Gennaio 2016- Pagina 31

Almeno quattro feriti per i botti del San Silvestro torinese

fuochiI carabinieri raccomandano  di non raccogliere oggetti potenzialmente esplosivi e di chiamare  il 112 in caso di avvistamento

 

Sono almeno quattro le persone finite in ospedale, compresi un ragazzo ferito a volto e mani e una ragazza, entrambi 14enni. Notte intensa per i  vigili del fuoco che hanno effettuato  una quarantina di interventi. Un giovane, informa l’Ansa, ha raccolto da terra un petardo inesploso che poi gli è scoppiato  tra le mani, a Borgo Vittoria. I carabinieri raccomandano  di non raccogliere oggetti potenzialmente esplosivi e di chiamare  il 112 in caso di avvistamento.

Botti selvaggi, nonostante il divieto sotto la Mole la notte di San Silvestro è stata "esplosiva"

BOTTI ALESSI1BOTTI ALESSI 3BOTTI ALESSI 2BOTTI ALESSI 6BOTTI ALESSI 8La questione viene sollevata da Patrizia Alessi e Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, che annunciano interpellanze in Comune

 

Anche quest’anno era in vigore il divieto di esplodere petardi e botti vari, come cita il  Regolamento per la tutela ed il benessere degli animali in città, all’articolo 9 comma 23: “E’ vietato su tutto il territorio del Comune di Torino, fare esplodere petardi, botti, fuochi d’artificio e articoli pirotecnici in genere. L’attivazione di petardi, botti, fuochi d’artificio e simili può configurarsi come maltrattamento e comportamento lesivo nei confronti degli animali come previsto dallo stesso articolo 9 comma 1, e comporta quindi responsabilità dei trasgressori. Eventuali autorizzazioni in deroga saranno valutate dalla Città. Le sanzioni prevedono multe da 25 a 500 euro e il rischio di una denuncia penale per il reato di maltrattamenti agli animali”.

 

Oltre che il divieto del Regolamento N.221 di Polizia Municipale il Regolamento di Polizia Municipale all’art.48 ter Utilizzo e vendita di prodotti pirotecnici  cita: 1. E’ tassativamente vietato far esplodere botti o petardi di qualsiasi tipo:

 

a)      in tutti i luoghi, coperti o scoperti, pubblici o privati, in cui si svolgono manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico, di qualsiasi tipo; gli organizzatori responsabili delle iniziative dovranno affiggere appositi cartelli pubblicizzanti il divieto ed assicurare, con proprio personale, un’assidua sorveglianza, per il rispetto di quanto sopra, avvertendo tempestivamente, se del caso, le forze dell’ordine;

 

c)       in tutte le vie, piazze ed aree pubbliche, ove transitano o siano presenti delle persone.

 

2.       La vendita negli esercizi commerciali abilitati è consentita esclusivamente nel rigoroso rispetto dei limiti e delle modalità stabilite dalla legge, con particolare riguardo al quantitativo massimo che può essere detenuto presso ciascun punto vendita, all’etichettatura e alle norme poste a tutela dei minori; in caso di accertata inosservanza, il Comune, valutata la gravità dell’infrazione, potrà disporre, in aggiunta alle altre sanzioni e all’eventuale sequestro della merce irregolarmente venduta, il divieto di prosecuzione della vendita.

 

3.         In considerazione del particolare rischio che si potrebbe configurare è tassativamente vietato il commercio in forma itinerante di artifici pirotecnici.

 

Nonostante il divieto, però,  i botti si sono visti e sentiti in tutta Torino, oltre che essere venduti in banchetti posti ad esempio in Via Roma e a Porta Palazzo. La questione è sollevata da Patrizia Alessi, Capogruppo Fratelli d’Italia  in Circoscrizione 7, che denuncia: << In  Piazza Castello , in via Roma, Piazza San Carlo, e in altre vie nella notte di Capodanno c’era una distesa di rimasugli di petardi, anche a poche decine di metri dal palco di Piazza San Carlo e addirittura fuochi d’artificio in Piazza San Carlo, oltre che un quantitativo enorme di bottiglie tra cui tante rotte e quindi pericolose, bottiglie anche vendute da abusivi che indisturbati vendevano in mezzo alla gente. Anche in  Borgata Aurora (compresi i Giardini Alimonda e Madre Teresa ) e Porta Palazzo  non è andata meglio e per diverse ore i botti sono stati forti e continuativi. I cittadini incontrati stamane per le vie limitrofe a corso G. Cesare erano indignati dalla situazione, e anche dalle pagine di Facebook si possono leggere vari commenti sui botti sentiti per ore. L’anno scorso nel territorio della Circoscrizione 7 e in tutta la Città non ci sono state multe nonostante gli innumerevoli botti esplosi, chiederò anche quest’anno con un’Interrogazione nel Consiglio della 7 se vi sono state delle sanzioni…..ma da quello che si vede stamane sembra che il territorio sia stato abbandonato. A cosa serve scrivere Regolamenti se poi non si attuano? >>

