Una competizione alla quale hanno preso parte 60 istituti alberghieri di tutta Italia promossa dal Consorzio Tutela Taleggio e da Alma la scuola internazionale di cucina italiana
Dall’Istituto alberghiero Artusi di Casale Monferrato alla “corte” di Gualtiero Marchesi, nume tutelare della cucina italiana. Lorenzo Damosso, astigiano, allievo dell’Istituto casalese – frequenta la classe quinta Sala/Vendita, docente Maria Grazia D’Acunzo – è finalista nella sezione Sala del terzo concorso nazionale “Il Talento del Taleggio, i talenti di Alma”. Si tratta di una competizione alla quale hanno preso parte 60 istituti alberghieri di tutta Italia promossa dal Consorzio Tutela Taleggio e da Alma la scuola internazionale di cucina italiana, promossa e fondata da Gualtiero Marchesi. Obiettivo del concorso è valorizzare la conoscenza del prodotto tipico e di arricchire le competenze degli studenti per elevare la qualità della didattica e promuovere, in ambito scolastico il “Made in Italy” anche nel settore turismo. Lorenzo Damosso, che ha lavorato “in squadra” con l’alessandrino Marco Baretta, superata la prima fase ha preso parte alle semifinali che si sono svolte presso la Reggia di Colorno. Qui ha presentato, come vuole il regolamento del concorso, una proposta di “carta dei vini in abbinamento con il Taleggio” che è piaciuta molto alla giuria, al punto che lo ha selezionato per affrontare la finale a due – che si terrà il 29 gennaio 2016 a Torino, all’Istituto alberghiero Giolitti, vincitore della passata edizione, a dimostrazione della qualità della scuola alberghiera piemontese – con una studentessa dell’Istituto “Ballerini” di Seregno. “Comunque vada è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere nel lavoro e nella mente” dice Lorenzo, mentre Marco, l’altro componente del team parla di “bellissima esperienza che mi ha arricchito e fatto approfondire il settore del vino”. Compagni di classe e di banco, entrambi lavorano nei fine settimana alla “Commedia della pentola” a Lu Monferrato ed hanno in comune, oltre alla passione per l’enologia, anche quella del “Sudoku” (con qualche piccola disperazione del professore di diritto).
Massimo Iaretti
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