STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale
Nessuno può speculare sull’omicidio di Piazza Bottesini, usare a propri fini politici questa tragedia. Alcuni fatti mi hanno decisamente colpito. Sicuramente il degrado dell’alcolismo, ed il fatto che l’omicida fosse conosciuto fino ad arrivare ad avere un nomignolo. Quasi fosse entrato di diritto nell’habitat della zona. Proprio come una normale consuetudine, trasformatasi in tragedia. Nessuno vuole trovare altrui colpe, o ritornare su ciò che è stato e sul suo perché. Ma qualcosa bisogna pur fare. Subito! Già scritto: ero stato come osservatore alla manifestazione contro la criminalità e lo spaccio in piazza Foroni.(nelle foto – ndr)
Insolentito da due ubriachi ho avuto paura. Non erano italiani, non era l’omicida italiano. Questa mia paura è durata due minuti trasformandosi in agitazione. Insolentito in piazza Bottesini. In quei due minuti ho pensato come, se o non reagire. Messa in moto l’auto mi sono dileguato pensando a chi abitava nel raggio di cento metri.Probabilmente per i residenti c’è la costante paura, e per cercare di controllarla, la sua trasformazione in normalità. I cari amici a cui raccontavo il tutto, forse per rincuorarmi mi dicevano: dai…che sarà mai? Mi sono ricordato una emblematica frase di Eduardo De Filippo: continuare a dire che sono cose da niente, diventano cose da niente. Sempre a questi miei amici rispondevo: avverrà qualcosa di irrimediabile, è avvenuto. Di una sorte tragicamente beffarda, ad essere ucciso è stato un romeno.
Non bisogna essere un chiaroveggente per intuire la tragedia. Non è tempo di polemiche, è tempo d’agire.Ilda Curti è una cara amica. in questi giorni abbiamo polemizzato, sullo sfondo alcune mie affermazioni negli articoli scritti sulla Barriera. La polemica ci ha portato alla rottura. Poi abbiamo “scoperto” d’avere in comune l’iscrizione dei figli al Liceo Scientifico Albert Einstein, dopo essere stati iscritti in un liceo del centro. Ed io le ho chiesto di far pace, richiesta prontamente e simpaticamente accettata. Mi ha amabilmente chiesto di “cambiare” lenti per leggere la realtà della Barriera. Vorrei, ma ciò che vedo non è determinato dall’ideologia. Rimarco il suo lavoro positivo sull’integrazione, importantissimo ma non sufficiente. Ilda ed io siamo “sulla stessa barricata”. Dunque? Non c’è niente da fare: maggiore controllo delle forze dell’ordine per prevenire, come deterrente, ma anche per reprimere. Poi, in ultimo, non per importanza, decongestionare di problemi e di tensioni questo “martoriato” storico quartiere di Torino. C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale, e la decongestione è un primo passo contro il degrado.