 

Interpellanze in Comune sullo stesso tema saranno presentate anche dal Capogruppo FDI  in Sala Rossa Maurizio Marrone, che aggiunge <<Sono anni che il Comune perde il controllo del proprio territorio a Capodanno: un fenomeno quello dei fuochi artificiali dei privati cittadini che cresce di pari passo con il disimpegno dell’Amministrazione Comunale verso i festeggiamenti natalizi organizzati. Di questo passo Torino gareggerà con Napoli nel triste primato dei botti abusivi e pericolosi>>.

Al Mao di Torino le impressioni giapponesi dialogano con Monet

monet mole 

L’artista impressionista fu profondamente affascinato dall’arte e dalla filosofia giapponese,  di cui le ninfee e il giardino di Giverny sono una testimonianza

 

Il Mao di Torino, in occasione della mostra su Monet ospitata alla Gam di Torino, apre una importante finestra sulle influenze artistiche tra Giappone e Francia nell’Ottocento e sul ruolo del cosiddetto giapponismo nella Francia dell’epoca. Dal 10 novembre al 31 gennaio prossimo sarà visitabile un’inedita esposizione di stampe e dipinti giapponesi. Le riproduzioni di alcune opere di Claude Monet (1840-1926), attualmente esposte alla Gam, dialogheranno con 14 stampe e 2 dipinti giapponesi provenienti da una collezione privata torinese. La maggior parte delle opere sono di Utawaga Hiroshige, un pittore paesaggista giapponese vissuto nella prima metà dell’Ottocento e considerato, insieme a Kitagawa Utamaro e Katsushika Hokusai, uno dei principali innovatori della xilografia giapponese. È stato uno dei primi artisti ad essere apprezzato dagli Impressionisti in Europa.

 

La grande passione di Monet per l’arte giapponese viene di solito ricondotta a diversi suoi quadri famosi, quali le serie dedicate alle ninfee e ai ponti, e trova conferma nella collezione di oltre 230 stampe giapponesi che l’artista esibiva nella sua abitazione a Giverny. Nel Salon Blue della sua villa era presente, infatti, la “Grande onda al largo di Kanagawa” del celebre Hokusai, di cui il Mao possiede una copia, che esibirà al pubblico, per ragioni conservative, solo fino al 22 novembre. Monet fu appassionato dalla particolare filosofia di vita dei maestri giapponesi, in comunione panteistica e spirituale con la natura, percependo l’esistenza di una risonanza cosmica che abbraccia il creato intero.

 

Il Giappone divenne per Monet quello fu l’Africa per Picasso e l’Oriente per Matisse. La summa della suggestione giapponese fu il suo giardino di Giverny,  con i suoi vialetti nascosti, i salici piangenti, il ponte giapponese sullo stagno delle ninfee, i fiori dalla mille sfumature. Le ninfee divennero, per l’artista impressionista, le icone di un pensiero al di là del dipinto, una visione astratta della natura. Monet, influenzato profondamente dall’arte giapponese, come bene ha osservato Andre’ Masson, seppe far saltare tutte le barriere e demolire l’idea stessa di forma che aveva dominato per millenni. Il mondo fluttuante dell’ukiyo-e e l’estetica orientale impressionarono a tal punto i grandi artisti europei, che a partire dal 1872 fu coniato il termine “japonisme” per descrivere questa nuova tendenza. L’esposizione rappresenta un interessante excursus attraverso le grandi trasformazioni estetiche e stilistiche dell’arte ottocentesca, in un continuum di rimandi visivi tra le opere giapponesi e impressioniste.

 

 Mara Martellotta

 

Mao, Museo d’arte Orientale,  via San Domenico 11.

