La legge contro la violenza sulle donne sarò approvata nelle prossime settimane dell’Assemblea regionale piemontese. Sul Disegno di legge n. 142 “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli”, presentato dall’assessore Monica Cerutti. è intanto iniziata la discussione in aula
Valentina Caputo (Pd), ha svolto la relazione di maggioranza, in cui ha sottolineato come “con il provvedimento venga ampliato il quadro delle disposizioni normative già esistenti, per l’inserimento o il reinserimento socio-lavorativo delle donne vittime di violenza, per la sperimentazione di interventi per gli autori della violenza, alla formazione degli operatori dei servizi, ad azioni di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno nell’ambito del lavoro, del sistema scolastico, educativo e del tempo libero, con una costante e specifica attenzione anche alla presenza di eventuali minori vittime di violenza assistita. Si prevedono 500mila euro per il primo comma e per il secondo 150mila euro annui, per il biennio 2016-2017, vale a dire gli oneri destinati all’istituzione del fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza”.
Le risorse destinate agli interventi in conto capitale (200mila euro) servono a sostenere la diffusione sul territorio dei punti ascolto dei centri antiviolenza, gli interventi di accoglienza per le donne vittime di violenza, sole o con figli. Centomila euro andranno per le donne vittime di tratta.
A Stefania Batzella (M5s), Maurizio Marrone (Fdi) e Daniela Ruffino (Fi). il compito di tenere le relazioni delle minoranze consiliari. Batzella ha ricordato che “il gruppo 5 stelle si è sempre impegnato su questo provvedimento, integrandolo anche con diversi emendamenti, perché è compito fondamentale della Regione garantire la salute e la dignità delle donne e dei loro figli. Importante aver inserito l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario per le donne che abbiano subito violenza. C’è poi l’istituzione del codice rosa ed è stato inserito anche lo sfruttamento della prostituzione e mutilazioni genitali”. Marrone ha espresso contrarietà per alcune parti del provvedimento, spiegando di apprezzare “le misure concrete di assistenza per il minore e tute le azioni pratiche e utili inserite nella legge: queste non possono che essere approvate anche da noi. Ma un errore politico è stato fatto, perché la violenza alle donne deve essere combattuta in ogni campo. Assistiamo a conflitti generazionali con ragazzine nate qui, represse dalle famiglie quando va bene con violenze leggere e quando va male persino con la morte, ma di questo non si parla. Ci sono le mutilazioni genitali e grazie al cielo la cultura giuridica italiana continua ad avere un rigore contro queste pratiche, mentre negli Stati Uniti a volte configura una scriminante penale. Quindi vediamo molti spunti favorevoli, ma forse per ideologia, forse per calcolo elettorale, riscontriamo elementi negativi in questo disegno di legge, a esempio sull’identità di genere, inserita in modo subdolo”. Ruffino, infine, ha sostanzialmente dato un parere positivo al testo, dicendo che “l’Onu ci raccomanda di assicurare alle vittime una vasta gamma di servizi e di assistenze. Ci vogliono fondi certi per la gestione ordinaria e quotidiana per tali interventi. Abbiamo la preoccupazione per l’allontanamento del minore dalla madre, per timore di ritorsioni da parte del padre violento. Per noi è fondamentale una prospettiva metodologica per garantire aiuto alle vittime di violenza; favorire l’informazione, in raccordo con le campagne nazionali; avviare un confronto strutturato tra Regioni, Enti locali, istituzioni scolastiche; implementare la dotazione di strutture e servizi territoriali; garantire l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza.
IL DIBATTITO IN AULA
Nel dibattito generale è intervenuto Marco Grimaldi (Sel), plaudendo “all’ottimo lavoro dell’assessora Cerutti. Rispondo a Marrone dicendo che spesso le violenze sono frutto di una distorta visione dei rapporti tra uomo e donna e del bullismo, anche quello omofobo. Questo Paese è ancora figlio di alcune derive autoritarie e maschiliste: c’è poco da discutere di Colonia, se non sappiamo cosa succede nelle case italiane da parte di bianchi, di italiani o di Wasp”. Per la Lega, Gianna Gancia ha sostenuto che “questo approccio ai progetti è fallito, c’è un crescendo di violenza che occorre estirpare, non sono sufficienti questi metodi e lo dico pur apprezzando il lavoro fatto. Bisogna pensare alla castrazione chimica per chi commette violenze: non bastano più le parole, anche le donne devono imparare a difendersi ed è opportuno puntare sull’autodifesa”. Silvana Accossato (Pd) ha espresso “soddisfazione per questo provvedimento, credo sia la testimonianza tangibile e concreta di un impegno sostanziale su questi temi. Un risultato importante dopo 18 mesi dal nostro insediamento”. Secondo Gianluca Vignale (Fi) “ dobbiamo chiederci perché una legge in contrasto sulla violenza sulle donne introduca alcuni principi che nulla hanno a che vedere con tale norma, come l’identità di genere. Con 500mila euro possiamo garantire poco, più o meno quello che già oggi si fa”.
È quindi intervenuta l’assessore Cerutti, ringraziando tutti “per il lavoro di condivisione in Commissione e anche precedente, che ha permesso di costruire un Disegno dei legge che certo è molto ambizioso. Lo capiamo anche dalle critiche che riceve, perché pensiamo che la Regione abbia un compito di coordinamento e non tanto o soltanto di intervento. Rispetto al testo iniziale abbiamo recepito una serie di modifiche, per cercare di migliorarlo il più possibile. Alcune di queste in effetti concernono anche il linguaggio di genere ed è corretto che sia così”.
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