Una brevissima introduzione alla legge di stabilità 2016
– Cosa si intende per regime forfettario?
Il regime forfettario introdotto dalla legge finanziaria dello scorso anno è un regime contabile e fiscale speciale.
La legge di stabilità del 2016 lo ha recentemente riformato rendendolo maggiormente interessante se non in alcuni casi assolutamente preferibile a qualsiasi altro regime fiscale.
– A quali soggetti è rivolto?
Il regime forfettario è rivolto esclusivamente ad imprenditori individuali e professionisti di piccole dimensioni. La normativa al riguardo è piuttosto stringente e prevede per l’accesso limiti dimensionali con riferimento per esempio al fatturato prodotto, all’ammontare dei compensi pagati a collaboratori, al costo complessivo di beni strumentali in dotazione.
Con particolare riferimento al fatturato prodotto, esiste un importo massimo consentito per accedere o rimanere nel regime forfettario diverso a seconda delle attività svolte dai contribuenti.
– Quali sono i limiti di fatturato e qualche esempio al riguardo
La norma ha creato 9 gruppi di settore all’interno dei quali ogni contribuente può verificare la propria appartenenza sulla base del suo codice attività ATECO.
Ogni settore ha diversi limiti di fatturato e coefficienti di redditività.
Mediamente i gruppi riferibili ai professionisti hanno un limite di fatturato di trentamila euro.
Per gli imprenditori esiste una forbice di fatturato che passa dai venticinquemila euro per gli intermediari del commercio ai cinquantamila euro per gli esercenti attività di ristorazione.
– Cosa si intende per “coefficienti di redditività”?
I coefficienti di redditività, come dicevo diversi per gruppo di settore, servono a determinare sulla base del fatturato generato il reddito fiscalmente imponibile per il fisco.
Questo significa che al fisco non interessa più conoscere i costi che vengono sostenuti perché li presume.
Per esempio un agente di commercio che fattura ventimila euro all’anno applica il proprio coefficiente di redditività presunto dal fisco (62%) e determina il proprio reddito imponibile di Euro 12.400,00.
- Quanta IRPEF devono pagare i forfettari?
Chi applica il regime forfettario non paga irpef, ma un imposta sostitutiva dell’Irpef e della varie addizionali regionali e comunali che negli ultimi anni sono molto cresciute un po’ in tutta Italia.
L’aliquota applicata al reddito imponibile è del 15% per i forfettari che entrano nel regime a partire dal 2016 e che negli anni precedenti erano già attivi.
Ricordo che l’aliquota Irpef prevista per lo scaglione più basso è del 23%.
Davvero particolarmente vantaggiosa è la situazione di chi apre l’attività nel 2016 ed ha i requisiti per accedere al regime : per loro la tassazione sarà del 5% per i primi cinque anni di attività.
– L’aliquota fiscale del 5%. L’Italia, paradiso fiscale?
Certamente si tratta di un aliquota molto interessante.
Però attenzione, per poter avere diritto a questa straordinaria aliquota non basta aprire la partita Iva nel 2016.
Occorre anche non aver esercitato, nei tre anni precedenti l’inizio dell’attività, qualsiasi attività professionale o di impresa e che l’attività da esercitare non costituisca in nessun modo una mera prosecuzione di altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, eccezion fatta per il periodo di pratica obbligatoria per i professionisti.
Inoltre, qualora venga proseguita un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi realizzati l’anno prima non deve essere superiore ai limiti di fatturato di cui le ho parlato prima.
– Sono previste particolari semplificazioni per i forfettari?
Sono diverse le semplificazioni cui possono accedere i forfettari.
Per esempio pagano le imposte solo quando incassano le fatture (anche se sono imprenditori individuali), non devono esporre l’iva sulle proprie fatture e non sono interessati ai meccanismi della ritenuta d’acconto.
Inoltre non si devono preoccupare di registrare e tenere le scritture contabili, non sono assoggettati a parametri o studi di settore.
– Allora si tratterebbe proprio di un’interessante agevolazione da consigliare a tutti i soggetti che ne abbiano i requisiti. È proprio vero?
Certamente può essere un’agevolazione interessante. Ma attenzione perché in determinate condizioni accedere al regime può essere anche svantaggioso.
– Entrando nel tecnico, non nascono forse delle perplessità sulla convenienza di questo regime?
Abbiamo detto che è una tassazione sostitutiva dell’Irpef.
Significa che in presenza di soli redditi professionali o di redditi di impresa si rinuncia a quasi tutte le deduzioni e detrazioni previste per l’Irpef . Queste agevolazioni spesso, specialmente per redditi non particolarmente alti, portano l’Irpef ad una aliquota reale anche inferiore al 15%.
Inoltre, per i soggetti che transitano dal sistema di tassazione ordinario al regime dei forfettari, può esserci il problema della rettifica alla detrazione Iva sui beni strumentali acquistati in passato. In alcuni casi il conto del passaggio al regime forfettario può diventare davvero salato.
Adesso stiamo entrando troppo nel tecnico ed incominciamo ad avere delle perplessità sulla convenienza del regime.
Purtroppo la materia fiscale è spesso insidiosa e non sempre ciò che appare conveniente lo è veramente.
Certamente il regime forfetario per alcuni contribuenti può essere estremamente conveniente. Il suggerimento è tuttavia quello di rivolgersi ad un esperto in materia fiscale per operare una scelta pienamente consapevole prima di imbattersi in cattive sorprese.
Fulvio Raspino / Studio Raspino – Commercialisti in Rete
Dottori Commercialisti Via Santa Teresa n.23 – 10121 Torino
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