La collezione e le ricerche di Roberto Longhi
La mostra, oltre all’esposizione di “San Francesco in meditazione” di Caravaggio, di suoi precursori, e di seguaci, ha il merito di ricordare Roberto Longhi che riportò in auge Michelangelo Merisi a lungo dimenticato o sottovalutato.
Nella prima metà del 900, quando imperversavano le avanguardie e pareva che il figurativo fosse superato, il critico albese chiarì che in realtà fu proprio Caravaggio a dare inizio all’arte moderna squarciando il tardo manierismo di fine 500 primo 600 con una grande rivoluzione attraverso il Realismo che dava dignità alla natura morta fino ad allora relegata agli ultimi posti della scala gerarchica e prendendo a modello, per rappresentare soggetti religiosi, non personaggi di “historia” ma popolani senza decoro.
Fu posto l’accento sull’altra novità del Luminismo che abbandonava il tonalismo per una luce irrompente sugli “scuri ingagliarditi” improvvisa e rivelatrice a fissare il punto culminante dell’azione.
Avvenne quindi una riabilitazione non solo dell’artista ma anche dell’uomo con l’esaminare attentamente i documenti dei processi intentatigli e con una lettura approfondita delle opere, a cui Caravaggio consegnava la propria anima, da cui scaturisce una fede sincera, la pietas verso gli umili e l’orgoglio di definirsi “valenthuomo.che si intende di pittura”
Viene visto da Longhi “non certo un agnellino ma un monellaccio bisognoso e ignudo”; anche l’assassinio di cui fu colpevole, riportato dalle biografie malevole del 600 e da quelle romanzate dell’ottocento come frutto di un temperamento dedito costantemente alla violenza di un delinquente seriale, è mitigato come un fatto occasionale e non premeditato simile ai tanti fattacci che non erano insoliti nelle risse della Roma notturna del tempo.
Un ulteriore pregio educativo sta nel proporre antecedenti che hanno influito sulla formazione dell’artista quali le opere di Lorenzo Lotto e del Moretto conosciuti da Caravaggio durante i viaggi d’istruzione con Simone Peterzano che istruiva gli allievi sul naturalismo lombardo e veneto.
E’ anche presente “Il ragazzo con canestro di fiori” del 1526 di Dosso Dossi (come non rapportarlo al “ragazzo con canestra di frutta” che Caravaggio compose molto più tardi nel 1593).
Molto risalto ai Caravaggeschi, non suoi allievi ma tutti affascinati da lui, che ne hanno accolto suggestioni senza essere emuli ma arrivando a stile personale; come il Cerano con “La deposizione di Cristo”, Battistello Caracciolo, Mattia Preti con il” concerto a tre” e soprattutto con Orazio Borgianni che nel “Compianto” sviluppa i suggerimenti con punte allucinate e visionarie cui non è estraneo El Greco, anch’egli presente in mostra.
Jusepe de Ribera lo Spagnoletto chiude la rassegna con ritratti di santi colpiti da fendenti luminosi di estrema crudezza.
Giuliana Romano Bussola