Lo scoppio della Prima guerra mondiale ne interruppe bruscamente la realizzazione: si stavano infatti effettuando le fusioni quando l’ordine di utilizzare il bronzo solo per scopi bellici diventò imperativo e perentorio. Appena l’armistizio fece sperare in una pace prossima, il comitato esecutivo riprese i lavori forzatamente interrotti
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Cari amici lettori eccoci tornati nuovamente per il nostro ormai consueto appuntamento con Torino e la “sua arte”. Quest’oggi vorrei far focalizzare la vostra attenzione su un monumento forse poco conosciuto ma che ritrae un personaggio dal carisma celebre ed importantissimo per la città di Torino. Sto parlando del monumento in onore di San Giovanni Bosco. Collocato in piazza Maria Ausiliatrice proprio di fronte alla chiesa (conosciuta da tutti come Gran Madre), il monumento è composto da una piramide tronca e da due ali laterali che formano una sorta di altare. In cima e al centro della piramide è collocato il gruppo principale, costituito dalla figura del santo circondato da 4 fanciulli; alla base della scalinata, in asse con questo, si trova il gruppo dell’ “umanità chinata al bacio della Croce” nelle vesti di una donna velata che offre a un uomo il crocefisso da baciare.
Sulle ali laterali, a destra, si trova la “devozione alla SS. Eucaristia” rappresentata da un robusto operaio in adorazione, innanzi al quale una donna prega mentre una madre esprime la tenerezza della maternità cristiana; sulla sinistra la “devozione alla Vergine Ausiliatrice” dove un fiero selvaggio si prostra a Maria Ausiliatrice, cui due vergini devote recano fiori.
Tutt’intorno alla piramide corre un festone con un motivo ornamentale di frutta esotica, che richiama il tema dei tre altorilievi collocati sul retro: al centro “i missionari salesiani tra gli emigranti italiani”; sulla destra “le scuole professionali salesiane” e a sinistra “le scuole agricole salesiane”. Giovanni Melchiorre Bosco, nacque a Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), il 16 agosto 1815. Figlio di due contadini, Francesco Bosco e Margherita Occhiena, decise già durante la sua infanzia, precisamente all’età di 9 anni, di seguire la strada del sacerdozio. E’ uno dei più celebri santi piemontesi, conosciuto soprattutto per l’opera salesiana da lui fondata a Torino nel 1841 (Società di San Francesco di Sales) e che si diffuse poi in tutto il mondo a partire dalla prima missione in Argentina nel 1875. Scrittore ed editore, comprese l’importanza della stampa come strumento fondamentale di divulgazione culturale, pedagogica e cristiana. Cofondatore delle Suore di Maria Ausiliatrice, divenne sacerdote nel 1841; fu allievo e compaesano di san Giuseppe Cafasso e si dedicò da subito all’educazione dei giovani.
La sua attività si inserì in un periodo storico complesso per Torino: la città era a quel tempo in forte espansione a causa della massiccia immigrazione dalle campagne piemontesi, ed il mondo giovanile era soggetto a gravi difficoltà quali analfabetismo, disoccupazione e degrado morale. Don Bosco intuì la necessità di intervenire sull’aspetto sociale e spirituale dei giovani e di formare quindi contemporaneamente “buoni cristiani ed onesti cittadini”: gli oratori salesiani divennero così luoghi di aggregazione, ricreazione, evangelizzazione e promozione sociale, grazie all’istituzione di scuole di formazione professionale ai mestieri. Giovanni Bosco morì a Torino il 31 gennaio 1888. La città gli dedicò nel corso degli anni una strada, una scuola ed un grande ospedale. Il 2 giugno 1929 venne dichiarato beato mentre il 1 Aprile, giorno di Pasqua, del 1934 venne canonizzato e proclamato santo con grandi festeggiamenti.
Il 10 settembre 1911, in occasione del Congresso Internazionale degli ex allievi e allieve di don Bosco, prese piede la proposta di erigere un monumento alla memoria del santo: rappresentanti di 22 nazioni concordarono unanimi di realizzare a Torino un segno per la ricorrenza del centenario della sua nascita, quale solenne manifestazione di riconoscenza al grande educatore. All’interno del consiglio direttivo della Federazione internazionale, vennero costituiti un comitato promotore per la raccolta dei fondi ed un comitato esecutivo per organizzare il concorso per il progettodel monumento. La raccolta fondi ebbe un grande successo: la somma preventivata di £. 200.000 venne presto raggiunta con le libere donazioni e non si ritennenecessario chiedere il contributo di altri finanziatori, tanto più che anche la Città di Torino partecipò con un contributo di £. 20.000. Il comitato esecutivoproclamò un concorso internazionale, diffuso in tutto il mondo e tradotto in varie lingue. Tra i 59 progetti partecipanti la giuria selezionò 5 artisti: Cellini, Graziosi, Rubino, Vespignani e Zocchi; i progetti vennero successivamente esposti al pubblico nel 1913, in una delle sale dell’oratorio di Valdocco.
La giuria propose al comitato esecutivo di bandire un secondo concorso fra i 5 artisti selezionati, invitandoli eventualmente a sottoporre un nuovo progetto: il comitato si espresse in favore di Gaetano Cellini. Nel dicembre del 1913 venne approvato il progetto, mentre i lavori per la fondazione iniziarono nel novembre 1914, in modo che il monumento fosse pronto per la data già stabilita che corrispondeva al 16 agosto 1915. Lo scoppio della Prima guerra mondiale però ne interruppe bruscamente la realizzazione: si stavano infatti effettuando le fusioni dei bronzi quando l’ordine di utilizzare il bronzo solo per scopi bellici diventò imperativo e perentorio. Appena l’armistizio fece sperare in una pace prossima, il comitato esecutivo riprese i lavori forzatamente interrotti.
Il 23 maggio 1920 alle ore 11.00, avvenne l’inaugurazione del monumento. Sulla piazza Maria Ausiliatrice ci fu una grande festa grazie alla sentita partecipazione del pubblico e all’entusiasmo da parte di tutti i presenti. Per l’occasione il comitato fece anche installare un sistema di illuminazione scenografica che coinvolgeva il monumento, la chiesa di Maria Ausiliatrice e l’oratorio adiacente. L’inaugurazione segnò un momento importante tanto per la gente comune quanto per i rappresentanti del clero: don Bosco fu un educatore molto amato e un personaggio molto importante sia per la città di Torino che per il resto del mondo. Ricordiamo che le missioni di Don Bosco, giunte fino agli estremi confini del mondo, in sud America e in Sud Africa, hanno incontrato e “catechizzato”, tra le altre, le popolazioni indigene Jivaros in Ecuador e i Coroados-Bororos in Brasile. Il “selvaggio piumato” rappresentato sull’altorilievo a sinistra sul fronte del monumento è, infatti, un omaggio a queste popolazioni. Anche per questa volta la nostra passeggiata tra le meraviglie di Torino termina qui. Vi do appuntamento come al solito alla prossima settimana e se durante il week-end (tempo permettendo) vi capitasse di fare una passeggiata tra le vie della città, fermatevi, alzate lo sguardo e ammirate.
Simona Pili Stella
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