Secondo il legale “non ci sono indizi, ma prove concrete della colpevolezza di Furchì”
Quello che viene definito come l’alibi falso di Francesco Furchì, imputato al processo per la morte di Alberto Musy, cioè il trasloco dell’associazione Magna Grecia Millennium la mattina dell’attentato al consigliere comunale “è un indizio formidabile della sua colpevolezza”. Così nella sua arringa Giampaolo Zancan, avvocato della famiglia Musy. E’ stato chiesto, a titolo di indennizzo, un milione e mezzo di euro per la moglie e per quattro sorelle, somma da devolvere alla Fondazione Alberto e Angelica Musy.
Il legale ha poi chiesto che si indaghi anche sul professor Monateri, che scrisse il biglietto di cattivo gusto in relazione al casco Acerbis Nano (indossato dall’attentatore) subito dopo l’agguato all’uomo politico.
Duecentomila euro sono stati richiesti invece per la madre e altrettanti per la sorella di Alberto Musy. Si tratta delle richiesta di provvisionale delll’avvocato di parte civile, Valentina Zancan, nei confronti di Francesco Furchì. L’imputato, tra l’altro, ha cambiato cella poiché aggredito dai suoi compagni marocchini che hanno detto di essere stati insultati e lo hanno malmenato. Secondo il legale “non ci sono indizi, ma prove concrete della colpevolezza di Furchì”.
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