Al teatro Gobetti in scena la collaudata coppia. La novella di Toibin incanta per alcuni passaggi di elevata drammaticità che mettono a nudo l’umanità della madre di Cristo
Ritorna a teatro, in scena al Gobetti di Torino, la collaudata coppia costituita da Michela Cescon e Marco Tullio Giordana, la prima pluripremiata attrice, il secondo regista non soltanto cinematografico, ma anche di lavori teatrali e di prosa, già reduci dal successo di “The coast of utopia”.Questo nuovo sodalizio artistico avviene attraverso le parole di Colm Toibin, uno dei più celebri scrittori irlandesi contemporanei, molto impegnato in difesa dei diritti gay. In questo breve, ma intenso romanzo, Toibin descrive il rapporto tra Maria e il Cristo, a partire dai giorni di predicazione alle folle fino a quelli drammatici della condanna e della crocifissione. È lei stessa, come madre, a parlare e a ricordare, nel tentativo di accettare l’atroce destino che ha colpito il suo giovane amatissimo figlio e lei stessa. Emerge una Passione, in cui la figura di Maria risulta molto umana, lontana dall’agiografia cattolica che la ritrae dolente e consapevole del grande piano di salvezza di cui il figlio di Dio è protagonista.
“Nel lavoro di Stoppard ho dovuto rinunciare – spiega Michela Cescon – a stare in scena perché la cura che mi richiedeva la produzione era tanta e impegnativa. Quindi abbiamo, invece, cercato un testo che potesse avere un ruolo per me, certi di voler affrontare un lavoro sul contemporaneo, ma con altezze degne dei classici. Quando ho letto ” Il testamento di Maria” ne sono rimasta subito affascinata, mi sono commossa e ho profondamente avvertito il tema del rapporto tra madre e figlio. La personalità, il talento e il forte destino di un ragazzo, in questo testo, risultano dolorosamente incomprensibili e inaccettabili da parte di una madre, perché troppo carica di paura e di amore”. “Il testamento di Maria”, con una voce insieme tenera e piena di rabbia, racconta la storia di un evento sconvolgente che ha condotto Maria a un grande dolore. Per lei ormai Gesù è un figlio perduto.
Ora, anziana, in esilio, nella paura, cerca di riannodare le fila dei ricordi che hanno portato alla sua fine. Per Maria, Gesù era una persona vulnerabile, da proteggere, circondato da uomini che non le hanno mai ispirato fiducia. Nel momento in cui la sua vita acquista la dimensione del mito, ella decide di rompere il silenzio che circonda la vita e la Passione di Gesù; nel suo sforzo di dire tutta la verità, emerge la sua statura morale e la sua umanità di madre. “Il testamento di Maria” è un monologo consapevole di una madre umanissima, la cui voce risuona dal suo esilio e dalla sua vecchiaia a Efeso, dove è sottoposta alla podestà di due prepotenti apostoli, che cercano di indurla a raccontare una versione dei fatti che lei ripudia. Così Maria trova conforto negli dei pagani piuttosto che nel giudaismo e si ripiega sui propri ricordi e sul proprio senso di colpa. Il testo incanta per la sua scrittura preziosa e elegiaca, per alcune sue amare riflessioni e per alcuni suoi passaggi di profonda drammaticità.
Mara Martellotta
Fino al 29 novembre al teatro Gobetti
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