STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Non voglio commentare l’omicidio al suk.Oramai è materia per magistrati. Voglio commentare alcuni sgradevoli e fuorvianti giudizi che sono la negazione del perché è successo. La prima da parte di pentastellati e sinistrorsi che hanno subito detto: poteva capitare ovunque in Torino come in altre città. Giocano d’anticipo rifuggendo eventuali responsabilità della civica amministrazione. Sono convinto che se fossero stati all’opposizione avrebbero puntato il dito contro l’agire della Giunta municipale. Come quel vigile che quasi giustificava il tutto: sono gli incerti di chi frequenta certi posti.Aberrante. ll nostro paese rischia di dimenticare una parola ed un comportamento: legalità. La cui concreta applicazione si ha con la prevenzione nel far rispettare le regole e nel reprimere quando si consuma un reato. Regole determinate anche dal Comune e fatte applicate dalle forze dell’ ordine di cui per esempio i Vigili Urbani ne fanno parte. Sia ben chiaro, sono stato e sarò sempre contrario nel dare i relativi permessi per un evento del genere. Contrario perché si tratta di luoghi dove si delinque, ricettacolo di merce rubata. Se si dà il permesso si devono poi attuare i relativi controlli. Facile nel dirsi e difficilissimo da realizzare? Si è detto che prima ho poi ci sarebbe scappato il morto, in una situazione palesemente caotica. Rifuggo dalle accuse di speculatore ma mi sembra che la gente sia esasperata. L’omicida è un immigrato clandestino e ha ucciso un italiano come a Roma un clandestino ha disarmato un rapinatore italiano guadagnandosi il permesso di soggiorno. Il primo un assassino, il secondo si è guadagnato l’accoglienza. Allora la sicurezza, la legalità ed anche l’ospitalità non sono di sinistra o di destra: sono solo di buon senso.
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