Le analisi sul voto siciliano si sprecano. Certo, ci sono dati chiari ed inequivocabili. La straripante vittoria del centro destra e il ritrovato protagonismo politico di Silvio Berlusconi. Innegabile e straordinario. L’avanzata forte, pesante e massiccia, dei 5 stelle. Altrettanto innegabile e straordinaria. E, in ultimo, il tramonto del centro sinistra come coalizione. La frammentazione di questo campo, ridotto ormai ad un campo di macerie, e’ il frutto concreto della gestione politica del Pd di questi ultimi anni e della incomprensione fra i vari attori campo. Comunque sia, si tratta di un “campo politico” che e’ uscito momentaneamente dalla competizione vera per il governo del paese. Ora, si tratta di capire come e’ possibile, al di la’ delle piroette dei protagonisti, ricostruire una alleanza di centro sinistra nel nostro paese. Innanzitutto va archiviata definitivamente il cavallo di battaglia del Pd renziano, cioe’ la “vocazione maggioritaria” del partito e la conseguente autosufficienza politica ed elettorale del Pd. Una tesi, questa, sostenuta all’inverosimile dal gruppo dirigente del Pd in questi ultimi anni che ha contribuito a smontare alla radice qualsiasi forma di alleanza con altre forze e movimenti riconducibili seppur vagamente al centro sinistra.
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E’ persin ovvio dedurre che dopo aver sostenuto per anni la centralita’ del Pd e la esclusione pregiudiziale di qualsiasi coalizione, e’ quantomeno curioso nonche’ singolare che dopo aver subito una sconfitta elettorale cocente si cambi linea improvvisamente. Anche perche’ i cambiamenti repentini devono essere compresi, capiti e metabolizzati dai cittadini elettori. E quando questo non capita, comprensibilmente, c’e’ la sconfitta politica prima ed elettorale poi del partito. In secondo luogo, se si vuole essere credibili e si crede in questo progetto, si tratta di recuperare il celebre slogan di Mino Martinazzoli. E cioe’, “In Italia la politica e’ sempre stata la politica delle alleanze”. Uno slogan che riassume una concezione della politica, del partito, delle istituzioni e della societa’. Il Pd crede in questa prospettiva al di la’ delle conversioni improvvise alla Fassino? Conversioni anche poco credibili che rischiano di creare un forte cortocircuito nella stessa base del partito, seppur renziana ed ubbidiente. Perche’ riconoscere la centralita’ della coalizione, e quindi una vera “cultura delle alleanze”, significa anche riconoscere la valenza di un partito non “personale”, il pluralismo sociale e culturale presente nella societa’, e soprattutto la necessita’ dell’apporto di altre formazioni politiche per arrivare al governo del paese. Insomma, attorno alla “cultura delle alleanze” non c’e’ solo il pallottoliere in vista delle elezioni, ma anche e soprattutto il riconoscimento di alcuni valori centrali che costruiscono l’edificio democratico e costituzionale nel nostro paese.
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Ecco perche’ per ricostruire il centro sinistra non bastano gli slogan e le battute ad effetto. Servono, al contrario, elementi e principi di cultura politica che delineano una visione della societa’ e della politica. Ora, pare che anche nel Pd ci sia questo ravvedimento politico e questa inversione di rotta. C’e’ da sperare che non sia il solito, ed ormai noto e collaudato, tatticismo funzionale al momento. Ovvero, una sorta di posizionamento destinato ad esedre sacrificato appena cambiano gli ingredienti in campo. Adesso, forse, e’ opportuno disegnare una strategia politica definitiva. Ma soprattutto coerente e di lunga durata. In gioco, infatti, non c’e’ solo il destino di potere di alcuni capataz ma la prospettiva di un progetto politico. Quello, appunto, di un centro sinistra democratico, riformista e progressista.
Giorgio Merlo
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