di Pier Franco Quaglieni
A Torino si sono sbiadite tante tradizioni, a Torino è venuto meno lo spirito torinese che è fatto di tanti elementi ,compresa la fede cristiana che ha un valore molto importante. E’ stato superato lo spirito meschino e gianduiesco di certa torinesità che non può essere rimpianta, ma insieme è evaporato anche ciò che andava preservato.
Il 20 giugno Torino festeggia la Vergine Consolata che ,dopo l’assedio francese del 1706, divenne copatrona di Torino insieme a san Giovanni Battista a cui è dedicato il Duomo . Il 20 giugno sarebbe, secondo la tradizione, l’anniversario del miracolo del cieco di Briancon (c con cediglia ) che aiutò a ritrovare l’antica icona della vergine e riebbe la vista. Anche un laico non laicista come me, specie in certe occasioni , crocianamente “non può non sentirsi cristiano” e anche un torinese che ama ,come Einaudi, sempre guardare oltre la Mole e oltre le Alpi e le colline, non può non sentirsi profondamente torinese. Il Santuario è da secoli il centro della cristianità torinese, paragonabile solo in parte alla Basilica di Maria Ausiliatrice voluta da Don Bosco nell’’800.”La Consolata” come la chiamiamo noi torinesi ,ha origini remote: fin da quando il vescovo San Massimo, nel V secolo, fece erigere una piccola chiesa sui resti di un tempio pagano; fin da quando Torino, prima di Emanuele Filiberto che la fece capitale nel 1563 , era una città secondaria del Piemonte, storicamente dietro a Saluzzo, Casale, Vercelli, Ivrea. Il santuario è opera di artisti illustri : Guarini, Juvarra, Ceppi che segnano i diversi periodi in cui è stato costruito e ampliato. In un angolo della basilica c’è il sarcofago del cardinale Agostino Richelmy, un principe della Chiesa molto significativo della storia torinese tra fine ‘800 e primo ‘900,quando gli arcivescovi di Torino erano non solo per tradizione cardinali . Frequentavano il santuario don Bosco, il Cottolengo, il beato Cafasso i cui resti sono venerati nella Basilica. Il Cafasso era il confessore dei condannati a morte al ” Rondò dl’ forca” in corso Regina e venne canonizzato nel 1947 da Pio XII.
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Va ricordato che molti reduci di guerra donarono le loro spalline al santuario: mio padre mi indicava sempre gli ex voto ,testimonianza spesso di una fede popolare ingenua, ma sicuramente genuina. Una pagina della storia oggi un po’ trascurata. Nel santuario ci sono le statue delle due regine Maria Teresa e Maria Adelaide, mogli di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II, scolpite in preghiera da Vincenzo Vela. De Amicis negli immediati dintorni ambientò il suo romanzo “Amore e Ginnastica”, Soldati inserì nel breve filmato sui campionati del mondo di calcio del 1990 la processione che si terrà anche stasera. Di fronte alla chiesa c’è il locale del Bicerin che nella superficiale fantasia turistica rischia di offuscare persino la Consolata: follie dei tempi presenti in cui troppo spesso ogni valore viene confuso e perde il suo significato. Stasera si terrà la storica processione per la festa della Consolata ,nessun’altra manifestazione religiosa torinese ha l’impatto di questa processione fortemente, intimamente piemontese. Nino Costa ha dedicato alla Consolata una celebre poesia in cui definisce la Vergine “confort ai disperà” e “protetris dla nostra antica rassa”. Papa Francesco a Torino citò, sia pure in Italiano ,alcuni versi di Costa dedicati alla nostra “rassa”. Certo il messaggio cristiano è universale, riguarda tutte le donne e gli uomini del mondo, di ogni colore e di ogni lingua, persino, direi, di ogni religione. Sarebbe sbagliatissimo renderlo “torinese” , sarebbe quasi blasfemo. Ma la Consolata è anche un elemento indentitario di Torino, della nostra Torino, della sua storia più bella. Non ci sono miti laici che tengano al confronto, neppure quello troppo enfatizzato per essere vero, di Gobetti. Solo il Conte di Cavour potrebbe fare da contraltare, ma lo statista era un liberale che morì, chiedendo i conforti religiosi. Anche il “Risorgimento scomunicato” di cui scrisse Gorresio, è passato sotto le sue navate, anche il giovane principe di Piemonte Umberto di Savoia andava a pregare alla Consolata.
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In un momento difficile per la mia vita ci sono andato anch’io, confortato dall’amicizia fraterna di Franco Peradotto, prete -giornalista amico di Valdo Fusi. Mons. Peradotto ,ad un anno dalla morte di Soldati, celebrò una Messa in suo suffragio in cui si ritrovò tutta la Torino civile, in primis il sindaco Castellani, una città fatta di credenti, non credenti e diversamente credenti. Valdo Fusi che aveva il suo primo studio in via della Consolata, passava spesso al santuario. E anch’io ,a volte ,ci vado, ricordando don Franco e Valdo e l’avvocato Claudio Dal Piaz che aveva lo studio a pochi passi dalla basilica in via Sant’Agostino. Non amo il quadrilatero romano e i suoi locali, ma il santuario che è quasi la sua antitesi ,sì. Oggi quella processione è assai meno sentita del passato. Tanti “torinesi” non sanno neppure che si tenga, confortati in ciò dal silenzio minimizzante di troppi organi di stampa. Per anni a casa mia su tutti i quattro balconi mettevamo il 19 giugno, vigilia della festa, dei lumini accesi inseriti in antichi bicchieri di Murano comprati da mio nonno a Venezia. Abbiamo dovuto smettere sia perché i bicchieri nel frattempo si sono rotti ,sia soprattutto perché nella via c’eravamo solo più noi a illuminare i balconi. Dalla metà degli Anni ’60 la bella tradizione si è interrotta. Quand’ero bambino, eravamo in tanti anche nella mia casa. A Torino si sono sbiadite tante tradizioni, a Torino è venuto meno lo spirito torinese che è fatto di tanti elementi ,compresa la fede cristiana che ha un valore molto importante. E’ stato superato lo spirito meschino e gianduiesco di certa torinesità che non può essere rimpianta, ma insieme è evaporato anche ciò che andava preservato. E non è laicità quella di trascurare la festa della Consolata. Hanno voluto ridurre a “santi sociali” don Bosco e il Beato Cottolengo che erano e sono tanto di più soprattutto in termini religiosi e spirituali. Riscopriamo almeno per una sera il sentimento della gente di Torino aristocratica e plebea, colta e ignorante ,che nei secoli ha fatto della processione della Consolata un appuntamento immancabile per la loro vita.
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Qualche giorno fa parlavo con un uomo eccezionale , il cardinale Gianfranco Ravasi, di “laicità e spiritualità” al Quirinale, nel corso di un evento culturale memorabile. Ebbene, stasera sarà il momento della sola spiritualità .Senza aggettivi. Con intensità profonda e il fascino che arriva dai secoli passati. La Consolata e Torino si identificano, almeno per una sera.
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