Daniele Rustioni dirige un cast di fuori classe del belcanto e il regista Christopher Alden, per la prima volta in Italia, firma un brillante allestimento
Il Turco in Italia, partitura rossiniana tra le più comiche e moderne, torna al teatro Regio di Torino da giovedì 12 marzo, alle 20, a dieci anni di distanza dalla sua ultima rappresentazione, nella nuova regia di Christopher Alden, al suo debutto italiano. Il maestro Daniele Rustioni dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio; il nuovo allestimento dell’opera è in coproduzione con il Festival d’Aix-en-Provence, l’Opéra de Dijon e il Teatr Wielki – Polish National Opera di Varsavia. A cantare un cast di tutta eccezione, ideale per restituire la vivace comicità rossiniana. Selim, l’illustre principe turco che sbarca in Italia, sarà Carlo Lepore, uno dei migliori bassi buffi italiani per qualità di voce, timbro e tecnica. Lepore, che debuttò al Regio proprio con il Turco, ha all’attivo una prestigiosa carriera internazionale, coronata nel 2012 con la trasmissione in mondovisione da Torino de La Cenerentola, per la regia di Carlo Verdone. Il soprano georgiano Nino Machaidze, al suo debutto al Regio di Torino, sarà Donna Fiorilla. Il baritono Paolo Bordogna, che al Regio ha dato grandi prove delle sue capacità liriche, sarà Don Geronio. Specialista nel repertorio comico rossiniano, Bordogna ha interpretato tutti e tre i ruoli baritonali del Turco, raggiungendo una profonda conoscenza del capolavoro comico di Rossini, che ha saputo far suo, deliziando così pubblico e critica internazionali. A interpretare il ruolo di Don Narciso sarà Il tenore Antonino Siragusa, riconosciuto oggi, per i suoi acuti facili e squillanti, come uno dei migliori tenori rossiniani. Il baritono Simone Del Savio, che ha già cantato al Regio nel Barbiere di Siviglia, Adriana Lecouvreur e Lucia di Lammermoor, interpreterà Prosdocimo, probabilmente il personaggio più innovativo in tutto il teatro di Rossini. Del Savio, dotato di timbro solido e chiaro, riesce a caratterizzare le sue interpretazioni con fine gusto teatrale, una qualità essenziale nel vestire i panni di questo poeta librettista che, a Napoli, cerca ispirazione e spunti per un’opera buffa, partecipando allo sviluppo della vicenda in una sorta di mise en abyme, vale a dire di teatro nel teatro, fin quasi a dare allo spettatore la sensazione di assistere allo stesso atto creativo della commedia, che si dipana davanti ai suoi occhi.
Il Turco in Italia, su libretto di Felice Romani, fu rappresentato, senza grande entusiasmo da parte del pubblico, al teatro La Scala di Milano il 14 agosto 1814, soltanto l’anno successivo rispetto all’altra opera rossiniana, L’italiana in Algeri, di cui costituisce quasi il ribaltamento. Segue la moda delle turcherie di inizio Ottocento e prende l’avvio dallo sbarco, sulle coste napoletane, di Selim, avvenente ma anche buffo principe turco, che appena approdato, si innamora di Florilla, e incontra, poco dopo, una sua vecchia fiamma, Zaida. Conteso dalle due spasimanti, il principe si barcamena per salvare la situazione, che diventa molto ghiotta per Prosdocimo, poeta passato lì per caso, che, a corto di opere, decide di utilizzarla per farne un dramma buffo. Proprio questo personaggio rivela l’originale struttura drammaturgica dell’opera, tanto da far pensare, con un secolo d’anticipo, alle invenzioni di Pirandello. Nel secondo atto raggiungiamo una delle più esilaranti vette del teatro d’opera, sapientemente sottolineata dal brio della partitura rossiniana; a causa di vari travestimenti, compariranno in scena due Selim e due Fiorille, in un gioco di metateatro, che alla fine si risolverà nel migliore dei modi: Fiorilla si ricongiungerà al marito e Selim tornerà in Turchia con Zaida. Un piccolo epilogo chiude l’opera: Prosdocimo è lieto della conclusione del suo dramma e si augura che lo sia anche il pubblico. La vicinanza con il grande successo dell’Italiana ha, però, per molti anni nuociuto al Turco in Italia; per troppo tempo è stato considerato come un “fratello minore” dell’altro grande titolo rossiniano, anche se l’opera ha una sua particolarità che fa addirittura parlare i critici di “pirandellismo”. La riscoperta del Turco in Italia e il suo ritorno in repertorio risalgono al 1950, quando al Teatro Eliseo di Roma l’opera venne diretta da Gianandrea Gavazzeni, con scene e costumi di Mino Maccari, a cantare Maria Callas, Mariano Stabile e Sesto Bruscantini. Così scriveva Gianandrea Gavazzeni sul suo Diario: «Dramma buffo questo Turco in Italia che manifesta una cultura matura, una coscienza musicale e drammatica largamente europea. Vi si ascolti, infatti, qual voce prenda il particolare mozartismo di Rossini, com’esso assuma forma di passione e mescoli, con la superiore saggezza del genio creatore, elementi desunti da tradizioni operistiche diverse (Mozart e i Napoletani, ad esempio). La stessa posizione, di fronte a Mozart, che Stendhal avrà di fronte a Rossini. E insieme l’opera brulica di anticipazioni su ciò che verrà dopo, in Rossini ancora, e in Donizetti».
L’opera sarà presentata al pubblico dal musicologo Alberto Bosco, all’interno del ciclo Le conferenze del Regio, al Piccolo Regio Puccini mercoledì 11 marzo alle ore 17.30. L’ingresso è libero.
Mara Martellotta
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