Cari lettori e lettrici, eccoci nuovamente giunti a un altro appuntamento con Torino e le sue opere. Approfittando del fatto che sia da poco trascorsa la Giornata Internazionale della donna, quest’oggi parleremo del monumento dedicato alla figura femminile della dea Minerva. (FOTO:www.seetorino.com)
Situata nel cortile del rettorato dell’Università degli studi, in via Po 17, la figura della dea viene rappresentata in piedi, con il corpo rivolto leggermente verso il lato sinistro e con un piede scoperto, volto a fare l’atto del passo.
La statua viene rappresentata con indosso una tunica e avente sul capo un elmo sotto il quale trova riparo la civetta, uccello-simbolo della dea che rappresenta scienza e saggezza. In una mano tiene una corona dall’alloro mentre nell’altra (quella rivolta leggermente a sinistra), tiene una lancia, un volume e sopra questo, un’altra corona d’alloro.
La statua venne inizialmente commissionata all’artista Vincenzo Vela, dal re del Portogallo Pedro V di Braganza, con lo scopo di farla collocare davanti all’Accademia delle Belle Arti di Lisbona.
Nel 1858 l’opera venne ufficialmente presentata all’annuale esposizione della Società Promotrice di Belle Arti, presso l’Accademia Albertina di Torino. A causa probabilmente della morte prematura e improvvisa del re portoghese nel 1861, a soli 24 anni, Vela non venne mai retribuito per il lavoro svolto e la statua rimase così nelle mani dell’artista che la lasciò, chiusa in una cassa, all’Accademia Albertina, dove vi rimase per quasi 20 anni.
Nel 1979, in occasione della IV Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1880, lo stesso Vela propose alla commissione di posizionare la Minerva nel piazzale del Palazzo dell’Esposizione: la commissione accettò entusiasta questa proposta da parte dell’artista e la statua venne collocata su un piedistallo di circa 2 metri.
In seguito all’Esposizione, la statua rimase all’esterno, nel piazzale del palazzo, senza che però nessun documento ne ufficializzasse la proprietà; in questo modo l’artista, nuovamente, non ricevette alcun compenso per la sua opera. Dopo alcuni anni dalla IV Esposizione, il Vela fece però la richiesta, all’amministrazione comunale, di aver rimborsate almeno le spese dell’opera e cioè, una cifra di circa £. 8.000, pari ad un terzo del valore della Minerva.
La questione si protrasse per molti anni ma senza esito positivo per l’artista; Vela infatti morì nel 1891 senza aver percepito alcun compenso per la sua opera.
Nel 1895, però, la trasformazione del palazzo dell’Esposizione a sede di Museo Civico, riaprì ufficialmente il tema della proprietà. Tutte le opere e le collezioni civiche vennero spostate nel palazzo: la Minerva, che di fatto si trovava già nel piazzale esterno, venne ufficialmente acquistata dalla città, per evitare che venisse spostata in un altro luogo. Il figlio-erede di Vela percepì una cifra di circa £. 5.000 per l’opera del padre.
Nel 1896 la statua, che fino a quel momento era sempre rimasta posizionata all’esterno nel piazzale, venne spostata nel grande salone interno del Museo, su suggerimento del comitato e del direttore stesso del Museo Civico. Quella nuova collocazione “le salvò la vita”, poiché la Minerva rimase totalmente e miracolosamente illesa nonostante i bombardamenti che, nella notte del 21 novembre 1942, colpirono pesantemente la città Torino. Subito dopo quella notte la statua venne ricollocata nel deposito della Galleria Civica.
Fu solamente nel 1993 che l’opera, dopo essere stata restaurata, venne nuovamente esposta al pubblico. Qualche anno più tardi, nel 2003, la Fondazione Torino Museo – in onore delle celebrazioni per il sesto centenario dalla fondazione dell’Università- cedette la Minerva all’Università degli Studi di Torino, che la collocònel cortile del Rettorato ove vi erano già altre due opere dello stesso artista: il ritratto del medico Luigi Gallo e un busto di Giambattista Vasco. Anche per oggi la “nostra passeggiata” tra le meraviglie di Torino termina qui. L’appuntamento è per la prossima volta con la bellezza delle stupende opere che la nostra città ci offre ogni giorno.
Simona Pili Stella
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