La FIAT TORINO è entrata in una settimana fondamentale per il prosieguo del suo cammino. Le due partite sin qui affrontate hanno dimostrato due cose: la squadra è forte, la squadra è fragile. Nell’apparente contrasto emerge un’affascinante ipotesi di quanto le idee debbano essere portate a terra per potersi realizzare, ed è evidente come molti dei giocatori della FIAT siano di alto livello qualitativo. Confrontarsi con realtà agonistiche di buona caratura come Cremona serve come stimolo a comprendere che si è, sportivamente parlando, ad un livello più alto ma giocare con realtà come il Cedevita Zagabria che ha talento e mette in campo molta tensione agonistica talvolta serve a far comprendere che la tecnica non sempre è sufficiente e bisogna mettere dentro tattica e mente per poter sopperire alle abilità altrui. Il basket è uno sport dove da sempre è l’attaccante che sceglie cosa fare in funzione della reazione della difesa, ma se la difesa non reagisce per l’attacco diventa tutto più facile. Torino sta crescendo grazie a Banchi e al suo lavoro meticoloso e i giocatori piano piano cominciano a conoscersi. La strada è quella giusta se si saprà far tesoro delle “piccole” lezioni fin qui ricevute a partire dalla partita di domenica che sarà una cartina di tornasole per verificare le ambizioni future della FIAT Torino. Non sarà importante solo il risultato, ma anche e soprattutto l’atteggiamento che tutta la squadra metterà in campo in quello che per gran parte della tifoseria torinese è un vero e proprio derby. “Ma chi è quel ragazzone..col numero 32? In NBA subito!!!” il commento di Max dal suo negozio in cui ha osservato la partita in tv per la prima volta quest’anno della FIAT dopo la partita con Cremona, riferendosi a Trevor Mbakwe che ha giganteggiato in maniera esponenziale e a cui noi auguriamo le migliori fortune ma speriamo resti a Torino a lungo.
“Se giochiamo come nel terzo quarto tutte le partite siamo da campionato” il commento sempre dopo Cremona di Stefano dalla curva di Torino; ed in effetti sarebbe bello, ma se è vero che è difficile è anche vero che è possibile, e sarebbe oltremodo interessante che anche questa squadra inventasse il suo “quarto d’ora” senza venire meno a ricordi storici del Grande Torino, in cui si decidesse di “abbassare i calzettoni” e risolvere le partite. Le qualità ci sono, se fosse possibile trasferire quell’anima a questi giocatori, il passo sarebbe enorme! Dopo mercoledì con Zagabria Simone ci dice: “Un Auxilium stanca e imprecisa… sicuramente iniziamo a pagare la doppia sfida settimanale e le lunghe trasferte. Di sicuro ci vuole un po’ più di umiltà e più grinta, quella che si vede in campionato. Ora sotto con Cantù e avanti a testa alta. GoAux!” e direi che si commenta da solo questo pensiero che unisce una lucida visione tecnica e cuore di tifoso. Dalla curva dopo Zagabria il sentimento non è assolutamente così negativo come ci si potrebbe immaginare, anche perché sarebbe scorretto dopo un inizio così positivo. C’è solo un pochino di sconcerto alla visione di una partita persa gradualmente e progressivamente contro un avversario non così forte (d’altra parte all’andata li si era battuti in casa loro) ma sicuramente concentrato ed estremamente preciso. Infatti i conti si dovrebbero fare anche guardando l’avversario che ha avuto percentuali di realizzazione elevatissime e non solo per demeriti di Torino, e riconoscere le abilità altrui è sempre un bel segnale. Il pubblico che saluta con applausi la squadra di Zagabria che esce e i giocatori avversari che ricambiano è un segnale di alto indice non solo di sportività ma di competenza tecnica. Torino non ha giocato bene, pazienza. La tifoseria non ha minimamente calato le proprie aspettative e la propria passione, come si è sentito al Palazzetto, ma tutti si aspettano una prova di carattere: vincere è sì l’unica cosa che conta, come diceva Boniperti, e alla fine è realmente così, ma il cuore ha sempre comunque bisogno di passione condivisa, e la FIAT Torino ha giocatori che possono farlo!
Paolo Michieletto
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Paolo Michieletto
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