IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
C’è chi insiste nel pensare alla bellezza dei blocchi di cemento che dovranno proteggere i torinesi da eventuali attentati. Innanzi tutto andrebbe verificata la effettiva efficienza dei ripari che a volte sembrano più dissuasori di sosta e che blocchi capaci di arrestare la corsa di un un tir. Appare strano che in passato nessuno avesse pensato a dotare la città di opportune difese , neppure quando l’evento dell’esposizione della Sindone poneva Torino nel potenziale mirino dei terroristi. Andò tutto bene e nessuno ci penso ‘ più . L’emozione suscitata a Barcellona in rapporto ai fatti di piazza San Carlo ha fatto rizzare le antenne. Era ora. Ma ci sembra che lo spostare l’interesse dall’aspetto tecnico- funzionale delle barriere in difesa dal terrorismo all’aspetto meramente estetico, quasi un colore potesse rasserenare, sia un atto di superficialità assurda. Che senso ha coinvolgere l’Accademia Albertina ? Che senso far sentenziare chi ha imbrattato di rosa le cassette delle lettere di mezza città ? Questi sono tempi seri, per non dire drammatici. Non ci devono essere spazio e passerelle mediatiche per chi invece di preoccuparsi della incolumità dei cittadini, si interessa al colore dei blocchi di cemento. Io da cittadino vorrei sentire parlare esperti in sicurezza, non artisti che propongono le loro stravaganti ricette . Se il brutto va combattuto, in primis va combattuto nelle periferie degradate .Senza pero’ lasciare la mano sciolta all’eccentricità di certi artisti che non sono proprio il meglio. Chi imbratta i muri e ritiene di essere un artista, andrebbe multato con severità . I muri,anche aulici,di Torino sono pieni di vere porcherie che imbruttiscono la città e la rendono selvaggia perché preda di bombolette scatenate che non hanno rispetto per il bello della Città che ne viene soffocato se non annullato da gente che, armata di spray, si ritiene padrona della città e rivendica un estro artistico che non possiede. Sono anche prepotenti e presuntuosi come certi ciclisti che pedalano contromano o sui marciapiedi e pretendono di aver ragione.
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