Baratti, Lorenza Gentile al “caffè delle cinque”

Appuntamento domenica 2 aprile alle ore 17 al Caffè Baratti & Milano di Torino con la scrittrice Lorenza Gentile che dà il via a“Il caffè delle cinque”, ciclo di incontri letterari con scrittori nazionali, in collaborazione con la Scuola Holden. Un tavolino, da bere e infinite idee…ecco di nuovo la magia del caffè letterario, come quelli in cui tra 800/900 sedevano maître à penser di arte, letteratura, giornalismo, politica, e che Honorè de Balzac definì nientemeno che…istituzioni.

 

Oggi a rinnovare la bellezza di queste vetrine sul mondo e autentiche fornaci di cultura, da domenica fino al 25 giugno sono in programma quattro incontri con altrettanti autori che presentano i loro libri e si confrontano con il pubblico.

 

Ne ha fatta di   strada lo storico caffè fondato nel lontano 1858 dai produttori canavesani di confetti Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano che inseguirono la visione di una bottega a Torino con i migliori prodotti dolciari della città. E’nato così il Caffè Baratti & Milano, locale storico tra i più antichi e prestigiosi all’ombra della Mole, nella centralissima Piazza Castello, adiacente alla Galleria Subalpina, che fu luogo di ritrovo della borghesia e dell’intellighenzia con frequentatori della caratura di D’Azeglio, Giolitti ed Einaudi.

 

Tra specchi, marmi, dorature e stucchi del caffè dal ricco profilo architettonico e artistico, riprende la tradizione del caffè come spazio educativo, a partire dal primo incontro con la scrittrice Lorenza Gentile che domenica 2 aprile alle ore 17 presenta il suo nuovo “La felicità è una storia semplice” (Einaudi) e risponde alle domande degli allievi della Scuola Holden e del pubblico.

La giovane autrice milanese, laureata in Arti dello Spettacolo alla Goldsmith University di Londra, dopo il successo del suo libro di esordio “Teo” (romanzo che indaga la solitudine affettiva dell’infanzia e adatto a bambini, genitori ed insegnanti), questa volta affronta la vicenda del quarantaseienne disoccupato Vito Baiocchi, alle prese con la nonna ottuagenaria che pretende di essere accompagnata nel luogo natio siciliano. Un viaggio attraverso lo stivale ma più che altro preziosa occasione da non perdere per ripensare alle loro vite.

 

Il secondo appuntamento di “Il caffè delle cinque” è domenica 7 maggio con Matteo Achilli e

l’autobiografico “The Startup” (Rizzoli) in cui racconta la sua storia di successo alla Zuckerberg in salsa italiana. L’autore, nato a Roma nel 1992, è amministratore unico di Egomnia, società informatica attiva sul mercato delle risorse umane. Giovanissimo imprenditore self made, Achilli ha avuto l’idea vincente della startup multimiliardaria: una piattaforma mirata ai giovani che vogliono trovare lavoro e li mette in contatto con le aziende.

 

Domenica 11 giugno sarà l’occasione per incontrare Pietro Caliceti e saperne di più sul suo “Bitglobal” (Baldini & Castoldi) primo legal thriller italiano con al centro il bitcoin, cripto-valuta sempre più diffusa in Italia, anche se pochi sanno come funziona. Caliceti in passato è stato avvocato d’affari (con all’attivo grandi operazioni e cessioni aziendali), dal 2001 avvocato privato, poi falciato dalla crisi. E’ così che ha iniziato a percorrere una nuova strada come scrittore dando alle stampe “L’ultimo cliente” pubblicato sempre da Baldini e Castoldi, e distinguendosi come uno dei primi autori italiani di thriller finanziari.

 

L’ultimo meeting domenica 25 giugno è invece con Lorenzo Iervolino e il suo “Trentacinque secondi ancora” (66tha2d). Un appuntamento dedicato allo sport e alle sue discipline, all’autodeterminazione per conoscere e superare i propri limiti fisici e mentali. Il libro racconta la storia di una delle foto   più famose del XX secolo, quella che ritrae Tommie Smith e John Carlos sul podio delle Olimpiadi di Città del Messico, datata 1968. I due atleti afro-americani, capaci di correre come il vento, facevano parte dell’Olympic Project for Human Rights e memorabile fu la loro salita sul podio con i pugni alzati, i guanti neri (simbolo   del black power), i piedi scalzi (segno di povertà), teste basse e collanine di pietre al collo (ogni pietra a ricordare un nero linciato perché si batteva per i diritti civili). Questo lo spunto per indagare le inquietudini civili dell’America di quegli anni arrivando fino ai giorni nostri, dopo aver ripercorso i momenti più incisivi delle lotte per i diritti umani di oltreoceano.

Laura Goria

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