Lo spettro di Roberto Saviano

DI  DALLA REDAZIONE DI OFFICINAMAGAZINE.COM

Nel 2006, in carcere il boss Salvatore Cantiello, guardando uno spettacolo di Roberto Saviano al tg ,affermò: „Continua a parlare perché presto non parlerai più“. A ridosso di 10 anni da quell’episodio sarebbe stato meglio dire “parla, presto non ti ascolterà più nessuno“. Peggiore della paura di morire c’è solo la paura di essere screditati. Queste sono state le parole ,quasi preveggenti, incanalate nel fiume di caratteri rilasciato sul suo sito ,durante uno slancio di libertà due anni fa.

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Roberto Saviano ha sentito il diritto di sfogarsi intimamente in pubblico, ma oggi, dopo 10 anni sotto scorta, non ha più senso nemmeno sperare -forse. Sperare di ritornare a una sorta di “normalità” (senza le minacce che non fanno nemmeno più notizia da quanto sono scontate),ma anche di trovare un senso alla sua vita da prigioniero -impossibilitato perfino a mettere piede a casa sua. Per chi pensa che il best seller ‘Gomorra’ abbia portato gloria, fama, soldi e immortalità allo scrittore napoletano ha preso un abbaglio, difatti Saviano stesso ha lasciato intendere che ‘Gomorra’ sia stata la firma alla sua condanna ,un cappio ,e la verità è che non passa un minuto senza che provi acredine, od odio per quel suo libro. Seppure pensiate che un uomo in una situazione così instabile, uno spettro privo di ombre che vive solo tra apparizioni pubbliche e camere di caserma, possa essere irreprensibile, ancora una volta vi sbagliate: la verità è che la più grande paura di Saviano si è avverata. Il 10 novembre è annunciata l’uscita del suo nuovo libro (“La paranza dei bambini”,per Feltrinelli) e già a dirotto piovono sguardi di insufficienza su quello che sarà probabilmente un flop narrativo. Perché? Semplicemente perché il pubblico e i suoi lettori non ascoltano più la voce di Saviano e la sua verità,ma soprattutto perché non lo credono più,le sue parole suonano stantie e ‘poco realiste’. A peggiorare l’irrealisticità della comunicazione di Saviano è stata la serie tv “Gomorra”, basata sul suo primo romanzo,che ha creato un’orda di scimiottamenti,parodie o peggio ispirazione presso i giovani napoletani e non.Domenica 30 ottobre) il sindaco di Napoli De Magistris ha detto a Radio24: „Credo che Roberto Saviano abbia un po’ perso il rapporto con la città. Dovrebbe venire a Napoli più spesso“. Rincara la dose sostenendo che il libro che uscira [“La paranza dei bambini”] non darà una giusta visione della realtà napoletana,sicché secondo lui l’antimafia nelle zone partenopee funziona eccome. Sembra quasi sarcasticamente crudele che il sindaco della tua città natale ti consigli di venire piú spesso a “casa”, quando sei sotto scorta proprio perché la mafia della tua città ti ha minacciato di morte; eppure succede a Roberto Saviano. Saviano non è più un pericolo,le sue parole non fanno più tremare la mafia proprio perché i primi a non dare più peso a quelle parole sono i lettori,vittime incoscienti del sistema che lui denuncia. Non vogliono ascoltare,e chi è pieno di livore (come il sindaco),perché prima è stato zitto invece di prendere coraggio per denunciare ,non può far altro che gettare melma sullo scrittore caparbio che paga ogni giorno per la verità. Il silenzio rende complici. Saviano disse qualcosa di fondamentale una volta: „l’unica cosa che posso fare è concentrarmi sul mio pubblico,perché lui -più della scorta- mi salva“; il suo pubblico è la sua più grande arma di difesa,la sua garanzia di libertà e di vita.Ma una volta che il pubblico cade,pedina dopo pedina,quale destino si prospetta? Quando parlare della realtà diventa ‘calcare troppo la mano’ per il lettore comune ,allora la libertà di espressione dello scrittore muore.

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