Ama da sempre la natura Ivo Bonino, lui che mentre s’allunga verso i settanta, continua a vivere ad Almese, ai piedi della montagna, in appartata tranquillità. Ama la natura e la riempie di colori vivi e forti, pronti a rispecchiarsi nel rigoglioso crescere, nella sicurezza, nel palpito più audace: descrivendone ogni più piccolo particolare, ogni forma, l’angolo più o meno appartato come la distesa di campo che allarga il proprio sguardo e che si cosparge di macchie alberate, di fiori seminascosti tra i fili d’erba, gialli e sottili, di impercettibili rivoli d’acqua. Per tratti, l’occhio e la pennellata di Bonino ammiccano ai giochi impressionisti, salvo correggere e attualizzare ogni cosa, ammansirla e ricrearla, renderla più quotidiana e vicina a noi che guardiamo oggi. Ama la natura e la addolcisce, pare immergerla in un mondo che si potrebbe definire strano, forse irreale, per lo meno inusuale, privato com’è dell’elemento umano, disturbante e contrario, che non compare mai, che è del tutto assente, timoroso di mettere la testa dentro il candore ovattato del luogo o definitivamente respinto, a priori. Un mondo cosparso di silenzio, di una pace e di un tempo ritrovati, nello scorrere dei giorni e delle stagioni.E allora ecco, nella mostra I paesaggi di Ivo Bonino. L’emozione del gesto, la forza del colore, a cura di Luigi Castagna e Giuliana Cusino, fino al 10 dicembre visitabile presso la Galleria “Arte per Voi” nella piazza Conte Rosso di Avigliana (orario: sabato e domenica, dalle 15 alle 19), incrociare un nodoso e sbilenco ulivo, squarciato, impreziosito dal ricamo di foglie e dai piccoli rami che cercano spazio verso l’alto, le radici infossate nella terra, invisibili sotto il mare di steli che s’allontanano verso il verde lontano e gli spruzzi rossi dei papaveri che occhieggiano qua e là. C’è una sottile poesia in quel Sentiero nel canneto che corre a spartiacque, indecifrato, dove riusciamo a immaginare pietra dopo pietra e il liquido impercettibile, ai lati in pieno rispetto altre piante leggere, filiformi e importanti, che si mescolano in acqua e terra, come la ritroviamo in un “frammento” perso nel lago piccolo di Avigliana, ancora stoppie e steli e pietrisco, un gruppo di case sul fondo; c’è un angolo più lontano dove nella loro corteccia biancastra si alzano le betulle, e all’artista non interessano le cime pronte a perdersi e a confondersi l’una con l’altra, verso l’alto, ma la base degli alberi, ancora una volta, immerse al riparo del campo d’arbusti in primo piano.Ombre e macchie, giochi di chiaroscuri, colori, l’insinuarsi della luce, l’impercettibilità quanto il realismo, ogni cosa appassiona nella pittura di Bonino, sino al distendersi del glicine (suggestivi quei tocchi ravvicinati e compatti nel violaceo) o dei campi di papaveri; ed è l’invito a perdersi nel suo universo pittorico, carico di quelle emozioni presto riversate in chi guarda, che variano da opera ad opera, sentimenti, solitudini, ricordi, atmosfere lontane e non più ripensate ma pronte a disvelarsi ancora una volta.
Elio Rabbione
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