“Tempus fugit”, così Virgilio commentava l’inesorabile trascorrere delle primavere dell’uomo, quasi come un gorgo che porta via con sé tutto, lasciandoci l’unica certezza del presente e della nostra, a volte felice a volte amara, quotidianità
Sembra ieri, eppure sono trascorsi quasi dieci anni dalla nascita del Movimento 5 Stelle sulla scia degli “Amici di Beppe Grillo”, comico genovese che, dopo anni di esilio dal mondo RAI, decise di esibirsi nei primi anni Duemila nei teatri svizzeri, proponendo uno stile innovativo, misto tra un cabaret tradizionale e una denuncia sociale di fenomeni di sperpero, corruzione, clientelismo da parte del mondo istituzionale italiano e dei maggiori crack finanziari contemporanei, tra i quali quello dello Parmalat. Iniziata una collaborazione tra l’attore e l’imprenditore informatico Gianroberto Casaleggio, si crea nel 2005 una piattaforma internet, chiamata in gergo tecnico “la rete”, attraverso la quale condividere informazioni, scambiarsi opinioni e soprattutto cooptare adempti da coinvolgere in un progetto politico. Nel 2009 per la prima volta il neonato Movimento partecipa alle elezioni amministrative dove raccoglie, nei vari Comuni e nelle varie regioni, tra il 4% e il 7% dei consensi, incominciando così ad inserire nei vari Consigli istituzionali i propri rappresentanti.
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Il 2012 è l’anno della svolta: il movimento cresce oltre ogni aspettativa, arriva a punte del 17% e vede trionfare quattro candidati sindaci, tra i quali il più rappresentativo è Federico Pizzarotti che espugna Parma, città colpita da un commissariamento prefettizio conseguente ad un presunto scandalo di mala gestione da parte della Giunta precedente di centrodestra. Nasce, così, una cavalcata tanto sorprendente quanto di successo che porterà i 5 Stelle a vincere nel 2014 a Livorno con Filippo Nogarin, nel 2016 a Torino con Chiara Appendino e a Roma con Virginia Raggi, assestandosi di fatto a secondo partito nazionale, con risultati elettorali alle politiche del 2013 e alle Europee del 2014 superiori al 20%. Letti i dati, il percorso dei grillini sembrerebbe correre liscio senza ostacoli verso la vittoria alle prossime elezioni parlamentari, eppure la statistica non spiega con affidabilità quanto può accadere in politica, specialmente da un giorno all’altro, anche perché, se il mondo corrisponde a leggi fisiche, il governo degli uomini si avvicina maggiormente ad un’arte che a una scienza. Se, a partire dal 2005 in avanti, Grillo ha infatti raccolto in sé, quasi fosse un parafulmini, la protesta sociale, l’insoddisfazione di una classe popolare e periferica di sottopagati, precari, truffati via via sempre con maggiore credito, nel momento in cui si è ritrovato ad amministrare gli enti progressivamente conquistati ha dovuto fare i conti con tutte le difficoltà del caso: rappresentanti alle volte inadeguati, notifiche di avvisi di garanzia non sempre interpretati per tutti gli eletti in termini analoghi, dibattiti interni non sempre dai toni costruttivi e, soprattutto, una massiccia dose di fuoriusciti, chi in termini spontanei chi espulso.
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A capo per antonomasia di questi processi di assestamento proprio Pizzarotti, primo tra i grandi nomi del movimento, alla prima inchiesta giudiziaria con al centro la sua figura, ha intrattenuto con Grillo stesso, divenuto “garante” dei 5 Stelle, un acceso confronto, che si è concluso con il suo allontanamento, tanto poi da essere stato rieletto al secondo mandato, ma da indipendente. La stessa dinamica ha colpito il gruppo parlamentare dove, in molti, hanno accusato una certa qual mancanza di democrazia interna, derivante dall’assenza di trasparenza tra gli stessi eletti, in particolar modo relativamente alla questione di una adesione volontaria ad un progetto di rinuncia a una parte sostanziosa delle laute indennità, per creare un fondo di garanzia per piccole imprese, nella logica globale di una propaganda contraria al rimborso elettorale dei partiti. Non solo, ma anche nei Comuni, i Consigli perdono via via i pezzi, mostrando non poca difficoltà nell’amministrazione quotidiana della cosa pubblica, sfociando, purtroppo, vedi recentemente a Livorno, ai primi acquazzoni, in tragedie con numerosi morti, con il senno di poi forse evitabili. La scomparsa di Casaleggio, vero deus ex machina, sembra aver esplicitato nella sua pienezza la crisi di identità del movimento; la rete, così tanto celebrata e direi osannata, ha evidenziato criticità difficilmente spiegabili all’esterno, non senza timidezza, come quanto successo a Genova nelle ultime amministrative dove la Cassimatis e i suoi candidati, indicati dalla piattaforma web quali candidato sindaco e candidati consiglieri comunali, si sono visti escludere dallo stesso Grillo che ha preferito Pirondini, scelta che ha determinato un contenzioso legale assai turbolento, che ha visto dar ragione alla estromessa che ha scelto tuttavia di correre da indipendente in quanto impossibilitata legalmente a utilizzare il simbolo dei 5 Stelle, perché appartenente a una società milanese che ne concede o meno l’utilizzo a propria discrezionalità: clausola non certo elaborata o pensabile da uno che non abbia alle spalle una struttura legale non di poco conto.
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A Roma la situazione nella capitale non sembra delle migliori: se al concreto rischio di fallimento dell’ATAC, società di trasporto municipale, si può addebitare una pregressa gestione Marino e Alemanno, il sindaco Raggi naviga in un mare tempestoso; il “caso Marra” sembra essere la sua spada di Damocle e la difficoltà a nominare un nuovo assessore al bilancio, dopo le dimissioni dei precedenti due in un anno di mandato, si è arginata in extremis con l’avvento del toscano Limmetti, assessore con identiche funzioni presso la città dei “quattro mori” che per supportare la Raggi ha dovuto abbandonare il precedente incarico. A Torino le polemiche scaturite a seguito degli incidenti di Piazza San Carlo, avvenuti il 3 giugno scorso in occasione della finale di Champions League persa dalla Juventus, hanno macchiato l’amministrazione della città, capitanata dalla Appendino, del sangue di ben 1.500 feriti e di un morto, incidenti forse evitabili con un piano organizzativo e di evacuazione più attento. Oggi Grillo è alle prese con la stipula del regolamento propedeutico all’individuazione di un candidato premier per la prossima primavera: le polemiche e i dissapori sono dietro l’angolo, pronte ad esplodere. Per i complottisti il Movimento 5 Stelle nasce per volontà della CIA al fine di creare una sacca all’interno della quale convogliare tutti i malumori degli italiani e, allo stesso tempo, manovrarla al fine di pilotare a proprio piacimento il Paese negli anni della crisi economica, per altri sembra un Pollicino 2.0 che ha perso la propria strada e che, a stento, fa fatica a ritrovare seppur con l’aiuto della rete e forse di Google Maps.Rimaniamo tutti quanti alla finestra per capire cosa succederà prossimamente, anche in funzione di una potenziale quanto incerta riorganizzazione della sinistra ex PD, che cerca di trovare spazio tra Renzi e il Movimento. In fondo Rino Gaetano cantava “ma il cielo è sempre più blu…”
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