Il “libero pensare” di Bruno Segre, decano degli avvocati

Il 99° compleanno di Bruno Segre, decano degli avvocati torinesi e protagonista delle più importanti battaglie per i diritti civili, è stato  festeggiato con un bel  libro a lui dedicato:  “Libero pensare, una giornata nello studio dell’avvocato Bruno Segre”. Un omaggio, a cura di Marisa Quirico, composto da 18 scatti in bianco e nero del fotografo Renzo Carboni, accompagnati da una prefazione di Davide Manzati e dagli interventi (in rigoroso ordine alfabetico) di Luciano Boccalatte, Nino Boeti, Carlo Greppi, Nico Ivaldi, Maria Mantello, Pietro Polito, Donatella Sasso e Guido Vaglio. Alberto Bolaffi, nella dedica al libro, offre un sintetico e autentico profilo di Segre: “Caro Bruno, parafrasando Giovannino Guareschi, penso che tu sia uno dei migliori interpreti del suo pensiero quando, da prigioniero in Germania, scrisse che libertà esiste ovunque esiste un cervello libero ”. Nato a Torino il 4 settembre 1918, due mesi prima della fine della Grande guerra, ultimo allievo di Luigi Einaudi, laureato in legge nel 1940 e discriminato dalle leggi razziali nei confronti degli ebrei, Bruno Segre venne arrestato una prima volta nel dicembre del 1942 per “disfattismo politico” e una seconda nel settembre del ’44, quando venne catturato e rinchiuso nella caserma di via Asti e poi trasferito nelle carceri “Le Nuove” da dove , fortunosamente,  riuscì a fuggire qualche tempo dopo. Un’esperienza a cui ha dedicato un libro-memoriale , “Quelli di via Asti”, scritto nell’estate del 1946 ma pubblicato solo nel 2013. Partigiano nelle file  di Giustizia e Libertà, antifascista, irriducibile paladino delle battaglie per la laicità, Bruno Segre è stato protagonista delle più importanti vicende lungo un secolo intero. Una su tutte: la difesa, davanti al Tribunale militare di Torino nel 1949,  di Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza in Italia. Le due passioni della sua vita sono coincise con le professioni che l’hanno visto per decenni sulla ribalta della vita torinese e italiana: l’avvocatura e il giornalismo. Infatti, oltre ad indossare la toga per settant’anni – con memorabili e appassionate arringhe – dopo aver collaborato a numerose, prestigiose testate ha fondato “L’Incontro” nel 1949. Un mensile indipendente, con un programma politico culturale “ ispirato alla pace, alla difesa dei diritti civili, al laicismo, all’opposizione a razzismo e antisemitismo”. Quattro grandi pagine con un formato su nove colonne e la testata in rosso che, ininterrottamente, da 68 anni da voce a quest’uomo straordinario, mai rassegnato  e sempre pronto – con un’invidiabile lucidità e un’arguta dialettica – a dar battaglia per i suoi ideali libertari e socialisti, per la laicità delle istituzioni e per i diritti umani. Bruno Segre é tutto questo e molto altro, così come tanti sono gli impegni e gli interessi che lo vedono ancora protagonista attivo e presente alla soglia dei cent’anni. Le foto di Carboni, scattate nello studio dell’avvocato, al n.11 di via della Consolata, offrono un’immagine di questawunderkammer  tra imponenti schedari e tanti libri. E’ lì, al secondo piano di un antico palazzo del settecento, che – entrando nello studio di Segre – il fotografo ha avuto l’impressione di “attraversare lo specchio di Alice”. E’ lì che si respira l’aria di una storia che ha visto e vede protagonista un uomo che, parlando di se stesso e parafrasando il titolo di una suo libro-intervista, non ha timore a dire “non mi sono mai arreso”.

Marco Travaglini

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