Calzi, il direttore del TJF -. Grazie a tutti i sold out, abbiamo capito che si può fare un Festival Jazz completamente diverso da qualsiasi altro, bilanciando il programma con varietà e creatività, accompagnandolo con molte produzioni originali. Un modo innovativo di intendere il jazz, che resta per me sinonimo di libertà, di dialogo tra le culture e di linguaggio. Il successo di questa edizione è anche merito di un gruppo di lavoro eccezionalmente coeso che ha discusso e affrontato ogni minimo dettaglio per dare il massimo agli spettatori. Lavoreremo da subito per programmare nuovi progetti del TJF in sinergia con altri festival”. L’atmosfera positiva del Festival ha esaltato i maestri del jazz internazionale come Archie Shepp, Terje Rypdal, Carla Bley e Gary Bartz che hanno regalato al pubblico performance indimenticabili. Parallelamente il TJF ha dato modo alle persone di conoscere e apprezzare numerosi giovani talenti che si candidano a raccogliere l’eredità dei grandi.

Da sottolineare inoltre l’impatto sociale della rassegna con il successo dei concerti ospitati nei luoghi di assistenza e nelle strutture di accoglienza. Altrettanto seguiti, al Circolo dei Lettori, i Jazz Meeting accompagnati da concerti, occasioni di incontro per le eccellenze del jazz piemontese con l’obiettivo di sviluppare i rapporti tra le realtà che lo promuovono a livello nazionale e internazionale. Affollatissime anche le sale di Laboratori di Barriera e del Jazz Club che hanno ospitato i balli lindy hop, la danza swing più scatenata e trendy del momento.
Questi i concerti pomeridiani e serali a pagamento:
al Piccolo Regio, alle 17.30, si sono esibiti il 27 aprile Ivo Papasov e his wedding band e il 30 aprile Melanie De Biasio (prima assoluta italiana);
al Conservatorio Giuseppe Verdi, alle 17.30 il 26 aprile l’Orchestravagante degli allievi del Centro di formazione musicale della Città di Torino diretta dal maestroAntonino Salerno e gli allievi del dipartimento Jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, il 28 aprile Franco D’Andrea e il 29 aprile Terje Rypdal;
alle OGR, alle 21, il 26 aprile Federico Marchesano Atalante con Louis Sclavis e a seguire Archie Shepp, il 27 aprile Frankie hi-nrg mc e Aljazzeera seguiti da Marc Ribot con il suo gruppo Ceramic Dog, il 28 aprile Alberto Gurrisi con Adam Nussbaum e Seamus Blake e successivamente Carla Bley & The Torino Jazz Orchestra Feat. Steve Swallow, il 29 aprile Fabrizio Bosso e Banda Osiris e dopo di loro Nils-Petter Molvær. Infine l’ultima serata, lunedì 30 aprile, vedrà sul palco tre concerti Magic Malik, Riccardo Ruggieri con Gary Bartz e Fred Hersch.
Numerosissimi anche gli appassionati e i curiosi che hanno riempito i club torinesi coinvolti nel Festival. Migliaia di persone hanno infatti assistito a spettacoli di musica dal vivo, con artisti torinesi e internazionali, convegni, mostre, incontri, masterclass ed eventi a tema partecipando a un vero e proprio viaggio musicale alla scoperta del jazz.



Se a trainare la crescita restano soprattutto i contratti a tempi determinato, cresciuti del 18%, per la prima volta dopo quattro trimestri con il segno negativo, i contratti a tempo indeterminato standard salgono da 11.972 a 15.250, con un incremento del 27,4% che caratterizza tutte le fasce d’età ma si presenta un po’ più accentuato in quella 15-29 anni, dove le assunzioni stabili segnano +33%. Prosegue inoltre, grazie alla semplificazione normativa introdotta e alla nuova disciplina regionale, il trend di crescita del contratto di apprendistato (+29%), che contribuisce alla buona performance complessiva dei giovani. Nella fascia 15-24 anni, infatti, gli avviamenti al lavoro sono aumentati del 24%, che diventa 21,4% se si considera la fascia 15-29 anni: un incremento in entrambi i casi superiore al valore medio delle assunzioni in Piemonte. Nei primi mesi dell’anno, inoltre, segna un’ulteriore flessione il ricorso alla cassa integrazione (-40,5%, 5,6 milioni di ore in meno), con un calo concentrato, in particolare, nella componente straordinaria (-53,5%, ovvero -5,1 milioni di ore).L’assessora regionale al Lavoro Gianna Pentenero commenta che sono dati incoraggianti, soprattutto se riferiti alla componente giovanile. Tuttavia, permangono elementi di preoccupazione, su cui è utile riflettere: le crisi industriali che interessano il Piemonte, da Embraco a Italiaonline per citare le più note, e il tema, non solo piemontese, di come garantire diritti e qualità del lavoro anche a tutte le persone che sfuggono alle categorie contrattuali classiche. Fa inoltre presente che sul tema della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, proposto per quest’anno dai sindacati, negli ultimi dieci anni sono stati compiuti numerosi passi avanti, livello nazionale e locale, che evidentemente non sono sufficienti se, come ci ricordano drammaticamente le statistiche, gli infortuni mortali sono in aumento. Occorre quindi avere il coraggio di intervenire continuando a investire in formazione, a chiedere alle aziende di effettuare adeguati investimenti in sicurezza, a fare in modo che le istituzioni e i sindacati lavorino insieme per garantire il rispetto delle regole.
Martedì 1 maggio, in occasione della festa dei lavoratori, il Museo Egizio – via Accademia delle Scienza 6 – propone la vista guidata “Il lavoro nell’Egitto faraonico”
Il Teatro Carignano di Torino ha scelto di diventare il primo teatro green d’Italia. Un obiettivo di grande attenzione alla sostenibilità – fortemente voluto da Lamberto Vallarino Gancia ,Presidente del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale – raggiunto grazie alla tecnologia della startup torinese Enerbrain
CO 2 e corrisponde ad aver fatto crescere in 1 anno 99 alberi. Un miglioramento tangibile anche per il benessere degli spettatori che affollano gli spettacoli del Carignano, e che potranno
contare su qualità dell’aria e temperatura ideali in tutte le stagione e in ogni zona del teatro: dalla platea alla galleria. Nel foyer del Carignano uno schermo comunicherà al pubblico in tempo reale la percentuale di risparmio energetico, ma anche le tonnellate di CO 2 non immesse nell’ambiente e il numero di alberi salvati. 

