Oltre le barriere: Torinodanza festival

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torinodanza 12Attraversare le barriere è una delle dimensioni caratteristiche del nostro tempo, di volta in volta accompagnata dal senso della scoperta e dell’opportunità, oppure della fuga e del dramma. Siamo impegnati in un continuo superamento dei limiti, uno sbilanciamento che ci porta alternativamente in alto o in basso, ci condanna al disequilibrio o ci regala un nuovo orizzonte

 

Torinodanza è rivolto verso chi ama scoprire universi curiosi e originali, anche al di là dei confini disciplinari della danza. Attraversare le barriere è una delle dimensioni caratteristiche del nostro tempo, di volta in volta accompagnata dal senso della scoperta e dell’opportunità, oppure della fuga e del dramma. Siamo impegnati in un continuo superamento dei limiti, uno sbilanciamento che ci porta alternativamente in alto o in basso, ci condanna al disequilibrio o ci regala un nuovo orizzonte.

 

Di questa condizione della contemporaneità troviamo oggi tracce evidenti nel lavoro degli artisti più sensibili, che ci narrano il loro percorso salvifico o il precipitare verso un buio che pare privo di speranze. E se quest’ultima è la faccia della realtà che più ci investe nel quotidiano, all’arte compete fortunatamente il simulare, se non realizzare, anche la ricostruzione di un senso di umanità e speranza, di bellezza. Inseguendo il gusto dell’ibridazione, caratteristico di Torinodanza, potremo scoprire una favola moderna, a metà tra cinema e danza, come Kiss & Cry, un capolavoro al quale dedichiamo le cinque sere inaugurali; ma anche il suo speculare e diversissimo gemello Kamp, che illumina invece il lato oscuro e doloroso dell’uomo, con una commozione che sale alta insieme alle invenzioni visive stupefacenti.

 

Se poi parliamo di quell’instancabile desiderio di trasfigurare chi appare sconfitto dal destino o dai propri fantasmi, ridandogli una nuova, inconsueta bellezza e serenità, allora pensiamo subito ad Alain Platel, che ci presenta un’altra straordinaria tappa della sua avventura umana e artistica, stavolta sostenuta da una quarantina di musicisti di una banda. Ed è proprio la banda la miglior metafora di una comunità normale, legata da passioni e amicizie speciali. L’edizione 2015 ci riporta anche al Teatro Regio, per offrire un palcoscenico adeguato all’impetuosa e poetica ispirazione di Sasha Waltz, qui con una delle sue più riuscite coreografie, delicata e potente. Un festival da scoprire, che ci offre la danza dinamica e pura di Foniadakis e Di Stefano con Aterballetto. O la danza ibridata con l’acrobazia, nella virtuosistica e misteriosa apparizione dei 22 interpreti di XY: lo spettacolo nel quale la metafora del rischio più si avvicina alla realtà.

 

Anche quest’anno non mancano sorprese e giochi visivi, come nell’incontro di hip hop e proiezioni in 3D dei Käfig, uno dei momenti più spettacolari del festival; o nel piccolo e prezioso Chut di Fanny de Chaillé, creazione dedicata a inquietudini o solitudini del nostro tempo, stavolta tratteggiati con una stupefatta ironia che ci rimanda a Buster Keaton o Charlie Chaplin. Maestra nel mescolare impianto visivo, musica e gesto è anche la giovane Louise Vanneste, a Torino per la prima volta. Ci dedichiamo ovviamente alla coreografia italiana in prospettiva storica, grazie al progetto RIC.CI, che presenta Valeria Magli e riscopre danze futuriste grazie a Silvana Barbarini, oltre che con una nuova produzione del giovane Daniele Ninarello.

 

Ancora in Italia, ed ecco una partita di pallamano giocata nel buio del deficit visivo da Alessandro Sciarroni, con un altro scarto rispetto ai canoni della danza contemporanea, come accade anche per l’immersione nel tango che ci regala Leonardo Cuello. Per concludere, Torinodanza compie il cerchio e torna verso quella danza più riconosciuta (e celebrata come tale) per una serata che accomuna Benjamin Millepied – oggi star del firmamento coreografico, grazie anche alla sua innovativa direzione del ballo all’Opéra di Parigi – e William Forsythe. Il nitido, struggente e bellissimo ciclo di caduta e rinascita di Quintett, uno dei suoi capolavori, è forse l’omaggio definitivo, esteticamente perfetto quanto commovente, al nostro essere perennemente divisi tra felicità e paura.

 

GIGI CRISTOFORETTI | Direttore Artistico Torinodanza festival.
www.torinodanzafestival.it

 

 

 

 

 

 

 

 

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