Vivere in montagna e riabitare i “vuoti” alpini

montagna museoI “vuoti” delle Alpi: una realtà che è il risultato di decenni di abbandono, che dagli ultimi anni ha conosciuto una interessante inversione di tendenza, che si lega non solo al territorio montano, ma a un coinvolgimento generale nella riscoperta e recupero delle dimensioni rurali dei piccoli Comuni e dei borghi montani, “spina dorsale” di un’Italia sempre più attenta alla sua ricchezza, alle aree interne e alla diversità paesaggistica.  È questo il fulcro sul quale ruota la ricerca di Marta Terrando e Alessandra Milanese, concentrata nella tesi di laurea magistrale in Architettura per lo Sviluppo sostenibile (al Politecnico di Torino) discussa ieri, dal titolo “Ri-Abitare i vuoti delle e nelle Alpi: il caso di Bourcet in Val Chisone”. Relatrice, la professoressa Federica Corrado, correlatore Marco Bussone, vicepresidente Uncem Piemonte. Una decina di anni fa, il cambio di rotta per Bourcet: vi è tornato a vivere un abitante fisso per tutto l’anno, Ivo Negro, che insieme ad alcuni proprietari delle abitazioni in disuso ha recuperato le strutture e i terreni agricoli fornendo, attraverso il suo lavoro, una concreta base per il rilancio del Vallone di Bourcet, che ad oggi vede ristrutturata la sua borgata principale, Chasteiran, la presenza del rifugio Serafin, e soprattutto la reintroduzione dell’antica coltivazione della patata unita alla produzione del pane tipico, ad oggi venduto nella Bassa Valle. E anche sul sito internet www.bottegadellalpe.it, in e-commerce in tutt’Italia.

“Ringrazio le tesiste per aver dedicato il loro lavoro al borgo del nostro Comune – afferma Carlo Bouc, sindaco di Roure – È per noi un orgoglio. Presenteremo la tesi nelle prossime settimane, in un convegno con Uncem e i docenti del Politecnico di Torino”.

 

Massimo Iaretti

 

 

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