Tel. 0114436928

 

(foto: Lorenzo Carrus)

Prima neve in Piemonte nelle prossime ore a bassa quota

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Deboli nevicate sulle Alpi Marittime, Liguri e Cozie in serata

 

Leggere piogge soltanto nell’Astigiano e nel Cuneese  nelle scorse ore. ma la perturbazione della sera di Capodanno, secondo le previsioni dei meteorologi dell’Arpa, dovrebbe portare deboli nevicate sulle Alpi Marittime, Liguri e Cozie in serata. Invece sabato 2 gennaio sono previste precipitazioni diffuse, con quota neve a 300 metri, a quote anche inferiori su Astigiano, Vercellese, Novarese ed Alessandrino.

 

(Foto: il Torinese)

Pullman diretto a Torino si ribalta, 44 feriti

BUSIl bus era di rientro al nord dopo le vacanze di Natale
   

Era partito da Reggio Calabria verso Torino il pullman che ieri si è ribaltato sull’autostrada’A1′ vicino ad Anagni, al km 609. Il 118 di Frosinone si è occupato dei feriti, 44 in tutto, tre sono in gravi condizioni e 10 persone sono state ricoverate in codice rosso in diversi ospedali della zona. Tra i passeggeri  non c’erano bambini. Il bus era di rientro al nord dopo le vacanze di Natale.

 

(Foto: archivio)
   

Vanelli: "Turismo realtà dell'economia torinese, ma per battere Milano servono più governance e promozione"

Vanellivenaria fonatnaNEBBIA3Di Alberto Vanelli – La nostra è l’unica città, assieme a Firenze, a vantare tre musei nella graduatoria dei dieci più visitati in Italia (Egizio, Cinema e Auto). Venaria, al contempo, è il terzo tra i complessi monumentali più ammirati del Paese, dietro il Colosseo e Pompei, ma molto prima della Reggia di Caserta e di altri importantissimi siti storici

 

La ricerca di Luca Briatore, pubblicata recentemente sul Torinese (link a fine articolo), dimostra che accanto alla qualità urbana, alle strutture ricettive, all’offerta enogastronomica e allo shopping, il vero motore dell’economia turistica torinese sono gli eventi, le mostre e i musei. Secondo una recente indagine, Torino è l’unica città, assieme a Firenze, a vantare tre musei nella graduatoria dei dieci più visitati in Italia (Egizio, Cinema e Auto). Venaria, al contempo, è il terzo tra i complessi monumentali più ammirati del Paese, dietro il Colosseo e Pompei, ma molto prima della Reggia di Caserta e di altri importantissimi siti storici. Un risultato straordinario, se si pensa che, diversamente da Firenze, Roma e Venezia, il capoluogo piemontese non dispone di patrimoni culturali universalmente noti nel mondo. Salvo due, per la verità: la Sindone e l’autoritratto di Leonardo, che però, per esigenze di conservazione, non sono esponibili se non per periodi molto brevi. Sono le idee, evidentemente, a fare la differenza: un investimento continuo nella creatività e nell’innovazione, che ha fatto della città un luogo in cui, come ha affermato Vittorio Sgarbi su queste pagine, c’è sempre una buona ragione per andare, grazie a una serie di importanti appuntamenti che si rinnovano ogni anno.

 

Se tutto questo è vero, però, è lecito chiedersi se non ci si trovi di fronte a un rischio drammatico. Quali potrebbero essere le conseguenze di nuovi tagli ai finanziamenti del comparto culturale che negli ultimi anni hanno visto un calo già molto severo? Le diverse realtà della cultura piemontese – eventi, mostre, manifestazioni, ecc. – hanno  ormai tagliato tutto il tagliabile, razionalizzando spese,  liberandosi dei rami secchi, riducendo spesso l’attività e anche il personale. Certo: qualche possibilità di miglioramento si intravede ancora. Si può fare di più, per esempio, per ciò che riguarda l’incremento dei visitatori di alcuni musei e manifestazioni, coinvolgendo possibilmente energie nuove, magari private e disponibili a correre dei rischi imprenditoriali. Nello stesso tempo, si può continuare il già avviato rinnovamento delle strategie di conduzione di certi istituti ancora troppo legati a un vecchio modello di finanziamento pubblico, che non si poneva il problema del raggiungimento di obiettivi e risultati. È evidente, però, che siamo ormai molto vicini al limite oltre il quale si profila il rischio di un impoverimento strutturale della vita culturale torinese, con tutte le conseguenze che ciò potrebbe arrecare, non solo alla cultura, ma anche all’industria del turismo e all’economia della città.

 

D’altra parte, va anche riconosciuta la straordinaria positività dei risultati che il turismo torinese e piemontese ha raggiunto negli ultimi anni, attivando flussi di persone e di denaro che non molto tempo fa erano assolutamente impensabili. Tanto vale, a questo punto, cedere alla tentazione di puntare ancora più in alto, andando magari a intaccare il primato del turismo milanese, che in questi anni ha conosciuto percentuali di crescita a due cifre.

