Sulla rotta balcanica, contro le frontiere d’Europa

Una mostra di Malvina Bonali a Cesara (Vb)

Sabato 5 agosto, alle 18.00, nella Sala Archi del Centro Ricreativo “Tiziano Falda” di Cesara (Vb) verrà inaugurata la mostra “Playing the game–Da Bologna alla Serbia contro le Frontiere d’Europa”, con un ricco reportage fotografico a cura di Malvina Bonali. L’esposizione sarà visitabile dal 5 all’8 agosto, dalle 18.00 alle 20.00. Il reportage fotografico e il racconto di Malvina Bonali sono documenti importanti. Lungo il confine con l’Ungheria e poi a Belgrado ha voluto conoscere di persona quelle realtà, portando un messaggio di complicità a chi pratica il diritto alla libera scelta e alla libera circolazione. Una testimonianza di “prima mano”, diretta, non mediata su quello che definisce “il regime europeo delle frontiere” che ha deciso di chiudere la rotta balcanica dei migranti. La “Western Balkan route” si è infranta su muri, reticolari, barriere che hanno, nei fatti, sospeso le aree di libera circolazione del trattato di Shengen. La sua testimonianza ci mette di fronte a questa enorme tragedia umanitaria che ha anche tante altre facce, da Calais a Ventimiglia, da Melilla al canale di Sicilia e alle coste italiane. L’Europa sta dimostrando il suo volto peggiore, gretto e avaro, riducendosi  a vincoli, moneta, banche e un poco di burocrazia. I profughi  mostrano volti e storie che non si possono spiegare con le parole. I controlli, i numeri chiusi, difficilmente li fermeranno. Le guerre, la miseria e la fame sono una spinta troppo forte. E troveranno, davanti agli ostacoli, altre strade. L’Italia, con i suoi quasi 7.500 chilometri di coste, isole comprese, rappresenta la piattaforma naturale per sbarcare in Europa.L’immigrazione, o meglio la gestione di migranti e rifugiati (respingimenti compresi), è oggi la principale sfida dell’Unione. Molte di quelle persone fuggono da guerre, carestie persecuzioni, stupri, violenze sulle donne. La depressione economica è notevole e l’agricoltura di sussistenza conosce una crisi radicale. La fame opprime decine di milioni di africani. Di fronte a un problema di questa portata, senza solidarietà e ripartizione d’oneri fra tutti rischia di saltare l’Europa e non saranno la moneta e la banca centrale a tenere insieme la fragile costruzione che oggi scricchiola sinistramente. Le persone che Malvina ha incontrato in quella “sacca” balcanica dove sono bloccate, esauste e sfinite, disperate e al tempo stesso determinate  – non avendo più nulla da perdere – ci rammentano che una soluzione va trovata perché il tempo scorre ed è tiranno. La crisi migratoria ricorda a tutti che occorre una nuova Europa. Basta andare a Lampedusa e sulle acque del Mediterraneo dove viaggiano, cariche all’inverosimile di esseri umani, le “carrette del mare”; o recarsi a Subotica, a Idomeni o a  Gevgelija, al confine della Macedonia con la Grecia , e guardare quelle persone, senza chiudere gli occhi. Guardandole, non si potrà chiudere il cuore o nascondere la nostra coscienza di liberi cittadini europei. Malvina Bonali l’ha fatto e con la sua mostra aiuta tutti a comprendere meglio.

Marco Travaglini

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