E’ stato ricoverato al Cto in gravi condizioni l’uomo di 87 anni, residente a Pratiglione
Kane (New York, 1925-1995) ci ha lasciato in trent’anni di appassionato esaltante lavoro – dagli anni Sessanta fino a tutti gli Ottanta – strepitose immagini iconiche, legate soprattutto al mondo della musica, dell’impegno civile, della moda e della pubblicità. Ma anche fotografie editoriali, ritratti di celebrities, reportage di viaggio e scatti di ricerca pura. Esempio d’imitazione per intere generazioni di fotografi, a lui e a sessant’anni esatti dalla sua “Harlem 1958” (fra le fotografie più significative della storia del jazz, che vede insieme ben cinquantasette grandi jazzisti chiamati a raccolta dallo stesso Kane a New York su un marciapiede della 126esima Strada), la Fondazione Bottari Lattes dedica da giovedì 3 maggio a sabato 14 luglio una mostra – la prima a Torino – nelle sale dello “Spazio Don Chisciotte” di via della Rocca 37/b. La rassegna, dal titolo ben esplicito “Art Kane. Visionary”, si inserisce nell’ambito della prima edizione di Fo.To-Fotografi a Torino, promossa (dal 3 maggio al 29 luglio)
dell’archivio di Kane e da cui prende avvio anche la mostra subalpina allo “Spazio Don Chisciotte”, dove troviamo esposte circa 40 opere che ben documentano gli svariati ambiti d’indagine fotografica sperimentati dall’artista newyorkese. Che alla fotografia decise di dedicarsi a tempo pieno solo negli ultimi anni Cinquanta, dopo importanti esperienze professionali come art director nel settore editoriale e giornalista free lance. Imponente e impressionante é la sua prima foto, “Harlem 1958” ( cui già s’è accennato) con quella “montagna” dei più famosi jazzisti dell’epoca messi insieme – con non poca fatica, pensiamo – dallo stesso Kane per uno scatto che è diventato storia della fotografia e storia del jazz. Da allora il suo obiettivo ha mirato con grande fantasia e sublime tecnica (non mai di freno all’intuito e alla piena libertà espressiva) ai grandi del rock, del pop, del soul e ancora del jazz – dai Rolling Stones a Bob Dylan ai Doors e a Janis Joplin fino a Frank Zappa ad Aretha Franklin a Louis Armstrong e a Duke Ellington – creando una serie infinita di icone. Prima fra tutte, quella memorabile degli Who, addormentati ai piedi di un monumento e avvolti dalla bandiera
britannica. Scatti “musicali”, accanto ad altri non meno suggestivi dedicati ai temi sociali e politici legati alle battaglie per i diritti civili (quelli degli afroamericani e degli indiani d’America) o alla guerra del Vietnam: immagini di forte impatto simbolico, come il “Cristo sulla sedia elettrica” a commento della canzone With God on Our Side di Bob Dylan o il volto di un vecchio Hopi rugoso come una corteccia, indimenticabile al pari dell’immagine del reduce del Vietnam ridotto a tronco umano su una carrozzella. A chiudere la rassegna torinese sono, infine, alcuni scatti di quelli realizzati per le più importanti testate di moda americane e inglesi dell’epoca – quali Look, Life, Esquire, Harper’s Bazaar, McCall’s e Vogue – che a lui s’affidavano sapendo di poter ottenere solo da lui immagini che “eliminano il piccolo e il brutto per enfatizzare il grande e l’eroico”.
l 4 maggio prossimo, al Campus ONU di Torino, il Centro per l’UNESCO organizza la Giornata Conclusiva del Percorso Formativo “Turismo Sostenibile in Piemonte, a partire dai Siti UNESCO: ambiente, patrimonio ed economia”