 

Per fare questo, oltre a fermare il ridimensionamento degli investimenti in cultura, occorrerebbe un perfezionamento della capacità di fare governance, realizzando tavoli e cabine di regia che aiutino i protagonisti del comparto turistico e culturale, ma anche i soggetti che sovrintendono ai servizi di mobilità, a muoversi tutti nella stessa direzione, favorendo lo scambio di idee, la condivisione delle informazioni, la diffusione di messaggi coerenti, la realizzazione di iniziative complementari tra loro. Molto si è già fatto in questa direzione, ma molto si può ancora fare. In primo luogo, una programmazione pluriennale degli eventi e della loro comunicazione, consentirebbe agli istituti culturali di qualificare la loro azione, stipulando alleanze e scambi internazionali di alto profilo per progetti che richiedono una lunga preparazione (mostre, scavi, festival, rassegne, ecc.), evitando di affidarsi esclusivamente alle capacità di relazione di sindaci e assessori, o a soggetti privati e case editrici specializzati nel confezionamento di mostre ed eventi culturali che quasi mai vengono ideati, progettati e prodotti in Piemonte. Sicuramente, poi, la programmazione pluriennale permetterebbe agli operatori turistici di promuovere in tempi adeguati i loro servizi, a partire dalla prenotazione anticipata di voli, treni, camere d’albergo, ecc. Un aspetto non da poco, se si considera che in molti casi i turisti tendono a programmare le loro vacanze con grande anticipo.

 

L’altro versante su cui sarebbe utile investire è l’unificazione del marketing e della comunicazione.

 

Le agenzie che si occupano di promozione turistica territoriale, in particolare – le Agenzie turistiche locali (ATL), oggi piuttosto “separate” – dovrebbero trovare degli spazi di coordinamento che consentano di proporre offerte turistiche non semplicemente locali, ma integrate e a più ampio raggio, tali da permettere al turista che si reca a Torino a vedere il museo Egizio, di prendere in considerazione l’ipotesi di fermarsi un paio di giorni anche nelle Langhe o nel Roero, invece di spostarsi direttamente in Toscana o altrove.

 

Su un altro versante, occorrerebbe rafforzare la comunicazione via web, oggi ancora a bassissimo costo. Molto utile, in quest’ambito, potrebbe risultare un portale unificato del turismo e della cultura piemontese, il più ricco e aggiornato possibile, che consenta di informarsi sul calendario delle iniziative culturali e sui relativi prezzi, sugli hotel, sui musei, sulle partite di calcio, e che permetta di prenotare biglietti, camere d’albergo, abbonamenti e tutto quanto possa essere utile a invogliare il turista a scegliere il Piemonte. Confrontandosi, al tempo stesso, con i consigli e le recensioni degli utenti che sono già stati qui.

 

Un tema a parte, su cui si discute pochissimo, è infine quello della Piemonte Card, la carta che, una volta acquistata, consente ai turisti di visitare gratuitamente, per alcuni giorni, tutti i musei e le mostre in città e in regione. Si tratta, con ogni evidenza, di un eccellente strumento “turistico”, frutto di un’operazione di marketing al servizio del prodotto “Torino e Piemonte”: finalizzato, cioè, alla visita di musei e mostre, ma che punta, al tempo stesso, a incrementare l’attrattività del territorio nel suo complesso, favorendo ovviamente anche i negozi, i ristoranti e gli alberghi. Ciò che a mio avviso non va bene, è che i costi della card ricadano per la maggior parte sulle nostre istituzioni museali, che per ogni ingresso tramite carta si vedono rimborsato, spesso con enorme ritardo, solamente il 50% del prezzo del biglietto. La Piemonte card, insomma, fa sì che il pubblico turistico, che non ha giustificazioni sociali per vedersi riconosciuto uno sconto, riduca la capacità di musei ed eventi culturali di autofinanziarsi, disattendendo così una delle più pressanti sollecitazioni che la pubblica amministrazione rivolge loro. Su questo tema, forse, una volta esaurita la fase di avviamento promozionale, varrebbe la pena di aggiornare qualcosa.

 

Boom turistico a Torino, sesta tra le città d’arte. La competizione è con Milano:

http://www.iltorinese.it/boom-turistico-torino-sesta-citta-darte-in-concorrenza-milano-lombardia/

 

 

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