Megolo, il dovere della memoria

megolo2Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale

 

Domenica si celebra il 72° anniversario della battaglia di Megolo. Ad Omegna interverrà lo storico Gianni Oliva che, senza dubbio, saprà trovare le parole più appropriate per ricordare i dodici caduti del Cortavolo. Ma, quei fatti di sangue del 13 febbraio 1944, cosa sono in grado di trasmettere oggi? La battaglia di Megolo non è  riducibile ad uno dei tanti episodi nella fase d’avvio della lotta di Liberazione. Megolo e i suoi protagonisti – dal capitano Beltrami a Gaspare Pajetta , a tutti gli altri dieci – dopo più di sette decenni, non sono diventati muti. Si avverte che, in qualche modo, parlano ancora e che la loro voce riesce a raggiungerci  senza aver perso la sua forza. Megolo è stato il simbolo dell’unità ritrovata degli italiani contro il fascismo ed il nazismo.

 

Il primo episodio di scontro in campo aperto, per necessità e per scelta, tra i partigiani ed i tedeschi affiancati dalle brigate nere. Sull’altura delmegolo3 Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso la Resistenza al fascismo ed il  bisogno di riconquistare il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più “ammanettato” dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda  è racchiuso lì. Ed è un segno che non si usura col tempo.

 

megolo1Non diventa opaco, non sbiadisce. Le storie  del “Capitano” e dei suoi undici compagni di resistenza ci parlano ancora oggi, a distanza di decenni, perché furono capaci di mettersi in gioco, e di perdere la propria vita, per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora  perché  oggigiorno quel bisogno di unità ( nella responsabilità), di cambiamento ( democratico, inclusivo), di giustizia ( sociale, economica ) e d’uguaglianza ( nelle opportunità, davanti alle regole di tutti e  per tutti) è terribilmente attuale. Il nostro paese – prescindendo dalle opinioni , dalle fedi politiche e dai credi diversi – ha  bisogno di questo. E il dovere della memoria può aiutare a trovare le parole, i gesti e le giuste azioni per provare – una volta di più –  a rendere migliore e più giusta quest’Italia.

 

Marco Travaglini

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE
Articolo Precedente

Romanticismi musicali con l'Orchestra Polledro al Circolo dei Lettori

Articolo Successivo

Premi San Giovanni a Christillin e Comoglio

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta