L’essere umano ha bisogno di sentirsi male, di sentirsi mutilato, respinto?
ll mio amico G. si è fissato con una ragazza che non vale metà del suo cervello, che non ha niente di particolare o degno di nota: che è carina, biondina, magrolina, ina ina ina, e ne parla sempre. E gira e rigira come un pesce in una boccia, appigliato a un filo inconsistente.
C. invece si infila in storie improbabili, per sentirsi sempre e comunque inadeguata. Si sforza, quanto si sforza, accumulando pesi che potrebbe lasciare a terra, e invece di ridere piange fino a consumarsi gli occhi.
V. si tortura pensando a un ex con cui è finita nel peggiore dei modi: rivanga cumuli di macerie studiando nel dettaglio i tradimenti, i perchè i come e i quando, diventa detective, diventa psicologa, diventa un’ombra furtiva di se stessa per ” andare a fondo ”. E’ senza legami sulla carta, una vita liscia come un’autostrada diritta, ma sceglie di procedere contromano.
Perchè? C’è sempre bisogno di andare a fondo? C’è sempre bisogno di scandagliare l’animo umano, di fare domande, di provare a conquistare anche senza speranza. L’essere umano ha bisogno di sentirsi male, di sentirsi mutilato, respinto? Ci si libera di un’ossessione per ficcarsi dentro un’ossessione nuova, per quel desiderio tutto umano di provare a toccare l’inaccessibile?
Forse le persone più irrisolte che conosco sono quelle che hanno un’ossessione di cui non vogliono liberarsi, un peso sul cuore che le identifica, un sacchetto di macerie che trattengono, hanno bisogno di soffrire per sentirsi vive.Ma se amassero davvero qualcosa, uno spillo, un libro, un dipinto, un albero di fico, guarderebbero a lungo quello anzichè se stessi, per poi scoppiare in una grande risata.
Perchè se riuscissero ad ampliare lo sguardo all’orizzonte vedrebbero i propri piccoli drammi come piccoli drammi e l’universo tutto come quello che è, una meraviglia.
Federica Billone
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