Laurea e successo

 

Di Paolo Pietro Biancone *

 

La vita, personale e professionale, è fatta di eccezioni che ci fanno riflettere e riapprezzare la regola. Nel mio campo – l’insegnamento universitario – sono quasi sempre chiamato ad accompagnare, formare, motivare, studenti con sogni e prospettive di lavoro ancora da compiersi.

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È la regola laureare chi avrà successo dopo. L’eccezione è laureare chi ha già successo, chi ha già una visibilità professionale e personale, chi ha già maturato esperienze sul campo, con soddisfazione. “Fino alla fine. Questo motto mi accompagna tutti i giorni in campo. E mi ha sostenuto in questi anni passati sui libri. Sono orgoglioso di questa laurea. Fiero di avercela fatta. Felice di aver raggiunto questo traguardo”, ha dichiarato Giorgio Chiellini, neo dottore magistrale in Business Administration presso l’Università di Torino. E come lui, tanti laureati “famosi” si registrano negli anni, solo considerando l’ambito economico aziendale all’Università di Torino, si possono citare, tra i più recenti, Luca Argentero, famoso attore, Federico Grom, fondatore della nota azienda di gelati. La laurea per i più è un mezzo, per alcuni è un fine. Perché per alcuni uomini e donne che hanno raggiunto il successo senza fregiarsi del titolo di dottore la laurea rappresenta un obiettivo postumo da conquistare? La risposta non è ovviamente univoca, ma qualche ragionamento è utile farlo. Gli studi sociologici, hanno evidenziato 3 dimensioni su cui si articola la scelta di frequentare l’università e il relativo indirizzo nell’ordinario, ossia dalla formazione al successo: il background economico e culturale della famiglia di origine, il tipo di diploma conseguito il suo voto. Ed è così che spesso l’origine sociale ipoteca il futuro delle giovani generazioni: l’opportunità di accedere agli studi, al mercato del lavoro, ad una professione appagante. Il fenomeno inverso, dal successo alla laurea, è anche in questo caso spiegabile dall’influenza famigliare. La laurea è una conquista di famiglia. Rappresenta il riscatto familiare, il successo, per alcuni, non basta: il successo familiare è aver portato a termine i propri studi, aver gratificato gli aspetti di conoscenza culturale utili per un’affermazione piena di sé nella società. La laurea completa la persona nella sua sfera professionale, personale e famigliare, ma non è garanzia di fama.

Ogni anno il periodico Forbes stila la classifica dei miliardari, un di cui è la versione più aggiornata della classifica: gli uomini più ricchi al mondo, senza laurea. Da Steve Wozniack, numero 2 di Apple a Bill Gates, fondatore di Microsoft. Da Ted Turner, fondatore della CNN, a Richard Branson, padre della Virgin. Tutti con lo stesso passato in comune. Per alcuni di loro, come Bill Gates, la laurea è arrivata honoris Causa: il fondatore della Microsoft, ex studente alla Harvard, aveva abbandonato gli studi per fondare la famosa e fortunata Microsoft. Così il consiglio accademico dell’ateneo ha deciso di conferirgli una laurea honoris causa “per il prestigio che ha reso al nome dell’università e la filantropia di cui la sua fondazione è stata protagonista nel mondo”.Tredici anni dopo aver lasciato gli studi, anche Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, torna a Harvard per ricevere una laurea honoris causa. “Poche invenzioni dei tempi moderni possono superare Facebook per l’impatto su come le persone di ogni parte del globo interagiscono tra loro”. Così il presidente di Harvard Drew Faust ha motivato la scelta. Tutti i laureati postumi illustri lo confermano nei loro discorsi: la laurea è una promessa di famiglia. E deve essere rispettata.

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*Professore di Economia Aziendale e coordinatore del corso di dottorato in Business & Management dell’università di Torino

 

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